Attualità

Di rassegnazione muoiono le democrazie

Intervento dello scrittore Fabrizio Uberto

Di questi tempi, nel discorso pubblico pare prevalga un trend ben preciso, che lo scrivente definirebbe di ” rassegnazione”.
Per quel che riguarda lo scenario internazionale, l’imminente insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump e della sua eminenza grigia Elon Musk, prefigura uno sconvolgimento degli equilibri politico-strategici mondiali, che secondo molti commentatori, avverrà all’insegna di concezioni autocratiche della cosa pubblica.
Il disegno di Trump e dei suoi sodali infatti, pare sia quello di fuoriuscire dalla Nato, attuando una politica isolazionistica ed afflittiva nei confronti dell’Unione Europea. Il tutto avverrà attraverso rapporti bilaterali con i singoli Stati, i quali dovranno piegarsi ai diktat della nuova tecnocrazia d’oltre oceano, pena l’imposizione di dazi e di forti penalizzazioni finanziarie. Ne consegue, secondo le più qualificate “Cassandre” dell’informazione, che i tre grandi Imperi ( Usa, Russia e Cina) si spartiranno il mondo, consentendo gli uni agli altri le peggiori nefandezze, pur di poter perseguire indisturbati i propri interessi strategico- economici.
Ebbene, anche se un tal scenario risulta in effetti credibile, siamo del tutto sicuri che sia ineluttabile? Lo scrivente non ne è così sicuro. Intanto si deve però registrare l’assenza di interventi incisivi, che non solo analizzino le ragioni profonde di questa involuzione autoritaria, ma ne prospettino anche antidoti e contro misure. Ad esempio si dice che non vi siano alternative al sistema ” Star Link” di Musk, la cui pericolosità risiede non tanto sul versante del potenziamento della rete internet, quanto nel poter assicurare un monopolio delle comunicazioni telematiche più delicate, come quelle relative alla sicurezza ed ai profili di difesa militare. Non si pone invece sufficiente accento sul fatto che l’Unione Europea, proprio per scongiurare tali rischi, potrebbe potenziare il cosiddetto ” Programma Iris 2″ per le comunicazioni governative e di sicurezza, anziché, come sembrerebbe paradossalmente auspicato da autorevoli esponenti della stessa Commissione Ue, rinunziarvi a favore della ” scorciatoia” burocratica rappresentata dall'” abbraccio” ( mortale) con il magnate americano.
Ma più in generale, come prima accennavo, media, diversi uomini politici e commentatori continuano a discettare su certi riprovevoli fenomeni, evidenziandoli e stigmatizzandoli ( peraltro non senza una qualche ragione), senza però che si configuri l’ombra di qualsiasi proposta alternativa rispetto a una deriva che appare per l’appunto inevitabile.
In Italia ad esempio, diverse fonti di informazione continuano a mostrarci le immagini dei saluti romani di Acca Larenzia, assecondando un’opposizione politica che si rifugia unicamente nel rischio di un implausibile ritorno del fascismo, per nascondere una sostanziale povertà di argomenti e di contenuti che si contrappongano alle politiche governative.
D’accordo: nel nostro Paese come in Germania e in Francia, assistiamo a deplorevoli rigurgiti nostalgici degli orrori del Novecento, ma che senso ha parlare solo di questo? Si dovrebbe invece aprire un serio dibattito sulle vere ragioni che hanno condotto a questo deprecabile revanscismo ed iniziare subito ad elaborare idee, progetti e strategie alternativi.
Se ne potrebbe concludere che la crisi delle democrazie liberali non è un meteorite piovuto dal cielo, bensì il prodotto dell’insipienza e dell’assenza di carisma delle compagini che hanno governato negli ultimi decenni, provocando con la loro vaghezza di intenti e una sostanziale distanza dalle istanze del ceto medio e delle classi disagiate, la crisi della democrazia rappresentativa.
Di qui, quell’irresistibile desiderio di uomini soli al comando, nei quali identificarsi, sotto il segno di un rapporto diretto tra Capo e Popolo che svilisce il sistema dei contrappesi e degli organi di garanzia, cuore pulsante di ogni autentica democrazia.

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