BIOGRAFIA DELL’ AUTORE
Franco Piccinini è nato ad Asti nel 1954. Esercita la professione di medico di
famiglia a Siziano, dove risiede con la moglie. Lettore appassionato di fantascienza e
di divulgazione scientifica fin dall’infanzia, ha iniziato come tanti leggendo i romanzi
di Verne e Wells: “20000 leghe sotto i mari, Dalla Terra alla Luna, Viaggio al centro
della Terra, L’uomo invisibile, L’isola del dottor Moreau, La guerra dei mondi, La
macchina del tempo” e così via. Poi ha scoperto la fantascienza moderna attraverso i
romanzi per ragazzi di Robert Heinlein come “La tuta spaziale” e “Pianeta rosso”.
Attualmente può vantare una biblioteca personale di circa 10000 volumi divisi fra
fantasy, horror, fantascienza e divulgazione scientifica. Ha pubblicato il suo primo
racconto “Ritorno a Liberia” sulla rivista “Robot” a 25 anni. Ha ripreso a scrivere
dopo una pausa di oltre vent’anni, trasformando il vecchio racconto in un romanzo
dallo stesso titolo. Successivamente ha pubblicato racconti, articoli e saggi su varie
riviste e antologie. La sua firma figura sulle riviste Robot, Futuro Europa, Nova SF,
Quasar, Hypnos, IF Insolito & Fantastico. Dal 2008 è membro della WORLD SF
ITALIA, organizzazione internazione di scrittori e addetti ai lavori della fantascienza,
fondata in Inghilterra da Harry Harrison e in Italia da Ernesto Vegetti.
La Casa Editrice Elara ha pubblicato il suo saggio “Scienza medica e fantasie
scientifiche”, sui complessi rapporti scientifici e letterari tra fantascienza e medicina.
Edizioni della Vigna ha pubblicato invece due antologie con il meglio dei suoi
racconti “Tutti i colori del Fantastico” e “Gotico pavese”. Sempre per Edizioni della
Vigna è uscita nel 2016 una nuova edizione, riveduta, corretta e ampliata, di “Scienza
Medica e Fantasie Scientifiche” dal titolo “Da Frankenstein a Star Trek”. Mentre è
uscito un romanzo distopico sul futuro dell’Europa dal titolo “Il tempo è come un
fiume” in ottobre 2019. Di recente è tornato anche alla saggistica, pubblicando con
Odoya una serie di volumi sulla narrativa fantastica in collaborazione con Claudio
Asciuti, Luca Ortino e Roberto Chiavini, oltre a “Mondi sotterranei e storie della Terra
Cava” per Edizioni Scudo.
Premi:
è stato finalista al Premio Italia per la Fantascienza e al Premio Vegetti per il saggio
“Scienza medica e fantasie scientifiche”; ha vinto due volte il premio della
rivista “IF” dell’editore Solfanelli per il miglior racconto; nel 2018 la nuova versione
del saggio “Scienza medica e fantasie scientifiche” ha vinto il premio Vegetti per la
saggistica; è stato insignito nel 2017 del premio “Città di Varzi” (secondo
classificato) per “C’era una volta un contadino” un racconto di memorie ambientato
in Oltrepò.
INTERVISTA ALL’ AUTORE
Ci parli della sua passione per la scrittura.
Sono stato un lettore appassionato e vorace praticamente da sempre. Credo che tutti quelli che fanno così prima o poi sentano il bisogno di scrivere qualcosa in prima persona. Io ho cominciato presto: il primo tentativo riuscito avvenne al liceo e già allora era un racconto di fantascienza, che arrivò secondo a un concorso, dietro a Tiziano Sclavi. Sclavi era a scuola con me, ma avanti di un anno. Considerata la sua carriera successiva, direi che un secondo posto è più che onorevole. Poi ho smesso, rendendomi conto che mi mancava l’esperienza. Un altro racconto uscì presso Armenia nel 1979, ma scrivo con regolarità solo dal 2009, compatibilmente con il poco tempo libero che mi lasciava la mia professione di medico.
Come nascono i protagonisti dei suoi libri.
A questo non so rispondere. In genere prima accumulo idee per un romanzo, poi le assemblo in un insieme coerente e, a quel punto, il protagonista più adatto si presenta quasi da solo, come conseguenza della trama. In “Ritorno a Liberia”, il mio primo romanzo, il protagonista è un mercenario, che le circostanze portano a schierarsi con chi in realtà doveva combattere. Questo mi consente di esplorare vari popoli alieni, la loro civiltà, la loro mentalità, la loro interazione con l’umanità, eccetera. In “Il tempo è come un fiume” invece protagonista è un poliziotto del prossimo futuro, perché le sue indagini mi permettono di esplorare i vari strati di una società europea sempre più complessa, sempre più multietnica e multiculturale, in un mondo sempre più sovrappopolato e privo di risorse.
Quali sono le tematiche che tratta nei libri che ha scritto?
Quando mi occupo di fantasy e horror cerco sempre una ambientazione il più possibile realistica e nostrana. Se scrivo di fantascienza, cerco di inserire una previsione ragionata del futuro e di lanciare alcuni ammonimenti per quanto riguarda temi come i cambiamenti climatici, la sovrappopolazione, l’inquinamento. In generale cerco di approfondire le responsabilità degli scienziati e ricercatori nei confronti della società, ma senza schieramenti ideologici pregiudiziali. Amo la scienza: è il suo uso senza regole che mi fa a volte paura. Mi rendo conto che oggi sono tematiche poco gradite. Ma un buon romanzo o racconto di fantascienza raramente diventa un “best seller”. In compenso, può essere un “long seller”: oggi scrittori come Asimov, Dick, Herbert sono più letti di quando erano vivi e le loro idee più innovative cominciano solo ora a essere apprezzate dal grande pubblico. A distanza di cinquanta o sessant’anni. Non so quanti possano dire altrettanto.
