Nell’Inverno del 1959,a Roma, nel rione Trastevere. Seduto a un tavolo dell’”Antica osteria” , l’attore Nino Manfredi , reduce dal successo della trasmissione televisiva “Canzonissima” , attende l’arrivo della prima portata. Riconosciuto da alcuni clienti, firma autografi, attirando l’attenzione del proprietario del locale che , avvicinatosi, si siede di fronte all’attore. “A’ Manfre’, piacere, so’ Pelliccioni Armando, detto “Pelliccia”!…non sai che piacere ospitarti nel mio locale!…non sai quante risate m’hai fatto, c’hai fatto, fa!…”, avvia la conversazione , l’oste : “No, perché devi da sapere che nel quartiere so’ pochi quelli che se possono permette’ de compra’ ‘n’ televisore e allora ce semo tassati tutti per metterne uno qua!…Oh, non ce semo persi ‘na puntata de “Canzonissima”!…Tutti bravi : la Scala , Panelli…ma Manfredi , che fa “er barista de Ceccano”, nun se batte!…Eh, sapessi quante serate m’hai risolto!…E io , perciò, me so permesso di disturbare…non potevo perdere l’occasione di ringraziarti!…Scusa , se te do del “tu”, ma me vie’ spontaneo!, sarà che , per me, ormai, sei uno di famiglia!…Senti, er fatto è questo: io e la mia signora, Cicorioni Elide, semo sposati da cinque anni e ancora abitamo con i miei genitori, perché ‘n’ tipo , uno che se spacciava pe’ geometra, ce doveva costrui’ ‘na casa , ma poi è fuggito col malloppo!…’na storiaccia!…Be’, considerato che gli ultimi soldi li ho spesi per mettere su ‘sta baracca, capisci bene che ce vorrebbe giusto ‘n’miracolo pe’ ave’ ‘n’abitazione tutta nostra!…Tu dirai : “E io che ce posso fa?” , “Perché questo me lo vie’ a racconta’ proprio a me?”…E c’hai ragione!…Il punto è che tu , senza saperlo, m’hai aiutato!…Sì, perché sino a qualche tempo fa , io ero disperato…poi me so’ appassionato allo spettacolo tuo e ,cor buon umore che m’hai messo, so’ guarito dalla disperazione!…Oddio, io una casa ancora la vorrei, intendiamoci, ma…in fondo , va bene pure così!…” . “Vedi “Pelliccia” , sono felice di comunicarti che concordo in pieno con quello che hai detto!…” , prende la parola, Manfredi , continuando : “Parli co’ uno che dai diciassette ai diciannove anni s’è fatto tre anni de sanatorio per la tubercolosi e chissà come n’è uscito vivo!…Per non parlare della guerra e della fame…poi , gli stenti del mestiere, gli artisti non guadagnano così tanto , sai ?…e , infine, le piccole e grandi seccature della vita che , diciamocelo pure, so’ davvero uguali pe’ tutti!…Però , una cosa è certa : se in mezzo a tante disgrazie conservi sempre un sorriso , campi mejo… e , forse, pure di ppiù!…Quindi , a’ Pelli’ , continua a sorride’ e a ride’ , augurati sempre che sia la volta buona e vedrai che ,quando meno te l’aspetti, ‘na casa ce l’avrai!…Anzi , come direbbe er barista de Ceccano : “Fusse che fusse la vorta bbona?!…”
Ho come la sensazione che in questo lungo dialogo tra sor Pelliccia e Nino, sia rinchiusa tutta la storia del ponte di Messina: passato, presente e futuro come in un moderno gioco dell’oca sospeso tra la fortuna e la supercazzola di Antani.
La storia è lunga e risale, addirittura, ai tempi dell’Impero Romano.
Sembra quasi assurdo, ma l’unico Ponte sullo Stretto mai realizzato risale all’epoca dei romani. Si trattava di un ponte di barche e botti, secondo la testimonianza di Plinio il Vecchio e Strabone. Il console Lucio Cecilio Metello nel 251 a.C. lo fece costruire per trasportare dalla Sicilia i 140 elefanti da guerra sottratti ai cartaginesi nella battaglia di Palermo.
Nel 1840 anche il sovrano del Regno delle Due Sicilie, Ferdinando II di Borbone, immaginò la realizzazione del ponte. Il re incaricò un gruppo di architetti e ingegneri dell’epoca di fornirgli idee e progetti concreti per l’edificazione dell’opera. Dopo averne constatata la fattibilità – ben due secoli fa – si racconta che il sovrano preferì rinunciare a causa dei costi dell’opera, insostenibili per le casse del Regno.
