Marisa Rampin, come accennato in altri articoli, si è esibita domenica, al teatro Cagnoni, in circa due ore di risate, improvvisazioni e riflessioni, nonché qualche brano che, in italiano e in dialetto locale, ha fatto sorridere anche chi, proveniente dal Sud e dall’estero, non conosceva il significato di alcune parole. Il risultato è stato comunque soddisfacente: la “Divina” faceva ridere con la mimica facciale, i suoi acciacchi e qualche gesto, come l’imitazione delle ballerine di flamenco.
La sua biografia è già stata pubblicata, nell’invitarVi a teatro: questa è una riflessione sulla prima cabarettista nazionale, che, a detta dei suoi colleghi, in particolare dalla sua fedele Rita Bacchilega, che l’accompagna con il pianoforte, è una forza che travolge e ti “incolla” al palcoscenico!
Marisa Rampin nasce a Padova, prima di innamorarsi del cabaret, ha una importante esperienza canora. Ai suoi esordi, dopo la partecipazione al concorso “Due voci e una canzone” indetto dalla RCA in collaborazione con la rivista “Sorrisi e canzoni”, inizia la sua carriera televisiva e poi teatrale con la Compagnia di Domenico Modugno. Un percorso di vita artistica e personale intensa ma vissuta sempre con intelligenza e ironia che Marisa racconterà e canterà sul palco a partire dal proprio dialetto d’origine.
Giovanna, la direttrice artistica nonché nota cantante e ospite a Tv2000, con il collega, Alessandro Paola Schiavi, ha selezionato questo genere, non diffuso nella provincia di Pavia, perché anche i più giovani ne comprendessero il valore: “cabaret” è: cantare, ballare e monologhi, che abbiano un impatto sul pubblico, con il quale interagire.
La parola “cabaret” deriva dal francese cabarè, che vuol dire vassoio, volgarizzata poi in cabaret dove acquista anche il significato di osteria, taverna, sino a conformarsi in locale notturno con spettacoli di varietà.
Consiglio a qualsiasi persona di godersi una serata di questo genere: dimenticatevi il politically correct, non si offende, si cerca di scherzare, spesso su se stessi. La comica ha intonato una commovente, sì, perché ti commuovi, come nella scena di Aldo, Giovanni e Giacomo, anch’essi conosciuti al celebre Derby, “Luci a San Siro”!
Una battuta che mi ha colpita e che ha ribadito sul palco: “Padova mi ha dato i “natali”, Milano le “Pasque”. La sua tonalità è un simpatico mix veneto-milanese, il sorriso è di una ragazza che ha avuto la fortuna di conoscere i Big della televisione italiana e che, in compagnia della sua fida pianista, da quarant’anni, coinvolge o, meglio, “stravolge” il pubblico e si scioglie quando, come domenica, ha l’audience più genuina: i bambini!
“Sei già stata in Oltrepò Pavese”?
“Sì, molti anni a Valverde” e, a teatro, scherzavo sull’emozione di arrivare a “Godiasco”: se vogliamo tradurre alla lettera, anche assistere a scenette rilassanti quanto imprevedibili, è un “godere” e il Teatro Cagnoni, offre altri pomeriggi fino ad aprile!
“Credevo, speravo, invece…” è il titolo del suo monologo: gli spettatori non aggiungono invece: credevano bene e le risate risuonavano, con gli applausi e qualche “coro da stadio”, che ci ha invitato a fare proprio lei, la “Divina”!