Due Chiacchiere con l' Arte

Marta Rutigliano , SCRITTRICE

Sinossi

Innamorarsi delle cose sfavillanti d’essere è un saggio che nasce dall’esperienza di
Marta Rutigliano, docente di lettere con trent’anni di insegnamento alle spalle, e dalla sua
ricerca sulla didattica immaginale, un approccio che coniuga sensibilità estetica,
coinvolgimento emotivo e conoscenza.
Il libro non è un semplice manuale, ma un viaggio attraverso un modo di insegnare e
apprendere che risveglia mente, cuore e sensi. L’autrice invita docenti, studenti e
appassionati di cultura a riscoprire lo sguardo incantato sulle cose, a trasformare la lezione
in un’esperienza che attiva l’immaginazione e crea connessioni profonde con il sapere.
Lungi dall’essere un metodo rigido, la didattica immaginale si presenta come una pratica
fluida, capace di adattarsi a contesti diversi e di rispondere alla crescente sfida della
disattenzione e della noia nelle scuole.
Attraverso riferimenti alla letteratura, alla filosofia, all’arte e alle neuroscienze, l’autrice
mostra come il sapere non sia un accumulo di nozioni, ma un’esperienza che ci modifica
dall’interno. Le pagine del libro intrecciano teoria e racconti di esperienze in aula,
dimostrando come le immagini, le narrazioni e i simboli possano essere strumenti potenti per
risvegliare desiderio e curiosità, anche in chi ha perso ogni motivazione ad apprendere.
Il libro è diviso in capitoli che toccano vari aspetti della didattica immaginale: dalla centralità
dei dettagli alla costruzione di una relazione autentica con il sapere, dal potere delle
metafore e delle storie alla necessità di sviluppare una sensibilità estetica e simbolica
nell’educazione. Non manca uno spazio per riflettere sulla condizione attuale della scuola e
sulle sfide che gli insegnanti devono affrontare, tra burocratizzazione e standardizzazione
del sapere.
L’obiettivo di Innamorarsi delle cose sfavillanti d’essere è riportare nella scuola il piacere
della scoperta, ridare corpo alla conoscenza e restituire all’insegnamento la sua dimensione
poetica e trasformativa. Il libro è un invito a educare non solo la mente, ma anche la
capacità di meravigliarsi, sentire, immaginare, affinché l’apprendimento non sia
un’operazione meccanica, ma un’esperienza che lascia il segno.

BIOGRAFIA

Marta Rutigliano, laureata in Lettere e in Filosofia, insegna da trent’anni nella scuola
secondaria, attualmente al Liceo Artistico di Piacenza. Autrice della raccolta poetica Di
quando Alatiel riebbe la parola, del romanzo Un’estate fa (entangled) e del saggio Economia
come legge della casa, ovvero l’abitare economico de I promessi sposi, ha sempre
intrecciato la ricerca letteraria con una riflessione sul senso dell’abitare il mondo.
Nel suo libro Innamorarsi delle cose sfavillanti d’essere ha sviluppato il concetto di didattica
immaginale, un approccio che unisce la dimensione sensoriale e intuitiva alla conoscenza,
coinvolgendo mente, cuore e corpo. Attraverso la narrazione, le immagini e la simbologia,
mira a trasformare la scuola in un’esperienza viva, capace di risvegliare immaginazione e
senso critico.

 

INTERVISTA ALL’ AUTRICE

 

Quando è nata la sua passione per la scrittura?

La scrittura è sempre stata per me un modo di pensare il mondo e di abitarlo. Non ho mai separato il desiderio di comprendere dal bisogno di raccontare, perché scrivere non è mai stato un atto di semplice espressione, ma una forma di conoscenza che prende forma attraverso le parole. È un atto di esplorazione, un continuo dialogo tra il visibile e l’invisibile. Non esiste distrazione quando ci si fa, un po’ per volta, sognatori, poeti, mistici, artisti. Scrivere è un viaggio continuo, fatto di incontri imprevisti con paesaggi che prima non si sapeva nemmeno di poter vedere, sentire, toccare.

Un libro che può essere definito anche ‘trattato’, con protagonista la scuola. Cosa possiamo dire della scuola oggi?

La scuola oggi è in una fase critica. Troppo spesso si confonde l’educazione con l’addestramento, riducendo la conoscenza a un insieme di competenze quantificabili. Il tempo della scuola si è compresso, le lezioni vengono scandite da ritmi frenetici e lo spazio per la riflessione si riduce sempre più. Si passano ore ed ore in aula per portare a casa briciole rinsecchite di contenuti che dovrebbero servire a sviluppare competenze per la vita, eppure spesso ciò che resta è solo un accumulo di informazioni scollegate, prive di senso e di radici nel vissuto degli studenti.

Cosa si può cambiare della scuola?

Più che riformare la scuola con nuove regole e programmi, dovremmo cambiare lo sguardo con cui la pensiamo. Serve una scuola che insegni a vedere, a percepire, a immaginare, non solo a eseguire. Nell’educazione si continua a considerare il tempo come una sequenza rigida, suddivisa in segmenti prefissati, invece il tempo della conoscenza è tutt’altro. Dovrebbe potersi espandere e contrarsi in base alle necessità dell’apprendimento e dell’esperienza interiore degli studenti, senza l’ansia della misurazione e del risultato immediato.

L’analfabetismo nel 2025? Lo vedo ancora molto presente, secondo lei perché?

