La Storia

Pavia: cerimonia di testimonianze e messaggi di pace

Il 25 aprile è tornata ad essere una festa del popolo, che, con qualche misura cui attenersi per limitare la diffusione del virus, ha cantato a gran voce il concetto di libertà, tra inni e brani celebri. I giovani, molti nel corteo, seguivano la banda musicale. Si è iniziato il giro nei vari quartieri, ricordando i partigiani, giungendo al Sacrario dedicato ai Caduti della Seconda guerra mondiale, presso il Cimitero maggiore. In seguito, l’omaggio al cippo che ricorda Ferruccio Ghinaglia, studente della facoltà pavese di Medicina e segretario provinciale del Partito comunista assassinato dai fascisti nel 1921. Dal piazzale a lui intitolato, vicino alle rive del Ticino prima verso la chiesa di Santa Maria del Carmine e, dopo la Messa, verso piazza Italia.

Elisa Signori, ordinaria di Storia contemporanea nell’ateneo locale fino al 2021 e direttrice dell’Istituto pavese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, è il simbolo della giornata, poiché è una madre che han sofferto molto, a causa di un figlio impegnato nella sua professione,  ma ucciso, nel 2014, in Ucraina, mentre documentava la vita degli abitanti del Donbass, vittime tra separatisti filorussi e forze governative.

La professoressa Signori afferma che “l’uccisione dei civili, la mattanza dei soldati, la devastazione dei territori, l’esodo biblico di milioni di donne e bambini sfidano la nostra coscienza e suscitano echi dal nostro passato. E dunque cerchiamo di costruire un ponte tra il fragore delle armi di oggi e quell’aprile del 1945, che mise a tacere le armi segnando per il nostro Paese un nuovo inizio nella democrazia e il ritorno in pace in seno all’Europa libera. Parliamo, allora, di guerra e di pace”.

I membri del circolo Anpi offrono una loro riflessione:” Stare dalla parte della Liberazione vuol dire pensare che mai si possono sacrificare le ragioni della gente: dei più poveri, dei più fragili, dei più vecchi e malati, delle più umiliate tra le donne, dei più colpevoli tra i carcerati, dei più diseredati tra i migranti. La nostra democrazia consiste in ciò: costruire un’Italia, un’Europa, un mondo dove non governino i ricchi per i ricchi, ma dove sia ‘quella gente’ a contare. Il significato più alto, più attuale della festa del 25 aprile, quindi, è la chiamata alla partecipazione”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli scatti sono stati offerti dall’autore, Paolo Torres.

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