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Tornei Cavallereschi Nel Medioevo e Nobiltà

Evoluzione storica dei tornei

I tornei cavallereschi emersero nel XII secolo in Europa occidentale, in particolare in Francia e Inghilterra, come risposta a una crescente esigenza di addestramento militare e alla necessità di dare ai cavalieri opportunità per esercitarsi e competere fuori dal campo di battaglia. Questi eventi venivano spesso organizzati in occasione di fiere, festività religiose o importanti celebrazioni nobiliari.

  • XII secolo: I primi tornei erano molto più cruenti rispetto a quelli successivi. Il melee (mischia) era la forma dominante, in cui due gruppi di cavalieri si affrontavano in vere e proprie simulazioni di battaglie. Non c’erano regole rigide, e spesso i tornei si svolgevano su vaste aree all’aperto, coinvolgendo centinaia di partecipanti. Inizialmente, i cavalieri combattevano con armi vere, rischiando gravi ferite o la morte.
  • XIII-XIV secolo: Con l’ascesa del codice cavalleresco, i tornei iniziarono a strutturarsi meglio. La giostra cominciò a emergere come la principale forma di competizione, dove due cavalieri si affrontavano in duelli individuali. Le regole diventarono più rigide per limitare i danni fisici e garantire la sopravvivenza dei partecipanti. I tornei divennero anche una vetrina per la nobiltà e un’occasione di sfoggio di ricchezza e potere.
  • XV-XVI secolo: Durante il Rinascimento, i tornei persero gran parte della loro funzione militare, diventando soprattutto eventi di spettacolo e celebrazione. I cavalieri partecipavano non solo per dimostrare il proprio valore, ma anche per guadagnare il favore dei sovrani e delle dame. In questo periodo, l’armatura da torneo divenne altamente decorata, riflettendo il rango e la ricchezza dei partecipanti. Il declino dei tornei coincise con lo sviluppo delle armi da fuoco, che rese obsoleta la cavalleria pesante.

2. Tipologie di tornei

I tornei cavallereschi non erano tutti uguali: esistevano varie forme e discipline che riflettevano diversi aspetti dell’addestramento militare e della cultura cavalleresca.

  • Melee: Questo era il tipo di torneo più antico, in cui i cavalieri si dividevano in due gruppi e simulavano una battaglia campale. Si utilizzavano armi come spade, mazze e lance. Lo scopo era non solo disarcionare o ferire gli avversari, ma anche catturarli per chiedere un riscatto. Era un’attività rischiosa, ma i riscatti potevano arricchire i cavalieri vincenti. Col passare del tempo, vennero introdotte regole per limitare la violenza, e le armi vennero smussate.
  • Giostra: La giostra, o joute, divenne la forma di torneo più famosa e spettacolare. Due cavalieri, armati di lancia e montati su cavalli corazzati, si lanciavano l’uno contro l’altro lungo una pista separata da una barriera (chiamata lizza). Lo scopo era colpire l’avversario con la lancia in punti specifici dell’armatura, cercando di disarcionarlo senza provocare gravi ferite. Il punteggio variava a seconda della precisione e della potenza del colpo. Nonostante le lance fossero spesso smussate, gli incidenti mortali non erano rari.
  • Corsa all’anello: Questa prova di destrezza richiedeva ai cavalieri di infilare la loro lancia in un anello sospeso o di colpire un bersaglio preciso, dimostrando precisione e controllo del cavallo. Era una delle competizioni meno pericolose, ma richiedeva grande abilità.
  • Combattimenti corpo a corpo: Oltre alla giostra, i cavalieri partecipavano a duelli con spade, mazze o altre armi. Questi combattimenti erano regolati, con giudici che monitoravano il rispetto delle regole. Era un modo per dimostrare non solo forza fisica, ma anche maestria nell’uso delle armi.

3. Ruolo sociale e politico dei tornei

I tornei cavallereschi erano molto più di semplici competizioni: essi giocavano un ruolo cruciale nella vita sociale e politica del Medioevo.

