Due Chiacchiere con l' Arte

Vincenzo Patierno , SCRITTORE

 

SINOSSI

Questo libretto di Vincenzo Patierno, intitolato Abbraccio alla vita, edito
dalla Schena Editore, piccola realtà editoriale calabrese, ne è la dimostrazione.
Il libro tratta tematiche universali e attualissime: dall’immigrazione
(Zattere alla deriva di umana disperazione, / in un mar che è tomba
per molti / che fuggono da maledette terre / impregnate di sangue
dei propri figli.) alle ingiustizie (un tempo rinchiusi e umiliati, / colpevoli
solo di irrazionale esistenza), dalla rimembranza dei propri affetti
(Sulla loggia di quell’antico palazzo / dove vissuta fu la vostra vita, / cresceste
i vostri figli / e accoglieste con amore i vostri nipoti.) alla denuncia sociale
(Scellerate mani furono a violare / le tue profonde viscere/innestando
in esse maligni semi).
Anche la tradizione, per esempio il presepe, così poeticamente descritto
nel componimento omonimo (Scende l’acqua nella piccola
cascata / dove in piccole case / vivono i
pastorelli. / Scende l’acqua nella piccola cascata / in una grotta,
lì vicino, / nascerà Gesù Bambino.), emerge dalle pagine come testimonianza
d’amore e di memoria.
Per quanto riguarda lo stile domina il verso libero: libero da schemi
fissi (strofe libere), dal giogo delle rime (versi sciolti) e dai metri
della tradizione poetica italiana; è un verso puramente novecentesco.
Il lessico oscilla fra l’aulico e il prosastico, con punte colorite di dialetto
partenopeo qua e là, quel tanto che basta per solfeggiare altre note con allegria
e divertimento. Il poeta osserva e scruta il quotidiano con profonda
fede e lucida severità, cattura la veridicità del dramma collettivo trasmettendola
al lettore con naturalezza e semplicità, una semplicità che sa come cullare
il lettore e non di rado riesce anche a regalargli un sorriso spontaneo,
un sorriso sincero e non una contrazione involontaria del volto.
Il poeta non indossa armature per proteggersi, ma ci mostra la sua faccia
più genuina e vulnerabile, così, pur consapevole che verrà ferito, proietta
i versi attraverso gli occhi innocenti di un bambino gonfio di fiducia e domande,
questo ha il potere di saturare tutti i pensieri più oscuri e polarizzare l’attenzione
verso tramonti più rosei.
L’amore e l’empatia per i meno fortunati sembrano beni inesauribili nel bagaglio
di Patierno, ma solo chi ormai non è troppo compromesso dalla malvagità
dell’umanità, potrà non additarlo come puerile.
Per tutti gli altri c’è ancora speranza.

 

 