L’analfabetismo oggi non è solo l’incapacità di leggere e scrivere, ma è anche un analfabetismo simbolico e critico. Leggere senza comprendere, accumulare informazioni senza saperle connettere, vivere immersi in un flusso di dati che non si traducono in conoscenza: questa è la nuova forma di analfabetismo. La capacità di leggere in modo profondo e riflessivo è fondamentale non solo per l’apprendimento scolastico, ma anche per lo sviluppo di una cittadinanza consapevole, eppure questa capacità si sta indebolendo, non perché manchino gli strumenti, ma perché manca il tempo e l’abitudine a un pensiero che sappia rallentare, fermarsi, approfondire. A questo si aggiunge un altro tipo di analfabetismo, meno visibile ma altrettanto pericoloso: l’analfabetismo emozionale e simbolico, l’incapacità di leggere il linguaggio del cuore e delle immagini che danno senso alla nostra esistenza. Sempre più spesso fatichiamo a dare un nome alle nostre emozioni, a interpretare i segni del mondo interiore e a tradurli in un’esperienza di consapevolezza profonda. Inoltre l’incapacità di mettersi nei panni altrui, di cogliere le sfumature di un volto, di un gesto o di una parola ci rende sempre più isolati, incapaci di costruire legami autentici e profondi.

Mentre prima si incentivava la cultura e la scuola dell’obbligo per tutti, abbiamo cambiato rotta secondo lei a livello politico e sociale?

Sì, e la direzione è preoccupante. L’idea che l’istruzione sia uno strumento di emancipazione si sta indebolendo e la scuola rischia di diventare un luogo in cui si preparano ‘risorse umane’ più che persone pensanti. Si è diffusa la convinzione che l’apprendimento debba essere ridotto a una serie di abilità tecniche e cognitive misurabili, funzionali al mercato del lavoro. In questo modo si perde il valore più profondo dell’educazione, che è quello di formare cittadini critici, capaci di interpretare e cambiare il mondo e non solo di adattarsi ad esso.

Quanto l’avvento dei social ha cambiato il pensiero comune riguardo alla cultura?

I social hanno trasformato il nostro rapporto con la cultura, rendendola più accessibile, ma spesso anche più superficiale. La velocità con cui consumiamo contenuti ha ridotto la nostra capacità di soffermarci . Le notifiche costanti da app di messaggistica, email e social media interrompono di continuo l’attenzione, rendendo difficile mantenere una concentrazione prolungata su un testo complesso. Il sapere è diventato frammentato, consumato in piccole dosi rapide, quasi mai metabolizzato davvero.

Perché ha voluto scrivere questo libro?

Questo libro nasce dal desiderio di restituire profondità all’educazione e di riconnetterla con ciò che nella nostra esperienza resta spesso invisibile, ma non per questo meno reale. L’idea ha preso forma durante il corso di Ermeneutica della formazione e pratiche immaginali tenuto dal professor Paolo Mottana all’Università di Milano-Bicocca, un’esperienza che mi ha confermato quanto l’educazione possa (e debba) essere una via di accesso a una percezione più ampia della realtà. Un’educazione che non si limiti a trasmettere nozioni, ma che sappia allenare lo sguardo a cogliere il vuoto e il pieno del mondo, a riconoscere nella realtà una germinalità possibile e la genesi dell’innovazione.
Nel libro si intrecciano le suggestioni di tre grandi pensatori che hanno guidato il mio percorso: Carl Gustav Jung, James Hillman e María Zambrano. Jung ci insegna che l’Anima è un ponte tra l’individuo e l’inconscio collettivo, un canale attraverso cui archetipi e simboli emergono nella coscienza, trasformando la nostra percezione del mondo. Hillman ci invita a non ridurre l’immaginazione a semplice fantasia, ma a riconoscerla come una vera e propria facoltà conoscitiva. Zambrano, infine, ci ricorda che il sapere autentico è quello che scaturisce da viscere innamorate, un sapere che è pacificazione e anelito, soddisfazione e fiducia, capace di renderci di nuovo vicini, partecipi.
Queste riflessioni mi hanno portata a concepire la scuola come un luogo in cui si dovrebbe imparare a vedere, non solo a sapere. Troppo spesso l’educazione viene trattata come un processo di addestramento, mentre dovrebbe essere un’esperienza trasformativa.

A che pubblico si rivolge?

A tutti coloro che sentono che la scuola e la cultura meritano di più. Insegnanti, studenti, appassionati di conoscenza, ma anche chiunque voglia riscoprire il senso profondo dell’apprendimento.

Progetti futuri?

Sto lavorando a nuovi progetti di ricerca sulla didattica immaginale e sulla letteratura e mi piacerebbe ampliare il discorso avviato in questo libro, approfondendo il rapporto tra immaginazione e formazione. Inoltre uno dei progetti a cui tengo particolarmente è la realizzazione di un manuale di letteratura che finalmente restituisca il giusto spazio alle autrici, senza relegarle a note a margine o sezioni isolate. La letteratura non è mai stata solo maschile, eppure il canone continua a raccontarla così. Sarebbe ora di restituire una narrazione più completa, più autentica, capace di includere voci che per troppo tempo sono state silenziate o marginalizzate.

Dove possiamo trovare il libro?

Il libro per ora è disponibile online. Maggiori informazioni saranno fornite sui miei canali ufficiali.

 

Di Manuela Montemezzani

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