Due Chiacchiere con l' Arte

L’acqua è seminale

Biografia dell’autore

Riccardo Giuseppe Mereu (Carbonia, 1° giugno 1971) si laurea a Cagliari in Giurisprudenza. Per alcuni anni viaggia tra la Sardegna e Londra, dove si trasferisce, temporaneamente, nel 2011, alla ricerca di lavoro; proprio nella capitale britannica, due suoi testi sono selezionati per Londra a momenti. Reading di autori italiani, dopotutto, a cura di dopotutto [d|t] (https://dopotuttonet.wordpress.com/), progetto culturale dedicato alla diffusione della poesia, con un’attenzione particolare alla dimensione del “dispatrio”, co-fondato e coordinato da Roberto Minardi e Alessandro Mistrorigo; è la prima lettura pubblica alla quale partecipa il 16 dicembre presso The Poetry Café, sede di The Poetry Society, nel quartiere londinese di Covent Garden. Dal 2014 vive a Pavia, dove consegue il Master Universitario di I livello “Professioni e Prodotti dell’Editoria”, presso il Collegio Santa Caterina da Siena, con la tesi dal titolo Poesia visiva. Storia di parole e immagini, relatore Ambrogio Borsani. Presso la Pavia University Press (Pavia-UP), la casa editrice dell’Università degli Studi di Pavia, dopo il tirocinio previsto nel piano di studi del Master, lavora per un anno come correttore di bozze. Dal 2016 partecipa con una certa frequenza a reading, a Poetry Slam e a rassegne artistiche,  tra le quali “Cortili in Versi” (Rogoredo, Milano, 2018-2021), “Poetica” di Centrale dell’Acqua Milano (Milano, 2020), la X edizione del “Festival Internazionale di Poesia Europa in Versi” (Como, 2020), la I edizione di Insight Photo Festival (Varese, 2021), la rassegna di arti performative Art-Happening Varese (Varese, 2021), “Aperipo-Etica Summer”, a cura di Periferia Letteraria (Torino, 2021), le mostre collettive “La poetica degli oggetti” (Milano, 2019) e “Respiro libero” (Milano, 2020), a cura di Circuiti Dinamici. Tra le sue pubblicazioni, il saggio La costruzione dell’identità. L’evoluzione grafica dello “Specchio” Mondadori, che racconta la storia delle copertine della celebre collana di poesia di Mondadori, in Storie in copertina. Protagonisti e progetti della grafica editoriale (Edizioni Santa Caterina, 2014), raccolta di saggi che ha la presentazione di Ambrogio Bersani, e la silloge poetica L’acqua è seminale, edita in e-book da I Quaderni del Bardo Edizioni (IQdB Edizioni, 2018), a cura di Elisa Longo. Alcuni testi sono apparsi su riviste e blog digitali, come larosainpiu (https://larosainpiu.org/), di e a cura di Salvatore Sblando, e nella rubrica Letture condivise, a cura di Marvi del Pozzo, all’interno del blog ParolaPoesia (http://parolapoesia.blogspot.com/) di e a cura di Cinzia Marulli; altri su riviste cartacee, altri ancora in antologie, tra le quali La poesia del lavoro (I Quaderni di Job, 2015), Distanze obliterate. Generazioni di poesie sulla rete, a cura di Alma Poesia (Puntoacapo Editrice, 2021), e Dalla stessa parte. Uomini contro la violenza sulle donne, a cura di Salvatore Contessini e Salvatore Sblando (La Vita Felice, 2021). Dal 2019 è vicepresidente dell’Associazione Casa della Poesia al Trotter, Milano. Insieme a Elisa Longo ha fondato e curato la rubrica culturale “La Voce”, per la #socialtvlbocca della Libreria Bocca dal 1775 (Milano, 2021). Dal 2 luglio 2018, data della partecipazione a un Poetry Slam organizzato a Milano dalla Lips (Lega Italiana Poetry Slam), propone al pubblico i suoi testi a memoria; da qui ha avuto inizio la ricerca e l’esplorazione, tuttora in corso, del suo personale rapporto tra parola, poesia e performance, che lo porta da tempo a lavorare a una trilogia di prosimetri (versi intervallati da narrazioni in prosa) nella forma di monologhi teatrali. Sta ultimando la resa scenica del primo di questi testi, in particolare dedicato al tema dell’utopia. Proprio riguardo al suo rapporto con la poesia, ama dire: «per me la poesia è uno spazio senza confini, da vivere con il corpo e la parola, la parola del corpo, il corpo della parola; è ricerca senza limiti. Scrivo per svelare il silenzio: è lì che trovo la mia voce; e in quello spazio di pelle e sudore faccio parole».  

Presentiamo con la bellissima prefazione il libro.

