CONTI GIORGI DI VISTARINO
La documentazione conservata nell’archivio Giorgi di Vistarino è, come spesso avviene negli
archivi privati, di natura quasi esclusivamente patrimoniale. Gli atti più antichi non precedono il
secolo XV.
Ciò potrebbe sorprendere quando si consideri che membri della famiglia Giorgi sono attestati
dalle fonti già nel secolo XII, per non dire della eccezionale prerogativa, risalente a tempi
ancora più antichi e condivisa con i Confalonieri e con i Mezzabarba, di assistere il Vescovo di
Pavia nella cerimonia del suo insediamento.
In questa occasione, una delle più solenni della vita della città, ai Giorgi spettava il diritto di
accompagnare il Vescovo, dopo che egli aveva ricevuta la consacrazione a Roma e pernottato
presso S. Stefano in Campagna, da questa chiesa fino a quella di S. Maria Secreta. Come poi la
cavalcatura del Vescovo diveniva di proprietà dei Confalonieri, ai Giorgi spettavano tutto il
vasellame e gli utensili sia di sala sia di cucina, usati per apprestare il primo pasto del prelato.1
Le carte del nostro archivio nascono invece da un ben preciso e posteriore evento, gravido di
conseguenze per le fortune della famiglia, di cui si propone un sommario albero genealogico
per il periodo che va dal sec. XV al XX e per il ramo qui documentato. Si tratta del matrimonio
1 Mentre scrivo queste note, mi perviene la notizia che alcune carte dell’archivio, sembra testamenti, sarebbero state
portate sul finire dell’Ottocento nel castello di Rocca dei Giorgi.
tra Carlo Antonio Giorgi e Franceschina Beccaria, avvenuto nella seconda metà del
Quattrocento. Franceschina era figlia ed erede di Nicola Beccaria2
, del noto ramo dei Beccaria di
Messer Fiorello o del Vireto ( Verretto ). Possessi in Magherno, Vistarino, Roncaro, Copiano, i
castelli di Pietra e di Rocca, e molti altri beni dell’ingente patrimonio dei Giorgi di Vistarino
provengono appunto in larga misura da Fiorello Beccaria ( che ne aveva acquisiti alcuni anche
con il matrimonio con una Sannazzaro. ) Franceschina Beccaria lasciò ai figli e ai discendenti
legandoli in fedecommesso con testamento del 23 maggio 1506 ( A.S. Pavia, Archivio notarile
pavese, f. 849 ).
Da Nicola, uno dei quattro figli di Carlo Antonio e di Franceschina, discendono direttamente i
Giorgi di Vistarino oggi viventi.
Nel 1659 i fratelli Paolo e Francesco Giorgi acquistano il feudo e relativo titolo comitale di
Vistarino, il cui palazzo diventa il luogo abituale di residenza non pavese della famiglia,
preferito fino all’Ottocento anche alla Rocca.
La presenza nell’archivio di molti atti concernenti la famiglia Trotti di Castellazzo e i relativi
possessi è dovuta al matrimonio di Antonio Domenico Giorgi, figlio del citato Francesco, con
Anna Trotti.
Altre parentele rimarchevoli lasciano la loro traccia nell’archivio e nella storia della famiglia.
Ricordiamo ad esempio le nozze di Carlo Giorgi, pronipote di Antonio Domenico, con Angela
Bellisomi, che portano il bellissimo palazzo pavese Bellisomi, ora Vistarino, nell’ambito del
patrimonio familiare.
Pochissimo rimane, come si è osservato sopra, a documentare le biografie e gli incarichi spesso
assai rimarchevoli ricoperti da diversi Giorgi, soprattutto nella carriera militare. L’unica
consistente eccezione, collegata però con interessi solamente artistici, ci ha conservato un
cospicuo numero di fascicoli che gettano luce sulla conduzione fin dal 1790 del Teatro grande di
Pavia, di cui i Giorgi erano condomini. 3
Estremamente ricche ed omogenee sono invece le fonti concernenti le acquisizioni e la
gestione del notevole patrimonio immobiliare, ricoprenti un territorio assai diversificato.
Le più importanti riguardano possessioni nella Campagna Sottana pavese: Vistarino, Magherno,
Copiano, Buttirago, Calignano, Carpignano, Barona, Albuzzano, Cassina de’ Mensi, Vivente,
Gerenzago, Spirago, e il “ Tenimento grande di Villarzino “, oltre 3.000 pertiche di terre e acque
nell’area di Beccalzù, Mairano, Quartiago, Bascapè e Gugnano.
Non trascurabili anche le testimoniante sui beni in Pietra e Rocca de’ Giorgi, e soprattutto in
Montù Beccaria, della cui Comunità si son conservati preziosi registri di atti seicenteschi.
Agli atti sciolti si affianca una serie notevole di registri dal secolo XVII al XX non solo relativi alle
esazioni dei canoni livellari, ma anche, nell’Ottocento, alla amministrazione della cassa
familiare.
2 E non di Castellino, come congettura il Robolini nella sua pregevole nota I. 10 del vol. V, p.l. delle Notizie
appartenenti alla storia della sua patria, Pavia, 1834, p. 164.
3 Cartelle 11 e 12.
Proprio da questi ultimi registri abbiamo dati precisi sulla consistenza del bilancio annuale della
famiglia, che alla fine del 1883, per citare un dato indicativo, ammontava a lire totali 273.991 in
entrata e 267.333 in uscita.
III. Criteri del lavoro di riordinamento e inventariazione.
L’archivio è pervenuto in grave stato di disordine e privo di inventario.
Molti documenti relativi ai possessi fondiari recavano tuttavia copertine con brevi regesti
risalenti a tempi diversi.
Dalla presenza di taluni contenitori ottocenteschi con etichette coeve rapportabili a serie di
documenti patrimoniali collocati in copertine con regesti numerati, si è potuto identificare
almeno l’epoca e l’autore dell’unico tentativo di riordinamento di parte dell’archivio: Giovanni
Podio, amministratore dell’azienda Vistarino al tempo del conte Augusto Giorgi, nel secolo
scorso. Nel contesto del lavoro si è creduto opportuno conservare queste tracce, segnalandole.
Si è pure tenuto conto delle poche intestazioni superstiti delle cartelle antiche per cercare di
restituire all’archivio la sua struttura originaria, coerente con i pochi elementi di tal tipo esterni
o interni.
Da ciò deriva ad esempio l’ordine di successione della documentazione afferente ai possessi e
anche quello, cronologico, dei registri.
Non si è proceduto ad alcuno scarto, trattandosi di un complesso di fonti già assai impoverito
dalle vicende passate.
La descrizione dei documenti, pur limitata al minimo richiesto da un inventario sommario, è a
livello di fascicolo, con eccezioni nei casi ripetitivi per contenuto giuridico ( ad esempio per le
investiture livellarie ), o nei casi di maggior rilevanza.
Nei primi si danno comunque sempre, oltre al numero della cartella, quello dei fascicoli ( in
genere costituiti da un unico documento ) e gli estremi cronologici. Nei secondi la data topica e
cronologica in anno, mese, giorno ).
Inoltre si è creduto utile evidenziare la presenta di pergamene, di allegati, di sigilli, di mappe o
altri documenti iconografici.
A riordinamento ultimato, la consistenza dell’archivio risulta essere di cartelle 85 per gli anni
1404 – 1964 e di registri 44 per gli anni 1686 – 1917, con un totale di 128 unità archivistiche.
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