Come scrive Ivan Torneo “i primi progetti davvero contemporanei nascono nel 1968. In quell’anno l’Anas indice un concorso d’idee internazionale, il cosiddetto Progetto 80. Tra i vincitori c’è l’ingegnere Sergio Musmeci, che ipotizza un ponte con due piloni alti 600 metri sulla terraferma, per evitare di dover lavorare sul peculiare fondo marino dello stretto: instabile e a forma di “V”. La più grande difficoltà logistica per la realizzazione del ponte. Lo stesso Musmeci non lo considera fattibile. All’epoca non esistevano ancora materiali adatti a garantire la sicurezza per sostenere quei 3 km. Troppe vibrazioni legate al vento, troppa instabilità sul fondale.”
Non fare il Ponte tra progetti appaltati e presentati e spese di gestione della Società costruita ad hoc…è già costato a noi poveri contribuenti la bella cifra di 1,3 miliardi di euro: non male Pantalone!
Tra il 1981 e il 1997 l’Italia investe 135 miliardi di lire per ulteriori studi sulla fattibilità. Su progetto a campata unica con Pietro Lunardi ministro delle Infrastrutture, nel 2003, viene aperto un primo cantiere in cui si fa un buco grande come un campo da calcio e profondo 60 metri, utile all’ancoraggio dei cavi. Secondo la Corte dei Conti, Il conto in euro a questo punto è già salito a oltre 130 milioni.
La Società Stretto di Messina – oggi ricostituita – finisce per essere controllata nel 2007 all’81,84% da Anas e partecipata da Rete ferroviaria italiana (Rfi), Regione Calabria e Sicilia. Con il ritorno a Palazzo Chigi di Prodi il progetto frena, per ripartire due anni dopo con il Berlusconi IV. La questione continua ad animare il dibattito pubblico, tra chi la considera un’opera essenziale e simbolica, e chi parla di altre priorità per la Sicilia. Nel mezzo tutti coloro che temono la struttura sia ancora logisticamente infattibile.
Nel 2021 Kyoto Club, Legambiente e Wwf hanno firmato un contro dossier per contestare le conclusioni di un gruppo di lavoro incaricato dal governo Conte. Agli esperti era stato chiesto di valutare le possibili alternative per l’attraversamento stabile dello stretto di Messina e la missione è proseguita sotto il governo Draghi. I firmatari del contro dossier hanno però contestato l’essenza stessa dei quesiti: secondo loro, agli esperti non sono state chieste le alternative migliori al ponte in termini di costi di realizzazione e manutenzione, tempi, prestazioni, effetti sociali e territoriali, o impatti sulle diverse componenti ambientali, ma solo le alternative tecniche per realizzarlo e basta. Le tre sigle hanno chiarito che in quel tratto di mare si registra una delle più alte concentrazioni di biodiversità al mondo.
Ma il vero dato di criticità è che la Calabria nell’area di interesse e la Sicilia Orientale (area del messinese), sono comprese nella zona sismica 1, nel più alto rischio di pericolosità. Rischio che diventò realtà in uno dei terremoti più feroci della storia europea – magnitudo 7,1 – che nel 1908 rase al suolo la città di Messina cambiandone per sempre i connotati e uccidendo 80 mila persone. (…)” (da “IL PONTE SULLO STRETTO SAREBBE UN’ASTRONAVE NEL DESERTO,di Rosa Maria Di Natale, 30/1/2023).
Comunque, aldilà del consuntivo storico e delle polemiche del passato, c’è da registrare la recente delibera del C.d. Ministri del 16 marzo di approvare la bozza di decreto per procedere al progetto di realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. E, mentre l’opinione pubblica sfoglia la Margherita sul Ponte sì, Ponte no e Ponte nì e si divide sulle priorità degli interventi strutturali sulle carenze delle moderne infrastruttura materiali ed immateriali della Sicilia e della Calabria, il Consiglio dei Ministri sembrerebbe voler accelerare, anche se Il testo non è ancora stato reso pubblico nella sua forma definitiva, come dichiarato in una nota dal MIT (Ministero delle Infrastrutture e Trasporti), perché andrebbe integrato ancora con alcuni dettagli tecnici che hanno bisogno di approfondimenti.
Sembrerebbe che dovrebbe essere l’infrastruttura sostenuta da cavi più lunga al mondo, con i suoi 3,2 km. Il progetto prevede piloni alti fino a 400 metri e 60,4 metri di larghezza dell’impalcato. Sei le corsie stradali, tre per ogni senso di marcia. Transiteranno 6mila veicoli l’ora. Due i binari per i collegamenti ferroviari, con il passaggio di 200 treni al giorno. Oltre 7 miliardi di euro i costi stimati dell’opera, cinque anni per la realizzazione. Il Ministro Salvini esulta e si lancia in effusioni emotive che più che un progetto articolato di una grande Opera, sembra la sponsorizzazione del Conte Mascetti e delle sue supercazzole con scappellamento a destra e sinistra.
Chi vivrà, forse vedrà!
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Ponte di Messina: che fusse la vorta bbona
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