Le parole di Riccardo Giuseppe Mereu lasciano senza punti di riferimento “Sono così confuso…/ E allora esco, altrimenti affondo/ come una barca/ priva di timone, solo con i remi/ della volontà./ Dove ti trovo, quando mi sveglio? Dove mi sveglio, quando ti trovo? ”. L’alto diventa basso , niente è come appare, tutto viene messo in discussione. I punti fermi della sua poetica rimangono i luoghi e le date in cui scrive che lui riporta sotto ogni poesia. I testi di Mereu sono un diario esistenziale. Il poeta s’interroga a fondo sull’origine della vita, come in Senza titolo del 23 maggio 2018 “Le riduzioni stechiometriche/ sono i segreti più banali delle stelle:/ quasar, pulsar, buchi neri/ massicci più di ieri”, sulle sue origini, come in Casa “Io non sono nato qui, nacqui altrove/ all’incrocio di vento e sale, ne ho/ le prove in mezzo al mare,/ sotto un sole più sottile della luna;/ ogni estate torno lì, dov’era il seme/ portandomi con me la mia radice”. La sua terra d’origine, la Sardegna, è presente nel mare, i colori, il vento. Mereu si è trasferito a Pavia per lavoro e sente la malinconia della sua terra “Quando parto non so più tornare./ Quando torno non so più partire ”. Mereu scrive anche in sardo come la bellissima poesia Sa Mamma e Su Babbu dove ancora una volta si domanda cosa sia la vita. L’acqua è seminale è la
prima raccolta poetica di Riccardo Giuseppe Mereu. L’acqua come origine di tutto, l’acqua da dove si nasce – il liquido amniotico –, il punto fermo che dona la vita. L’acqua però per Mereu è anche il mare, a cui si sente di appartenere, elemento amato e temuto perché porta anche l’ignoto, in cui il suo immaginario si perde nella vastità. Il mare che separa, un punto dell’orizzonte che guarda oltre i confini. Il tema della migrazione, affrontato da Mereu, costringe il lettore al ribaltamento del punto di vista, a guardare un orizzonte che diventa cieco, come in L’Africa si svuota “Che cosa vedono/ che io non vedo/ all’orizzonte?/ Da questa parte
del buio ogni angolo è cieco./ Forse, sono dalla parte dell’orizzonte sbagliato”, a guardare un orizzonte sovvertendolo anche da un punto di vista politico. Mereu, appassionato di chimica e fisica, Mereu che scrive di stelle e buchi neri come luoghi di conforto e non di smarrimento. La certezza del cosmo da cui trae origine l’elemento umano, l’elemento base comune a tutti noi, ma che nelle sue molteplici combinazioni ci rende diversi e unici. Cos’è l’uomo immerso nel caos? Cos’è il maschile, il seme della vita? Il maschio è origine o morte?
La vita è la condanna dell’uomo o la sua benedizione? Fare un viaggio nella silloge di Riccardo Giuseppe Mereu presuppone una caduta incondizionata nell’universo delle sue parole che sovvertono lo status quo, si dirigono verso il caos, per poi tornare a noi arricchite di nuovi significati filosofici.                                                                                  Elisa Longo

Abbiamo deciso di presentare l’autore con alcune sue liriche

SIRIO
Il desiderio… vince. sempre. lui.
Magia o veleno
assottiglia la ragione
o la imbottiglia
e lì, la tiene,
genio pronto all’occasione.
La parola uomo
è genocidio culturale;
la persona uomo
è l’alieno
della porta accanto.
Tutto il resto non ha senso,
tutto il resto è solo gioco del silenzio intorno
e ti rimbomba quello schifo di sapore
e ti rimbomba quello schifo di sapore
e ti rimbomba quello schifo di sapore
che marcisce dentro
e ti risputa al mondo senza senso.
Quando la parola uomo
diventa vomito
che inghiotti
sarai un urlo muto.
Sono nudo fino al midollo,
non lo nascondo per niente al mondo,
sono lo schifo, romantico e selvaggio,
di questa carne che urla da sempre
il suo spazio di vita
arredato da un orgasmo.

MITOLOGIE
Del soffitto amo le ombre
quando la luce le sorprende
nel ventaglio di impossibili apparenze
dal mare alle pianure
fino alle mie paure:
Elena, un crepuscolo di cavallo
insemina, dal fondo del garrese.
Gli aborigeni australiani
amano spazi tra le stelle: serve coraggio
per guardare dentro il buio.
Del soffitto cerco la luce,
una falce di crepuscolo felice.
Se penso al mosto che rimesta
nello stomaco e fermenta,
con il puzzo fluorescente
capriolo un segno algebrico, e poi niente.
Ancora la mano rincorre
la fatica dell’amplesso
fino all’arco di un baleno,
e sempre un punto anticipa il prodigio:
un punto non è forse un interrogativo?
A volte il tendine s’inarca
e tocca al punto esclamativo
rilasciare la menzogna,
come una chimica più astratta
la somma stechiometrica del male.
It’s a hard job, but someone has to do it!
La vita la morte insemina
più atroce di un’ombra imbizzarrita.
Invaghirsi del cedro del Libano
per non morire!
È tutto qui, nell’orgoglio di un secondo,
solo il punto di un amplesso
per la fondazione del mio mondo?
L’equilibrio è una mina di dolore
e ancora il mio non lo conosco
finché non colpirà
come un’ape kamikaze.
Ecco: colpire vuol dire morire?

Di Manuela Montemezzani

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