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Quando un locale diventa un simbolo: il Corallo di Mezzanino

Il primo ricordo legato a questo sala da ballo è su videocassetta: il papà di una mia amica ci filmava, durante l’annuale veglioncino di Carnevale. Era febbraio 1996 e lo storico locale di Mezzanino, luogo di intrattenimento sia come ristoro sia come spazio danzante, ospitava pomeriggi a tema per i più piccoli. Il Comune poteva usufruirne per iniziative di aggregazione e didattica, come il saggio musicale di fine anno scolastico, il primo dei quali si svolse a giugno 1998, quando le scuole elementari di Verrua Po e Mezzanino si riunirono sopra quel palco, con l’emozione palpitante di noi bambini, alcuni dei quali non si erano mai esibiti davanti a un pubblico, costituito, in quel caso, dai nostri familiari, nonché insegnanti, e accompagnati musicalmente dal maestro di musica, a cui tutti ci siamo affezionati, Cristiano Heredia. Egli ci seguiva durante l’anno, preparandoci con brani attuali, classici e quelli più amati di musica leggera, nelle aule scolastiche fino alle prove, in loco.

Il Corallo offriva la possibilità di giocare con i videogames: erano gli anni Novanta e quasi nessuno ne disponeva in una versione domestica, i primi Nintendo a parte. Nelle sere d’estate, con i miei genitori, qualche gettone l’ho inserito in quelle macchine, per me, gigantesche, con le quali riuscivo a giocare, solo se “innalzata” da uno sgabello.

Cambiarono le gestioni, fino all’inaugurazione di un’efficiente scuola di ballo, gestita dalla pluripremiata Giancarla Cantamessa. Molti di quei bambini che iniziarono con lei, oggi, sono ballerini talentuosi e alcuni, a loro volta, hanno proseguito la preparazione per insegnare alle “matricole”. Un amore che va trasmesso, con determinazione, ma anche affetto: il ballo coinvolge molte aree cerebrali ed è una soddisfazione, sia coinvolgere il più timido e introverso, sia apprendere e diventare più “sciolti”. Un corso tra i più nuovi è stato quello di Zumba, un misto di aerobica con coreografie e ritmi simili al reggaeton, impegnativo, ma efficace per la tonicità muscolare. Qualche risata nel riuscire a seguire l’energica Samar, poiché è un vortice di movimenti, che sapeva comprenderti e rallentare quando necessario. Il lato positivo di Zumba è che puoi iniziare in qualsiasi momento, perché, se hai basi di latino-americano, è meglio, però, innovando sempre le mosse, si può imparare e recuperare anche con un po’ di ritardo. L’unica pecca è che quando io ho deciso di provare, poco tempo dopo, esplosero i contagi di COVID-19 e, di conseguenza, quel continuo aprire e chiudere gli impianti sportivi significava complicare gli allenamenti, ma quel che è emerso la complicità nel rivedersi e nel provare ad affrontare gli esercizi, con le distanze indicate, e con i sorrisi autentici, poiché non era necessario “coprirci”. Anche le prove sui tutorial, come quelli presenti su Youtube e su Tik Tok, sono stati una motivazione a non lasciarci andare, fortificandoci psicologicamente.

Il Corallo è stato anche sede di party, privati e pubblici, questi ultimi organizzati da una Pro Loco affiatata, all’interno della quale ognuno si impegna con le proprie competenze e le feste richiamano anche gli abitanti dei paesi vicini. Come era una volta e come dovrebbe sempre essere.

Un altro punto a favore del locale è esser stato centro vaccinale, fruibile soprattutto dai più anziani, con difficoltà di spostamento.

La notizia della sua chiusura ha colpito tutti noi, abitanti e frequentatori: purtroppo, non è l’unico locale, complice la crisi economica, ad essere in difficoltà e continuare la sua gestione a singhiozzo significherebbe non offrire ai clienti la spensieratezza che questa categoria di esercizio dovrebbe offrire.

Il bar-tabaccheria verrà spostato in via Roma, nella sede centrale, che, fino a una decina di anni fa, ospitava la medesima attività.

Oggi, quel cancello chiuso e quel parcheggio vuoto, mi hanno fatto riflettere sulle numerose difficoltà che ogni individuo, nell’ambito personale e sociale, deve affrontare. Siamo curiosi di come si potrà ripotenziare quell’edificio, da non lasciare in stato di abbandono.

 

Provo ad allontanare i pensieri e accolgo i miei ricordi d’infanzia, quando, come accennavo inizialmente, con i costumi svariati, ci si ricorreva tra coriandoli e stelle filanti, maneggiando qualche bomboletta di schiuma, fino a che il comprensivo Renato, allora gestore, ci avvisava di non esagerare con gli spruzzi, perché avremmo reso scivolosa la pista. Le sigle dei cartoni animati ci accompagnavano nelle rincorse, durante le quali qualche scivolone era inevitabile: una risata e, di nuovo, in piedi, per non essere ancora vittime di scherzi. La parte migliore del pomeriggio? Quando, a festicciola conclusa, i genitori “scrollavano” i propri pargoli, i quali avevano “quadratini colorati” ovunque e, nonostante lavaggi intensi, essi comparivano anche giorni e mesi dopo. Ne conservo ancora qualcuno, in un vecchio portafoglio, che avevo con me, in uno dei veglioni a cui partecipai da ragazzina.

La serata, che non dovrà essere un addio, ma un arrivederci, ospita come protagonista la voce di Carlo Andreoli e, se tra una canzone e un ballo, qualche lacrima scenderà, sarà giustificata, perché, in questi casi, emozionarsi è inevitabile.

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