Il 14 gennaio 2025, il presidente della Repubblica Argentina, Javier Milei ha emanato un decreto per l’introduzione di una nuova classificazione dei disabili intellettivi, in modo da poter così meglio distribuire le risorse per le pensioni di invalidità. L’ente interessato è la Agencia National de Discpacidad (ANDISS), i cui criteri classificatori, prima del decreto, erano concordi con la Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità, approvata dall’ONU nel 2008.
La decisione del presidente Milei ha scatenato un vivace e notevole dibattito. Vengono reintrodotte datate (e ormai superate) classificazioni diagnostiche quali quella di ritardato mentale suddivisa in: idiota, imbecille e debole mentale. Non ritengo interessante addentrarmi nello specifico ed esplicitare i criteri del decreto, per me la parte maggiormente inquietante è l’allegato in cui si riscontra una vera e propria bizzarria: in alcuni casi la diagnosi non richiede la consulenza di uno specialista in quanto i parametri risultano a tutti evidenti.
Dato che le pessime pratiche sono spesso mal copiate e adottate, preferisco correre ai ripari e fornire ai lettori italiani alcune nozioni per poter effettuare quelle che il decreto definisce diagnosi evidenti.
In genere i termini della psicopatologia psichiatrica sono nati verso la seconda metà del 1800. Come ben noto all’epoca la scienza aveva una impostazione positivistica, quindi le definizioni non lasciavano adito a dubbi, esse erano: certe, perentorie ed assolute. Va precisato che questo paradigma scientifico ha avuto un illustre predecessore: Carl Nilsson Linnaeus meglio noto come Linneo. Egli aveva elaborato un sistema classificatorio straordinario e notevole, introducendo nel 1753 la nomenclatura binomiale. Partendo da premesse aristoteliche la nomenclatura linneana divideva gli esseri viventi in genere e specie, catalogando quasi tutto ciò che a livello botanico-biologico era presente all’epoca.
Le classificazioni psichiatriche riprendono questa impostazione, forse aggiungendo un eccesso di razionalità illuminista. Il metodo consisteva nel separare e isolare i fenomeni mediante acute osservazioni e descrizioni, ma questa è stata definita da James Hillman psicologia priva di anima, in quanto i termini venivano usati spesso a seconda delle predisposizioni dei medici.
Ritornando a Linneo, va precisato come le teorie a cui egli faceva riferimento fossero del tutto errate. Egli credeva che gli esseri viventi fossero stati generati da Dio “nel giorno della creazione” e da allora non si fossero modificati. Per dimostrare i clamorosi abbagli di Linneo fu necessario attendere Charles Darwin e la teorie dell’ evoluzione, l’origine della specie (1859) e la scoperta dell’”essere” ornitorinco (1799), un animale anfibio, mammifero che deponeva le uova e che non rientrava in nessuna delle categorie teorizzate da Linneo.
Agli inizi del Novecento ad Alfred Binet fu chiesto di capire quali fossero gli studenti bisognosi di aiuto in Francia. Con la collaborazione di Simon crea la prima scala di misurazione dell’intelligenza. La scala sarà poi modificata e darà vita al famoso “test di intelligenza” attualmente denominato WAIS IV (nata nel 2003 in U.S.A e tradotta nel 2013 in italiano). I termini utilizzati all’inizio del 1900 per descrivere il ritardo mentale erano i seguenti: idiota, imbecille, stupido. Ne spiegheremo l’etimologia e il significato qui di seguito.
Idiota:“idiōtēs”, in antichità significava “persona priva di competenza” o “persona comune”. Nella Grecia antica, veniva utilizzato per indicare chi non era coinvolto nella vita pubblica e politica, ma viveva una vita privata e si occupava solo di sé stesso. Il contrasto era effettuato ovviamente con gli uomini pubblici i quali erano: “buoni, bravi e intelligenti”.
Imbecille: in origine voleva semplicemente dire ‘debole’ ‘fiacco’ fa trasferire una ipotetica debolezza fisica ad una mentale/psicologica, da qui deriverà successivamente il termine debole di mente.
Ritengo interessante ripotare le opinioni di due medici francesi riguardanti idioti ed imbecilli. Per Paul Sollier gli idioti risultano malati “addestrabili” mentre gli imbecilli sono ritenuti degenerati e incapaci. Di opinione differente Voisin, il quale riteneva l’idiota un infermo che deve essere completamente assistito poiché non sa provvedere alle sue necessità, mentre l’imbecille, per quanto maldestro, turbolento ed incapace, può essere considerato un elemento attivo della società.
Presumo che sia noto a molti che stupido deriva da stupore, ma l’accezione medica ne ha cambiato il significato.
Con il trascorrere del tempo queste tre parole (unite ad altre) si sono spesso trasformate in insulti. Nella storia dei termini discriminatori, solamente il vocabolo anglosassone Queer, in origine voleva dire strambo e strampalato è riuscito a trasformarsi in una parola che ha perso la sua connotazione negativa per diventare termine identità e bandiera di un movimento, quello LGBTQ.
In Italia, a partire dagli anni 1970, grazie alla commissione Falcucci e a varie leggi, saranno mutati i termini per indicare disabilità, introducendo la parola handicap (mancanza), ma anche questo sostantivo diventerà presto un insulto. Non mi soffermo sulla legislazione relativa alle persone disabili, in quanto nel nostro paese sono stati emanati 414 atti, l’ultimo il 7431 del 2024 del MIM (ministero dell’Istruzione del Merito).
Il filosofo Ludwig Wittgenstein affermava che il linguaggio crea il mondo. A mio avviso non sono fondamentali le parole utilizzate, ma l’intenzione che ne sta dietro. Se il desiderio è di migliorare le condizioni di chi soffre, ogni modifica è ben accolta. Dedicarsi alle persone con disabilità è complicato, servono competenze, esperienza, continui confronti e capacità notevoli. La parte diagnostica consiste solo nella fase iniziale di un lungo percorso.
I portatori di disabilità e tutte le persone fragili vanno comprese e aiutate inserendole appieno nel loro contesto di vita. I decreti emanati in Argentina appaiono avere componenti di forte discriminazione, bisogna essere attentissimi e non permettere alcun cedimento, altrimenti ritorneremo ad un tremendo ed oscuro passato come accaduto nel 1920, anno in cui lo psichiatra Alfred Hoche e il giurista Karl Binding pubblicarono il libro “L’autorizzazione all’eliminazione delle vite non più degne di essere vissute“.
In Europa dell’est, all’epoca della guerra fredda era stata coniata la seguente malattia:
Schizofrenia strisciante, ovvero una sindrome in cui frequentemente idee “su una lotta per la verità e la giustizia” sono elaborate da personalità con struttura paranoica. Un aspetto caratteristico è la convinzione del paziente di essere nel giusto, l’ossessione di asserire i propri diritti negati e l’importanza di questi sentimenti per la personalità del paziente.
Come ha scritto Paul Watzlawick “la realtà inventata costruisce effetti concreti”. Lascio che ogni lettore ne tragga le dovute conseguenze.
Chi desidera porre quesiti od esprimere osservazioni può scrivere al seguente indirizzo email: liberamenteeco@gmail.com