SINOSSI

Scarabocchi d’inchiostro è una raccolta di quindici racconti brevi, quindici mondi diversi in cui l’autore
ha cercato di usare una scrittura leggera, a tratti ironica, in un caso premonitore, in due narrazioni ricordando la sua nonna Giuseppina, in tutti i racconti punta soprattutto ad emozionare il lettore.
Alcuni racconti li ha ambientati in zone popolari della sua città, senza mai far uscire fuori le negatività
di Napoli, i protagonisti sono semplicemente gente comune; anzi sembra voler risaltare le bellezze delle vie e vicoli e il bello di viverci.
Storia d’amicizia e di bullismo, il subire bullismo ai tempi della scuola, vittima l’autore stesso, l’unico amico che troverà, a sostenerlo moralmente, sarà un cuoco cipriota; Shiarrael e Mattia, il superamento di certi luoghi comuni e integrazione, dato che la protagonista femminile è una Rom; Amore scaturito dal sisma dell’80, l’autore s’inventa il sbocciare di un amore in momenti e tempi tragici, che è stato il sisma dell’80, che devastò parte della Campania; Sogno che dura una vita, la protagonista rivive in sogno momenti dell’infanzia, ormai ricordi assopiti; Don Ferdinando Piccariello, il protagonista ci parla delle pecche di alcuni abitanti del suo quartiere, celando le sue, e fa una riflessione sulle esequie, diceva Eduardo in mente sua quando le persone lo fermavano e si complimentavano << Io scrivo su di voi, voi siete i protagonisti delle mie commedie.>>; Il terno di Sant’ Antonio, una vicenda che vede una donna imprigionata nel matrimonio con un uomo che si rivela l’opposto di quello che era stato nel fidanzamento, ma questa volta un miracolo dà la spinta ad Antonietta di uscirne; Racconto popolare, ci porta nel dopoguerra, quando a Napoli vi erano centinaia di case chiuse, ma non è racconto sulla prostituzione del tempo; Regalo compleanno,
il dono è la nascita di una vita inaspettati; Uno degli ultimi carcerati di Terra Murata, carcere di Procida,
un giallo commedia, in cui Michele si trova a vivere una vera e propria peripezia; Teresa la lattarola, racconto un po’ particolare: la protagonista, scoperto, alla morte del marito, che costui aveva un’altra famiglia a Milano inizia a concedersi agli altri uomini per crescere i figli; Storia di un torinese emigrante
a Napoli, vede un emigrazione all’incontrario, se pur per amore, spazio anche per il paranormale;
Il destino si mise d’impegno, racconto triste e forte, in cui, per ironia della sorte, alla protagonista,
vittima di rapimento, il destino è più benevolo rispetto alla madre e al fidanzato, mentre il padre si rifà
una vita; La magia della scopa dal manico di legno e la coda come la cometa, è una fiaba sulla Befana, l’autore è come se raccontasse una fiaba che gli raccontava nel periodo la nonna Peppa quando era piccino;
Antonio e la sirena fanciulla, è una leggenda in cui un viandante, ormai attempato, ha un incontro,
sulla battigia di una spiaggia di Amalfi, con una giovane sirena; Lo sfogo di Gaia: la Terra è a dirci
che gli uomini sono immemori e piaga parassita; cosa che è saputa.

 

 

SINOSSI

La vita da scout forma il carattere e crea amicizie che possono durare tutta
la vita, ed è proprio quello di cui ha bisogno il protagonista Vincenzo,
un ragazzo da burla facile e dagli scherzi non sempre ortodossi.
Ma certa gente ha un gene talmente ribelle che rischia di farsi radiare
anche dagli scout, ma non c’è tempo per pensarci; qualcuno
grida: “Al fuoco” e la vicepreside finisce “a culo in terra”.
I mulini imperano sulla valle, sembrano i Titani padri delle divinità
dell’Olimpo, hanno sorrisi verticali a cui si arrampicano storie di risa e gioventù,
amori e drammi, reminiscenze catartiche e misteri, sembrano destinati
all’abbandono e hanno la certezza che qualcuno si ricorderà di loro.
I ricordi pascolano a piedi scalzi, l’aroma dei campi è sapore di casa,
la pizza è ancora più buona quando offre la casa, le abilità
di Aurelio mandano il pubblico in visibilio, la gente recita la preghiera
prima della processione, Don Alfonso è un po’ effeminato, ha occhiali
con lenti più spesse dei vetri antiproiettile e una nonna che trova un sacco di lavori di restaurazione, se le si offre la possibilità di usufruire di una manodopera gratuita.
La vita degli scout responsabilizza i ragazzi e serba sempre qualche avventura,
per i profani è interessante scoprirla, per chi l’ha fatto è sempre un piacere rievocarli dall’almanacco delle rimembranze.
Tra le pagine c’è odore agreste, di spensieratezza e gioventù,
i ricordi sono vivi, lasciano segni indelebili che gli anni non sbiadiranno,
trascinano il lettore dentro la storia e lo guidano con un sorriso sornione
in un passato che sembra risplendere sul fondale della maturità.
Come coralli, incantano e si prendono in carico la responsabilità estetica,
rovistano nel verbo, affinché questo possa rendere almeno l’idea della gioia
di quei ragazzi che non avevano smartphone per guardare il mondo e dovevano
“accontentarsi” di farlo con i propri occhi.
Un romanzo che si consuma in fretta questo di Patierno, un romanzo
che si fa leggere a cuor leggero con notevole appagamento; scorre e cattura,
forse è meglio se leggi solo un’altra pagina che si è fatto tardi, sussurra la voce
interiore, ma neanche lei è immune dai piaceri letterari e senza accorgersi si divorano altri tre capitoli.
Dallo scoutismo alle tinte dei gialli d’annata è un battito di ciglia,
l’intrigo e il mistero donano nerbo a una lettura già potente di suo per altri
espedienti, poi a risolvere l’enigma potrebbe essere chi meno ti aspetti.
Le sorti dei mulini lasciano un sapore posticcio, ma ci si può solo consolare
con quello che furono per ritrovarli maestosi, amici giganti, guardiani
della vallata, testimoni silenti di amicizie, amori, misteri e passioni.