La cultura oggi
Domanda molto impegnativa. La cultura è importante e continua ad esistere, questo senz’altro. Ma c’è un generale arretramento. Credo che a qualcuno questa situazione faccia comodo, ma non voglio evocare complotti, anche se di sicuro le persone meno preparate sono più facilmente ingannabili. Isaac Asimov ha scritto un famoso saggio sul moderno “culto dell’ignoranza”, alimentato dai politici e da una parte della stampa. Scrisse sulla rivista Newsweek del 1980 facendo rilevare come vi fosse, cito testualmente, “una vena di anti intellettualismo, generata dal falso mito che la democrazia debba condurre ad un’eguaglianza ad ogni livello e nella quale l’ignoranza di uno equivalga al sapere e alla conoscenza altrui”. Penso che stiamo entrando in questa fase. Riflettiamoci su: davvero pensiamo che una legge scientifica possa essere decisa con un voto a maggioranza?
L’intelligenza artificiale nei testi e nella cultura?
Che cosa porterà secondo lei?
Se non è ben gestita, potrà fare dei bei disastri. Torniamo al concetto di Asimov di culto dell’ignoranza. Già oggi la gente legge di meno, preferendo servirsi di immagini e suoni, fruibili in modo più diretto. Ma il rischio è che alcune parti della mente, prive di allenamento, perdano di efficacia. Oggi una IA può imitare perfettamente la scrittura di un essere umano, attingendo a un enorme database di informazioni precedenti, ma non sembra ancora in grado di un pensiero creativo originale. Ci arriveremo? Probabilmente sì, ma non so se esserne contento. E poi le IA possono manipolare la realtà in molti modi, talvolta senza nemmeno l’intervento di un umano che dia loro l’input iniziale. Quest’anno gli Inglesi celebrano Orwell con l’emissione di una moneta da due sterline, che reca l’immagine dell’occhio del Grande Fratello, ma non mi sembra che abbiano molto compreso Orwell e le implicazioni del suo “1984”. Dobbiamo stare attenti, o arriveremo presto a una situazione in cui il “bis pensiero” e la perenne riscrittura della storia e della cultura saranno realtà quotidiane.
Lei ha scritto diversi articoli scientifici, la sua opinione sul progresso tecnico-professionale.
Credo che il prossimo futuro ci riserverà delle belle novità in alcuni campi della medicina. Penso alle neuroscienze, da cui mi aspetto progressi sostanziali per alcune malattie degenerative, dall’Alzheimer al Parkinson, dalle paresi alla sclerosi multipla (e qui l’interazione del cervello con l’informatica e le IA si rivelerà fondamentale). Anche la ricerca oncologica sta facendo grandi passi in avanti, grazie alle nuove tecniche come quella del RNA messaggero e degli anticorpi monoclonali. Pure la cura di alcune malattie virali, dopo la sconfitta di epatite virale e AIDS, è avviata a progredire in fretta. Sono però deluso dalla mancanza di interesse della ricerca verso alcune malattie epidemiche che ancora affliggono gran parte del pianeta, come la malaria, o la lebbra. Sembra che le aziende farmaceutiche siano poco interessate, dato che non ci vedono un ritorno economico sufficiente. Toccherebbe quindi alla ricerca pura, finanziata dagli stati attraverso le università pubbliche. Peccato che per nessun politico (di destra, di centro o di sinistra) la ricerca sia mai stata una priorità. C’è sempre qualcosa di più importante o di più urgente in cui mettere il denaro.
Cosa manca nella scrittura oggi?
Si pubblicano centinaia di libri all’anno, ne esce quasi uno al giorno. E lo so bene che anch’io ho dato il mio piccolo contributo. Con un’offerta così vasta, si può dire che non manca niente, ma il rischio è che i testi più importanti vadano dispersi in un mare magnum di libri più o meno inutili. Nelle offerte editoriali di oggi manca forse un po’ di più la poesia, che ha un suo pubblico affezionato ma è un genere più difficile da praticare e meno amato dal lettore comune.
Dove possiamo trovare i suoi libri?
La maggior parte è ormai esaurita e non vedo all’orizzonte nuove ristampe. Ma per alcuni ci si può rivolgere direttamente agli editori, come Tabula Fati di Chieti e Profondo Rosso di Roma. Ultimamente collaboro con Edizioni Scudo di Bologna, che però stampa e distribuisce solo tramite Amazon. Si può contattare su internet Amazon stesso oppure l’editore. Ma niente vieta di rivolgersi al proprio libraio di fiducia che provvederà a procurare i libri, se disponibili.
Che consiglio si sente di dare ai nuovi autori?
Nessuno in particolare. Trovino da soli la propria strada. Magari prima leggano tante cose diverse, in modo da accumulare esperienza. Sono in pochi a nascere con il dono innato della scrittura creativa. Io prima ho studiato e letto tanto, solo dopo mi sono messo a scrivere. Il giovane Ray Bradbury si obbligava a ribattere a macchina i racconti che gli erano piaciuti, in modo da poterli studiare parola per parola.
Progetti futuri.
Un volume saggistico sugli scrittori più famosi che hanno fatto la storia di Urania e una antologia collettiva, che sto curando e a cui tengo molto. Si tratta di dieci storie western, ma viste con l’occhio del fantastico, della fantascienza e dell’ucronia. Saranno accompagnate da una serie di annotazioni sulla storia d’America e sui principali scrittori della Frontiera. È già pronta e spero che l’editore prima o poi mi dia il via per la pubblicazione.
Di Manuela Montemezzani