Cultura e Musica

“Il Piccolo Principe”: un’allegoria da insegnare ai bambini

Ieri, si è concluso il tour del musical “Il Piccolo Principe”, al teatro Repower di Assago. Un capolavoro letterario, che è stato recitato in un musical, con lo stupore dei più piccoli, considerando l’elevata interazione dei personaggi con il pubblico e degli effetti scenici.

Questi i per personaggi e i loro interpreti:

  • Alessandro Stefanelli/Gabriele Tonti (Principe)
  • Davide Paciolla (Aviatore)
  • Adele Tirante (Rosa)
  • Matteo Prosperi (Re/Prim’attore/Geografo)
  • Giulio Lanfranco (Uomo d’affari/Ubriacone)
  • Vittorio Catelli (Lampionaio)
  • Ludovico Cinalli (Volpe)

Molte sono le citazioni che gli adulti ricordano e hanno il “dovere” di insegnare ai bambini, anche se, prima, devono osservarsi dentro all’ anima e chiedersi se loro stessi le seguono. Il fascino, che abbraccia brani anni Settanta e Ottanta e scenette con dialoghi e qualche acrobazia che evocano più sensazioni, nelle generazioni pre e scolari. E’ un musical per bambini o per grandi, che chiedono “aiuto” nel ritornare, anche solo qualche momento, bambini?

Un significato ricco di metafore, una vera e propria allegoria: il libro è considerato conosciuto nel mondo quasi al pari della Bibbia e del Corano.

La rappresentazione è unica nel suo genere: il pubblico si immerge in una narrazione, dai molteplici linguaggi, seguendo le singole storie, all’interno della trama, che ogni personaggio vive su un asteroide, prima che il bimbo giunga sul nostro Pianeta.

“Ciascuna scena non si ferma agli occhi o alle orecchie o all’olfatto” – racconta il regista Stefano Genovese – “Quelli sono solo porte sensoriali per arrivare alla destinazione finale: il cuore di ogni spettatore“.

Anche il congedo dal palco offre sorprese: i pianeti fluttuano nell’aria, con libero arbitrio e, se l’adulto si commuove di fronte all’assenza del Principe, che risponde, poi, da una stella, gli occhi spalancati e le domande dei bambini aggiungono valore a un prodotto editoriale, che compie ottant’anni e, nonostante l’età, dopo il meritato relax, riprende in autunno, in alcune città europee.

La nozione che fa breccia è:

“Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò a essere felice”.

Pensateci, quante volte siamo in questa condizione; spesso, ci logoriamo per le persone che amiamo, però non amare è sinonimo di non vivere. Un enigma che ci invita a riflettere e a difendere quella parte “fanciullesca” che è in noi!

 

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