 

BIOGRAFIA DELL’ AUTORE

Vincenzo Patierno nacque a Napoli, in quel del 66, iniziò a scrivere nell’adolescenza sketch che,
negli scout, faceva interpretare e che interpretava, insieme a pensieri e poesie, che però iniziò
a comporli dalla morte della nonna.
La scrittura, che ha ripreso solo da qualche anno, è il tramite che lo fa sentire libero
e con cui si esprime meglio.
Scrive anche dei racconti brevi, alcuni dei quali, come delle poesie, sono inserite in antologie pubblicate.
Nel 2014 con la Schena editrice ha pubblicato il suo libro di poesia: Abbraccio alla Vita.
Nella primavera del 2022 è stato pubblicato in e-book e in cartaceo, da IVVI editore, il suo primo
romanzo dal titolo “1977-Alla valle dei mulini di Gragnano”, di genere giallo.

 

INTERVISTA ALL’ AUTORE

Ci parli di com’è nata la sua passione per la scrittura?
La rinascita della passione per la scrittura è avvenuta, qualche decennio fa, dopo un sonnellino pomeridiano: svegliatomi, istintivamente, presi la penna, il taccuino e buttai giù la prima stesura
della poesia “Il sogno”, racchiusa in Abbraccio alla vita.
E’ un po’ di tempo che è  intermittente la passione, forse perché non ho l’animo predisposto
a mettere a fuoco la sua voce.
Il primo incontro con la passione per la scrittura, la sua nascita, avvenne quando iniziai,
nell’adolescenza, a scrivere delle piccole recite negli scout e versi, dimenticati però nel tempo.
La scrittura è un’esigenza, un bisogno, una vera forma di cura.

 

In uno dei suoi libri parliamo di bullismo, come secondo lei si può risolvere  questo problema,
quanto la scrittura può fare in questo senso?

Fiumi di parole non potranno mai essere la soluzione, il bullo è di ogni ceto sociale e culturale,
è un ignorante in umanità che non ha rispetto dell’altro e della diversità.

Abbraccio alla vita, poesie, come nasce questo libro e le poesie che scrive da dove prendono spunto?
Le tematiche  delle mie poesie sono sociali, dalla realtà dei giorni d’oggi, verso le tradizioni,
dediche.
Abbraccio alla vita nasce come scrigno di tematiche universali, attualissime, di denuncia
e di tradizione.
Libero da schemi fissi, si pone al lettore con naturalezza.

 

Belle copertine, d’effetto, chi cura la sua grafica e perché?
La copertina di “Abbraccio alla vita” la scelse l’editore, rappresenta una delle più belle vedute
della costa campana: Bacoli.
Anche il titolo, che è quello di una delle poesie nella raccolta, tratta di una mia esperienza
extracorporea durante un intervento chirurgico.
Quella di “1977-Alla valle dei mulini di Gragnano”, che poi non raffigura i mulini
di quel luogo, la scelsi io tra quelle che mi vennero proposte dall’editore.
Di “Scarabocchi d’inchiostro” la scelse la casa editrice senza consultarmi.
In nessun caso ho avuto libero arbitrio sulla grafica di copertina.