  • Strumento di prestigio: Per i cavalieri, partecipare e vincere tornei rappresentava un modo per guadagnare prestigio personale. I tornei fornivano una piattaforma per mostrare il coraggio, la forza e l’abilità, e un successo poteva portare a ricompense economiche, onorificenze e alleanze matrimoniali vantaggiose.
  • Rapporti con i sovrani: Spesso i tornei erano patrocinati da re e signori feudali che li usavano per rafforzare la loro autorità, attrarre alleati o celebrare eventi importanti, come incoronazioni o matrimoni. Partecipare a un torneo organizzato da un sovrano era anche un modo per i cavalieri di entrare nelle sue grazie e ottenere favori politici.
  • Interazione con la nobiltà e la corte: I tornei erano eventi sociali di grande rilievo, dove dame e signori partecipavano come spettatori. Le dame spesso assegnavano “faveurs” (fazzoletti o nastri) ai loro cavalieri preferiti, un gesto simbolico che aumentava il legame tra cavalleria e cortesia.
  • Aspetto economico: I tornei potevano essere costosi da organizzare, ma anche molto remunerativi per i cavalieri vincenti. Le spese includevano il mantenimento di cavalli, armi, armature e abiti elaborati. Al contrario, un cavaliere vittorioso poteva ottenere riscatti dagli avversari catturati, premi in denaro o terre.

4. Armi e armature nei tornei

Le armi e le armature utilizzate nei tornei si differenziavano da quelle usate in guerra, poiché erano progettate appositamente per massimizzare la protezione dei partecipanti e minimizzare i danni.

  • Armature: Le armature da torneo erano spesso più pesanti e protettive rispetto a quelle da battaglia. Particolare attenzione veniva data all’area del petto, della testa e delle braccia, poiché erano i punti più esposti durante la giostra. Le armature erano spesso decorate in modo elaborato, per riflettere il rango e lo status del cavaliere.
  • Lance: Nella giostra, le lance utilizzate erano lunghe e realizzate in legno. Le punte erano smussate per ridurre il rischio di penetrazione, e le lance erano progettate per rompersi al momento dell’impatto. Tuttavia, anche con queste precauzioni, i cavalieri potevano subire gravi ferite, come dimostrato dall’incidente fatale di Enrico II di Francia nel 1559.
  • Scudi: Gli scudi utilizzati nei tornei erano spesso più grandi e robusti rispetto a quelli da guerra, e servivano principalmente a proteggere il cavaliere durante gli scontri frontali nelle giostre.

5. Il declino dei tornei

I tornei cavallereschi cominciarono a perdere importanza nel tardo XV secolo, con l’avvento delle armi da fuoco e la conseguente trasformazione delle tecniche militari. La cavalleria pesante, un tempo l’élite degli eserciti, divenne progressivamente obsoleta, e il ruolo dei cavalieri nei campi di battaglia fu ridotto. Tuttavia, i tornei non scomparvero immediatamente: continuarono a esistere come eventi cerimoniali e di intrattenimento, anche se privi del loro significato militare originario.

In sintesi, i tornei cavallereschi nel Medioevo rappresentavano una fusione di addestramento militare, competizione sociale e spettacolo, riflettendo i valori di una società in cui la nobiltà e il coraggio erano celebrati attraverso il combattimento e la cortesia.

Nel Medioevo, diventare cavaliere era un processo lungo e articolato, che richiedeva anni di formazione e preparazione. Era un percorso che coinvolgeva non solo l’addestramento militare, ma anche l’assorbimento dei valori della cavalleria, come l’onore, la lealtà, la protezione dei deboli e la cortesia verso le donne. Diventare cavaliere era spesso riservato ai figli della nobiltà, sebbene in rari casi anche individui di umili origini potessero accedere a questo status grazie a imprese eroiche sul campo di battaglia.

