Cultura e Musica

Giubileo: il significato in un Anno che potrebbe essere portatore di pace

Le origini del Giubileo risalgono

La parola “Giubileo” è l’accorpamento delle tre parole ebraiche:
Jobel, ariete, Jobil, richiamo, e Jobal, remissione.

L’Antico Testamento, nel libro del Levitico, al capitolo 25, illustra il significato: il popolo ebraico viene invitato a far risuonare il corno (Jobel) ogni sette settimane di anni, cioè
ogni 49 anni, per richiamare (Jobil) la gente di tutto il paese, dichiarando santo il cinquantesimo anno e proclamando la remissione (Jobal) dei debiti e della condizione di schiavitù.

Citando il profeta Isaia, il vangelo secondo Luca descrive in questo modo anche la missione di Gesù: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore» (Lc 4,18-19; cfr. Is 61,1-2). Queste parole di Gesù sono diventate anche azioni di liberazione e di conversione nella quotidianità dei suoi incontri e delle sue relazioni.

Bonifacio VIII nel 1300 ha indetto il primo Giubileo, chiamato anche “Anno Santo”, perché è un tempo nel quale si sperimenta che la santità di Dio ci trasforma. La cadenza è cambiata nel tempo: all’inizio era ogni 100 anni; viene ridotta a 50 anni nel 1343 da Clemente VI e a 25 nel 1470 da Paolo II. Vi sono anche momenti “straordinari” per esempio, nel 1933 Pio XI ha voluto ricordare l’anniversario della Redenzione e, nel 2015, papa Francesco ha indetto l’Anno della Misericordia.

Con questo gesto, non solo chi arriva a Roma vive in senso pieno l’indulgenza legata all’Anno Santo, ma il passaggio sta anche a significare che il proprio cammino di conversione è arrivato all’incontro con Cristo, la “Porta” che ci unisce al Padre. La Porta sempre aperta per chi si converte.

Nel 1949 fu indetto un concorso per la realizzazione della Porta per il Giubileo che si sarebbe tenuto l’anno successivo. Questo concorso fu vinto dallo scultore Vico Consorti, che realizzò l’opera in 11 mesi, in tempo per farla inaugurare alla vigilia di Natale.

La Porta fu un dono a Papa Pio XII da parte di Francesco Von Streng, vescovo di Lugano e Basilea e della sua comunità, come ringraziamento al Signore per aver risparmiato la Svizzera dalla guerra.
Il tema che lo scultore seguì per la realizzazione delle formelle che poi avrebbero composto la Porta fu dettato dalle parole del Papa: «Concedi, o Signore, che questo Anno Santo sia l’anno del gran ritorno e del gran perdono».

Il ciclo scultoreo, infatti, narra la storia dell’uomo in sedici formelle da “Il Peccato e la Cacciata dal Paradiso Terrestre”, alle apparizioni di Cristo risorto a Tommaso e a tutti gli Apostoli riuniti. Fino all’immagine di Cristo come porta di salvezza nell’ultima formella.

Il Logo, inventato dal grafico pugliese, Giacomo Trevisani, rappresenta quattro figure stilizzate per indicare l’umanità proveniente dai quattro angoli della terra. Sono una abbracciata all’altra, per indicare la solidarietà e fratellanza che deve accomunare i popoli. La scelta dei colori non è casuale, così come non lo è il colore dei paramenti sacri, nell’arco dell’anno liturgico. Il rosso simboleggia l’amore, la passione e il dono di sé, il sacrificio di Cristo e il Suo amore sconfinato per l’umanità, ma anche il fuoco dello Spirito Santo e la Sua forza che anima i cristiani. L’arancio esprime la gioia, la vitalità e l’entusiasmo, la luce che illumina il cammino di fede. Il verde è universalmente riconosciuto come colore della speranza, della crescita e della rinascita. Il blu infine simboleggia la fede, la pace e la tranquillità, richiama il cielo e la spiritualità e invita alla contemplazione e alla preghiera.

Una raffigurazione semplice e universale, che può essere compresa da persone di tutte le culture e che racchiude un invito a camminare insieme verso un futuro migliore, guidati dalla fede e dalla volontà di costruire un mondo migliore all’insegna della misericordia e della fraternità. Una speranza questa sottolineata dal motto del Giubileo 2025, ben visibile in verde nella parte inferiore del logo: Peregrinantes in Spem, “Pellegrini nella speranza”, poiché “speranza” è il filo conduttore di questo Giubileo.

Ieri sera, con l’Apertura della Porta santa della Basilica di San Pietro, Papa Francesco ha ufficialmente inaugurato il Giubileo 2025. Dopo un momento di preghiera nell’atrio della Basilica, il Papa ha presieduto l’antico rito, prima di attraversare, come primo “Pellegrino di Speranza”, la soglia della Porta per entrare solennemente in San Pietro. Sono risuonate le parole del Vangelo di Giovanni, «Io sono la Porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato», e poi quelle del Salmo 118, «È questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti».

Il 29 dicembre sarà aperta la Porta Santa della Basilica di San Giovanni in Laterano, cattedrale di Roma, e contemporaneamente tutti i vescovi del mondo apriranno l’anno giubilare con una celebrazione insieme alla propria comunità diocesana. L’1 gennaio, festa di Maria Santissima Madre di Dio, sarà aperta la Porta Santa della Basilica di Santa Maria Maggiore e, infine, il 5 gennaio sarà aperta la Porta Santa della Basilica di San Paolo fuori le mura.

Il 29, alle 15:30, nella Cattedrale di Tortona, viene aperta la Porta Santa, di Tortona: il Vescovo Marini invita a partecipare alla Santa Messa.

 

 

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