 

Il libro uno strumento importante, uno strumento che salva dall’ignoranza,
lei cosa ne pensa?
Il libro racchiude la narrazione, che è un qualcosa di silenzioso, un’empatica
che si deve saper percepire, ci si può acculturare, avere padronanza nel lessico,
ma l’ignoranza è un mare che può farti ignorare ad esempio i rapporti umani.
L’ignoranza è una tematica ampia.

 

Tanti racconti diversi Temi, come nascono le storie che lei racconta?
Da un pensiero, da una vocina che mi frulla da un po’ nella testa, da un cassetto della memoria
che si apre, dallo scenario e personaggi che mi possono attorniare, anche per un attimo.
Amo che le vicende raccontate si svolgano nelle zone popolane della mia città, senza
mai mettere in risalto i luoghi comuni che vestono quei quartieri e Napoli stessa.

 

Ha letto molto nella sua vita, che libro consiglia?
“Il terzo occhio”, di T. L. Rampa.
Il terzo occhio è quello in grado di percepire  la realtà oltre la visione ordinaria.
Bisogna riuscire a scrutare la propria anima e guardare attraverso lei la vita.
Non è che io ci sia riuscito.
Il libro racconta l’iniziazione di un ragazzo tibetano alla vita monastica e ai misteri della vita.
Solo, come diceva Alda Merini, la vita in sé non ha un senso, siamo noi che dovremmo riuscire
a darglielo.
Io penso di non esserci riuscito.

 

Ai giovani d’oggi per stimolare la loro intelligenza e coltivare la loro preparazione nella vita,
da scrittore cosa consiglia di leggere? 
I giovani sono i primi ad essere figli influenzati della società dell’epoca in cui vivono.
Platone diceva: Hanno portato i giovani d’oggi a non cercare altro che il lusso e l’ozio.
Figuriamoci se li vedesse adesso, certo per avere quel pensiero dovrebbe generalizzare come allora.
Il libro, il genere che racchiude è un gusto personale, forse gli farei evitare dove c’è violenza,
perché trovo la società d’oggi proiettata alla violenza, ma allora gli dovrei fare evitare certi video giochi
o dei video sui social.
Gli consiglierei un libro che gli apra la mente e il cuore, un libro di un’autrice contemporanea,
essendo io autore contemporaneo, “Dentro di me c’è un posto bellissimo.
Imparare a volersi bene affinché l’amore accada.
Penso però che il risultato sarebbe soggettivo.
Ma pure i miei libri!

 

Dove possiamo trovare i suoi libri?
Abbraccio alla vita, poesie, nelle librerie fisiche, sugli store on-line dedicati ai libri e chiedendolo a me.
1977-Alla valle dei mulini di Gragnano, romanzo di genere giallo, in e-book sul sito di IVVI editore,
cartaceo nelle librerie fisiche, anche in Mondadori, sugli store on-line dedicati ai libri, nonché sul sito
dell’editore e chiedendolo a me.
Scarabocchi d’inchiostro, raccolta di racconti, sul sito della Montecarlo editore e sugli store on- line.

 

Progetti futuri?
La scrittura non è qualcosa di programmabile ma è un succedere naturale.
La passione per la scrittura è libera da qualsivoglia programmazioni e volontà dell’autore.
Spero di riuscire a portare in porto altri progetti, per una questione di riscatto e di gratificazione.
Sperando di riuscire a farmi leggere, non del tutto per la gloria,  ma soprattutto per farmi conoscere
e in memoria di io nonno Vincenzo.
Qualcosa da assemblare c’è, anche se in alto mare, una raccolta di poesie e racconti.
Certo non disdegnerei scrivere un nuovo romanzo.
Con cotanta speme, essendo che di me se né andata la maggior parte.

 

DI Manuela Montemezzani

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