Le fasi principali per diventare cavaliere:

1. Infanzia (Paggio)

Il primo passo nel processo era diventare un paggio, solitamente intorno ai 7 anni. I figli dei nobili venivano inviati alla corte di un signore più potente, spesso un parente o un alleato, dove iniziavano la loro formazione.

  • Educazione: I paggi ricevevano un’educazione completa, che comprendeva la lettura, la scrittura, la matematica, e l’educazione religiosa. Imparavano anche le maniere di corte e i codici della cavalleria.
  • Addestramento fisico: Parallelamente, si addestravano nelle arti marziali, inizialmente con giochi e attività fisiche che li preparavano alla vita di cavaliere. Giocavano a simulare combattimenti, imparavano a cavalcare e si esercitavano nell’uso delle armi leggere, come spade di legno o archi.
  • Servizio: I paggi servivano il signore della casa o la sua dama, partecipando a funzioni di servizio, come aiutare a tavola, recapitare messaggi o assistere nelle cerimonie. Questo li avvicinava alla vita di corte e ai suoi valori.

2. Adolescenza (Scudiero)

Intorno ai 14 anni, un giovane paggio veniva promosso a scudiero, una fase di formazione più intensa e focalizzata sul combattimento.

  • Assistente al cavaliere: Uno scudiero veniva assegnato a un cavaliere esperto, di cui diventava assistente personale. Si occupava delle armi, dell’armatura e del cavallo del cavaliere, e lo accompagnava in battaglia, dove osservava e imparava.
  • Addestramento militare: Durante questa fase, lo scudiero si esercitava seriamente nel combattimento con armi reali. Imparava a combattere con spada, lancia e scudo, oltre a perfezionare la sua abilità nel cavalcare. Spesso partecipava anche a tornei e simulazioni di battaglia per migliorare le sue capacità in situazioni realistiche.
  • Valori cavallereschi: Oltre all’addestramento fisico, lo scudiero veniva istruito sui codici di comportamento della cavalleria. Questi includevano la lealtà verso il signore, il rispetto per la Chiesa e la protezione dei deboli.

3. Investitura cavalleresca

Quando lo scudiero dimostrava di essere pronto, di solito intorno ai 21 anni, poteva essere promosso a cavaliere. Questo avveniva attraverso una cerimonia formale chiamata investitura.

  • Preparazione spirituale: Prima della cerimonia, lo scudiero passava una notte di veglia in preghiera, spesso in una cappella, riflettendo sui suoi doveri e chiedendo la benedizione di Dio per il suo nuovo ruolo.
  • Benedizione delle armi: Le armi e l’armatura del futuro cavaliere venivano benedette da un sacerdote, segnalando che il cavaliere avrebbe dovuto servire non solo il suo signore ma anche la fede cristiana.
  • Cerimonia dell’investitura: Il momento culminante della cerimonia era il colpo della spada (in francese, accolade), dove il signore o un altro cavaliere esperto toccava le spalle del novello cavaliere con una spada, dichiarandolo formalmente cavaliere. In seguito, il cavaliere riceveva uno scudo e una spada, simboli della sua nuova posizione.
  • Giuramento: Il nuovo cavaliere prestava un giuramento di fedeltà al suo signore, promettendo di difenderlo in battaglia e di onorare i codici della cavalleria.

4. Vita da cavaliere

Dopo l’investitura, il cavaliere assumeva i suoi doveri. Questi includevano la difesa del feudo del suo signore, il partecipare alle campagne militari, e il mantenere l’ordine all’interno dei territori sotto il suo controllo. I cavalieri erano spesso responsabili della gestione delle terre loro affidate e dovevano proteggere i contadini che lavoravano per loro.

