Le sagre di paese, dopo il lockdown, che ci ha allontanato, riprendono e non si contano: domenica sera, a Verrua Po, l’orchestra ligure di Giorgio Ikebana ha fatto ballare, con molti generi e un ampio repertorio coppie ed amici di qualsiasi età. Il paese, sin da gli anni Cinquanta, era il più conosciuto nella provincia di Pavia, per una imponente sala da ballo, che era il simbolo di una realtà, contadina, ma non di sola fatica. Quanti occhi lucidi, se parliamo ai giovani degli anni Settanta e qualche decennio prima!
Sia all’aperto sia al chiuso, a Verrua, non mancavano le serate dedicate al ballo liscio, con orchestre anche di un certo livello.
Una domanda che i piùgiovani si pongono, sentendosi “esclusi” dal fascino, che questo genere regala aa coloro che sono cresciuti con lui: quali sono le origini del ballo liscio?
A fine Ottocento, Carlo Brighi detto “Zaclé”, definito “anatroccolo”, in romagnolo, soprannome di Brighi, che era un cacciatore di anatre. Si tratta di origini piuttosto colte: egli alternava alle sale da ballo, i teatri d’opera con l’orchestra di Arturo Toscanini, suonando il violino. Dal 1890, però, Brighi scelse definitivamente le prime, fondò la sua orchestra e cominciò a girare la Romagna suonando polche, mazurche e valzer. Proprio in quella terra, le modifiche: con la musica dell’orchestra di Zaclén, il ballo rapisce la coppia, che non “fluttua”, ma impara i passi e gode del ritmo, in uno stile vorticoso.
Secondo Casadei segue l’idea e la rinnova: velocizza il ritmo delle canzoni, in voga all’epoca, introduce alcuni strumenti, inventati in America, come la batteria, e scrive testi nel dialetto romagnolo, simpatico da cantare e da ballare.
L’origine del nome “liscio” non era accettata da “Re” del genere, Secondo Casadei, lo zio di Raoul: «La nostra musica frizzante e briosa tutto mi sembra essere, fuorché una cosa liscia». In realtà, l’espressione “liscio” non ha tanto a che fare con il ritmo della musica, quanto con il modo in cui da sempre viene ballata, in un continuo lisciar di piedi.
Negli anni Sessanta, l’influenza dei nuovi generi musicali, provenienti da Inghilterra e America, aveva reso distaccati le nuove generazioni dal concetto di fisarmonica. La canzone popolare doveva essere di denuncia, alludendo al mondo del lavoro e della condizione sociale. Il liscio era leggerezza e divertimento, in anni in cui il disimpegno non era concepito. Era un’arma di distrazione di massa, una parentesi tra le grandi questioni di vita da affrontare che in fondo suscitava sospetto.
Oggi, i ragazzi ascoltano testi che sono quasi tutti ripetitivi, sia in sé, sia con gli altri: una noia aberrante. I concetti di droga, amore tossico e tradimenti, con un linguaggio aggressivo. Tik Tok non dev’essere una propulsione di questo, ma di spensierate lambade anni Ottanta.
Ci rende lieti vedere, come facevamo noi, bambini che saltellano nella pista, coinvolti nell’ imitare i ballerini, affascinanti nella loro abilità, ottenute con impegno di lezioni, spesso numerose e faticose.
Il ballo ha il potere di liberarci, ma anche curarci ed è proprio per questo che, in America negli anni ’40, esso viene considerato una terapia, da Marian Chace, ispirata dagli insegnamenti di Mary Wigman, pioniera della danza libera, in contrapposizione a quella accademica.
La sua pratica rende più tonici e consapevoli di ogni parte del nostro corpo, fa emergere il mondo interiore, che necessita di emergere, ma con la comunicazione verbale è più ostacolato. Il movimento a ritmo di musica, qualsiasi genere essa sia, può favorire il cambiamento emotivo, rigenerarci dallo stress e permetterci di affrontare le nostre ansie e blocchi che impediscono la nostra realizzazione.
La provincia di Pavia offre molte serate, non solo di balli, ma anche occasioni di degustazione e di intrattenimento per i più piccoli, mentre giovani e adulti possono esercitare questi consigli: un “umore ballerino” non è piacevole come un “corpo ballerino”.