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Narcisismo: solo in piccole dosi

L’ era 4.0, ovvero quella che stiamo vivendo, sia a livello fisico sia a livello informatico, che li coinvolge e unisce nella nostra esistenza quotidiana e ci catapulta in una nuova realtà “aumentata”, che spesso si confonde con quella “terrena”. Ovunque ci troviamo, connessi quasi costantemente, possiamo, attraverso uno schermo, comunicare e visualizzarci a chilometri di distanza, interagendo e compiendo anche gesti con una rappresentazione grafica, che somiglia alla nostra figura, nello schermo di un’applicazione. Se non poniamo dei limiti, siamo parte di un’enorme vortice, che ci inghiottisce e le potenzialità del Web si trasformano nell’arma peggiore contro noi stessi. Ecco che il tratto di carattere narcisista si fa spazio in questo ambiente, necessario per sopravvivere.

Il nome “narcisismo” deriva da un personaggio, inventato dal poeta Ovidio, nella Grecia antica. Egli era un giovane attraente, al punto che si compiaceva da solo e, in apparenza, poco o nulla gli importava delle altrui opinioni.

Corteggiata da molti anni ninfee, in particolare da una, che voleva conquistarlo, con tutte le strategie di cui era capace. Il problema è che essa investiva energie in un obiettivo inutile: Narciso non vedeva altro che sé stesso: non aveva compagnia ed era un’anima solitaria. Il suo passatempo era specchiarsi più volte, con un incessante bisogno di confermare il proprio ego. Purtroppo, il racconto contenuto nell’ opera Le Metamorfosi non si conclude con un lieto fine, consistito in un cambiamento nel personaggio, ma con una morale, dopo esser accaduto il peggio: non bisogna pensare solo a sé stessi, perché si rischia di rimanere isolati e, nel momento del bisogno, non riuscire a salvarsi, come Narciso che, specchiandosi nell’acqua, un giorno, perse l’equilibrio e annegò, senza alcuno che lo vide e lo potesse aiutare. La sua fu un’esistenza arida a livello relazionale: la metafora invita, quindi, a ad essere più disponibili, senza fidarsi ciecamente, però intrecciando relazioni e instaurando confronti.

Il narcisismo è un tratto della personalità studiato dagli anni Cinquanta del secolo scorso, quando la società americana sembrava esaltare ogni sua decisione, ponendosi in prima linea, davanti al mondo intero: ecco perché si parla del cosiddetto “sogno americano”. In quel continente, tutto sembrava perfetto e molti giovani europei hanno lasciato il proprio “nido”, con ambizioni di cambiare la loro vita e quella dei familiari, rimasti nei paesi di origine.

Con le teorie dello psicanalista austriaco, Sigmund Freud, si inizia a concepire il narcisismo come un concetto positivo, poiché porta beneficio all’ individuo. Tutti siamo potenziali narcisisti ed è corretto serbare un dignitoso quantitativo di stima nei propri confronti: infatti, se nemmeno noi ci accettiamo per come siamo, non riusciremo ad avere un’esistenza serena e a essere disponibili a una vita di coppia o con una stabile compagnia.

Coloro che si occupano dell’infanzia, sia nel ruolo di familiari sia di educatori, invece, hanno il dovere di ascoltare le parole e osservare i comportamenti dei bambini, che, spesso, non comprendono a fondo il significato delle loro azioni, ma derivano da materiale psichico nel loro inconscio e nulla è dettato al caso.

Un bambino non è narcisista in modo patologico fino in età prescolare, ma, già dopo i primi anni di vita, deve essere circondato di affetto da parte del nucleo che più gli sta vicino, solitamente, la famiglia. Essa ha il compito principale di insegnargli il valore del proprio corpo, di cui lui e solo lui ne è il “proprietario” e non deve permettere ad altri che diventi un oggetto di strumentalizzazione. Molte sono le violenze sui minori e corsi di educazione sessuale, sia per adulti sia per bambini, sono da organizzare, perché l’amore è un diritto e non una sofferenza. Un bimbo non concepisce altro che sé e pretende ogni attenzione, ma, crescendo, deve saper interagire e accettare le interazioni degli altri coetanei e non solo. Egli deve investire in relazioni ed è patologico se, da adulto, non è solitario, ma “solo”. Il narcisismo, quindi, non è un aspetto da curare, deve rientrare in una soglia non invasiva nei confronti del Prossimo.

 

 

 

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