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Non se ne parla abbastanza: bullismo tra alunni e agli insegnanti

Il tabù di queste violenze psicologiche, se non fisiche, è stato sdoganato negli ultimi re anni, soprattutto i mesi trascorsi in casa han fatto riflettere molto studenti, genitori e docenti. Se da una parteìe, oggi, dovrebbe essere una lieta notizia rientrare, come di consueto, a scuola, anzichè reclusi tra le mura, senza togliere l’amore per la propria casa e famiglia. L’uomp è un animale sociale, lo affermò la filosofia: egli non può, anche il più riservato, non sentire un minimo di impulso a stare in mezzo agli altri, amici o sconosciuti, però un minimo di relazioni le deve instaurare. Eccetto disturbi personali, in media, gli adolescenti , più di altre fasce, necessitano di scambiarsi presenze fisiche e non le fredde, spesso incomprensibili, videochiamate o duetti di coreografie su TikTok. Si può ricorrere a questo solo in caso di un grave rischio, quale il contagio da Covid19.

Oggi, i ragazzi, soprattutto quelli che frequentano il secondo e il terzo anno di superiori, sono i “figli” di un’evoluzione da fanciulli ad adolescenti: giocavano ed è stato loro privato anche l’uso del pallone in compagnia, pur con le distanze e all’aria aperta e, oggi, sono oggetti di interrogazioni, delle discipline umanistiche o scientifiche. Le lacune si fanno sentire e ansia, lacrime o ritiri dagli istituti, in cui avrebbero desiderato conquistarsi il diploma, sono le discussioni, in famiglia e con i docenti più disponibili al dialogo, in questi giorni, di fine primo quadrimestre.

Anche gli psicologi confermano l’aumento di pazienti, spesso molto giovani.

I giovani, però, da parte loro, pur non avendo alcuna colpa, di questa preadolescenza mancata, che meritano di viversi, non devono sfogare la rabbia generando altro dolore ed è anche ora di rivedree il rapporto tra alunno-insegnante e genitore-insegnante: gli errori possono commetterli tutti, però notiche che parlano di minacce e collutazioni tra adulti non sono tollerabili.

Una vignetta che, spesso, compare su Facebook, ricorda come era l’alunno negli anni Ottanta e oggi: dall’assumersi qualsiasi castigo, quasi non proferendo una spiegazione ai genitori, all’accordarsi con mamma e papà, nel vendicare un voto basso o una nota sulla disciplina.

 

 

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