Codice della cavalleria

Uno degli elementi centrali della vita da cavaliere era l’adesione al codice della cavalleria, un insieme di valori e norme di comportamento che regolavano la condotta di un cavaliere. Tra i principali principi troviamo:

  • Lealtà: Il cavaliere doveva essere fedele al proprio signore e mantenere gli impegni presi.
  • Onore: Era fondamentale mantenere una condotta onorevole in ogni circostanza, rispettando gli avversari e gli alleati.
  • Coraggio: Il cavaliere doveva affrontare con coraggio le battaglie e le sfide.
  • Protezione dei deboli: I cavalieri erano tenuti a difendere i deboli, come donne, bambini e i poveri.
  • Cortesia e rispetto verso le donne: Era importante trattare le donne con rispetto e onore, incarnando l’ideale della cortesia cortese.

Partecipazione ai tornei

Un aspetto importante della vita da cavaliere era la partecipazione ai tornei, dove poteva dimostrare il suo valore e le sue abilità. I tornei erano sia un modo per affinare le proprie capacità in situazioni simulate di battaglia, sia un’occasione per ottenere onori e guadagni, attraverso premi o riscatti degli avversari sconfitti.

Guerre e campagne militari

I cavalieri erano soldati di professione e combattevano in guerra per il proprio signore o re. Le campagne militari potevano essere di difesa, come la protezione di un castello o di un feudo, oppure offensive, come le guerre territoriali tra signori o le crociate, dove i cavalieri partivano per combattere contro i musulmani in Terra Santa.

5. I cavalieri e le Crociate

Molti cavalieri del Medioevo parteciparono alle Crociate, guerre sante dichiarate dalla Chiesa per riconquistare la Terra Santa dai musulmani. Le Crociate offrirono ai cavalieri l’opportunità di guadagnare prestigio, onore e, in alcuni casi, ricchezze e terre. Partecipare a una crociata era visto come un modo per redimersi dai peccati, e molti cavalieri intrapresero questi viaggi non solo per ragioni di fede, ma anche per motivazioni materiali.

Conclusione

Il processo per diventare cavaliere nel Medioevo era un percorso lungo e impegnativo, riservato principalmente alla nobiltà. Cominciava con la formazione come paggio, proseguiva come scudiero, e culminava con la cerimonia di investitura che segnava l’ingresso ufficiale nell’ordine cavalleresco. La vita di un cavaliere era dedicata al servizio del signore, al mantenimento dell’onore e alla difesa dei valori della cavalleria, in un equilibrio tra addestramento militare e comportamenti cortesi.

MARCO PILLA
Marco Pilla nasce a Pavia il 24/09/1981 da famiglia d’alta borghesia, tra i quali il nonno materno Cremonesi Vincenzo, vecchio forgiatore, dal quale apprenderà l’antica arte della manipolazione dei metalli. Sin da adolescente si distingue dai suoi coetanei per la sua capacità manuale, creando i suoi primi oggetti in ferro ,tutto ciò sempre sotto la stretta osservanza del nonno. “Da quando ero ragazzino ad oggi non e cambiato nulla sen non l’aspetto fisico, ho sempre la stessa voglia di fare e di scoprire cose nuove per questo spesso sono in volo per il mondo. Questi miei continui viaggi ,mi danno la possibilità di apprendere in continuazione informazioni che permettono alla mia persona di aumentare sempre di più il bagaglio tecnico/culturale, anche perché io credo, anzi ne sono convinto, che all’interno di ogni essere umano ci sia una sorta di libreria, e che ognuno di noi abbia il dovere di riempirla nell’arco dei suoi giorni il più possibile, per se e per le persone che lo circondano.” Iscritto nel registro dei periti araldici presso la commercio di Pavia, iscrizione n. 253 dell’11.1.2021 C.T.U. presso il tribunale di Pavia in genealogia e scienze documentarie https://www.tribunale.pavia.giustizia.it/it/Content/Ctu?professione=-1&specializzazione=110332&idCP=85691 Inserito nella sezione artisti della celebre “Tota Pulchra”, associazione di promozione sociale, nata l’8 maggio del 2016 da un’idea di Monsignor Jean-Marie Gervais, Presidente della stessa Associazione e Prefetto Coadiutore del Capitolo Vaticano. https://totapulchra.org/index.php/chisiamo/artisti/781-marco-pilla

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