Ogni scampolo è per l’artista una pennellata maneggiata con una precisione chirurgica, un’abilità che si manifesta nelle nette campiture che plasmano le figure. Attraverso la sapiente congiuntura dei tessuti su un supporto molto leggero, la bidimensionalità si trasforma in tridimensionalità e la luce danza sulle forme, scolpendole in un gioco di chiaroscuri.
Se da una visione generale di ogni suo lavoro si passa all’osservazione dei singoli dettagli, ci si accorge di come si passi dal figurativo all’informale. Ecco dunque apparire immagini suggerite dalla fantasia e dal repertorio visivo e di ricordi di ciascuno di noi, grazie ai chiaroscuri e alle diverse consistenze e caratteristiche dei tessuti, accoppiati secondo scelte espressive ben precise. Questo è il “pianeta delle stoffe” di Stefano Bressani, dove ogni pezzo trova il suo posto in un universo di colori e forme.
L’elemento che più si distingue nella poetica dell’artista e che, soprattutto, è funzionale al racconto è il “chiodo”, che interrompe le superfici portando l’attenzione verso un messaggio più profondo. Più della tecnica, del colore e delle forme, sono i concetti a emergere dalle sue opere: l’ecologia, il riuso creativo di contro al fast fashion e i pericoli, l’oscurità che si annida nel web. In un’era in cui siamo sommersi da una moltitudine di informazioni, l’arte di Stefano Bressani ci invita a riflettere sull’oscurità e sulla velocità a cui siamo costretti a adattarci nella vita di tutti i giorni, quasi oltre i limiti dell’umana sopportazione.
L’artista offre una “nuova personalità” ai supereroi della nostra infanzia: una personalità che potremmo definire “deformata”, secondo la tradizione “chibi” dei manga giapponesi. Occhi grandi, teste sproporzionate, sguardi al tempo stesso dolci o ammiccanti: trasformazioni a cui la “cultura dell’immagine” a volte spinge anche noi stessi. Da “super” si passa a “hyper”, in una sorta di forzatura che trasforma i supereroi in figure eternamente giovani, intrappolate in una realtà ben diversa da quella dei racconti da cui provengono.
Le opere di Bressani catturano gli sguardi, invogliando prima il tatto e poi solleticando tutti i sensi. Ogni dettaglio è curato con attenzione, creando un’esperienza multisensoriale che va oltre il semplice atto dell’osservare.