24 febbraio 1525: dopo cinquecento anni, Pavia la si nomina come “protagonista delle iniziative culturali”, non solo locali, che celebrano la vittoria di una battaglia, “La Battaglia di Pavia”. Essa offrì gli strumenti con i quali organizzare l’assetto politico europeo.
Il Comune di Pavia, la Camera di Commercio di Pavia e la Fondazione Monte di Lombardia hanno offerto un ricco programma di eventi, coinvolgendo il pubblico a riflettere su uno dei momenti più significativi della storia.
Nel 1524, Francesco I di Valois re di Francia prende una decisione che si rivelerà fatale: scendere in Italia, dove lo attende una battaglia destinata a cambiare il corso della storia. Francesco, all’epoca trentenne, governa uno degli stati più potenti e ricchi d’Europa, che si estende dalle Alpi ai Pirenei, dall’Oceano Atlantico al Mar Mediterraneo.
Nell’autunno 1524, Francesco marcia verso la Lombardia, accompagnato da uno dei più imponenti eserciti che la regione abbia mai visto: oltre 30.000 soldati a piedi, tra cui lanzichenecchi tedeschi, svizzeri, fanti italiani e francesi. Non mancano 2500 cavalieri pesanti e 5700 leggeri, con una sessantina di cannoni. Quando l’esercito imperiale, numericamente inferiore, vede arrivare i francesi, si ritira velocemente oltre l’Adda, abbandonando Milano ma lasciando guarnigioni in diverse città, tra cui Pavia. È proprio sotto le mura di questa città che, il 28 ottobre 1524, Francesco I decide di accamparsi.
Pavia, nel 1524, è una città ricca di storia e dal passato travagliato, che ospita circa diecimila abitanti.
La città, circondata da mura medievali, è dominata a nord dall’imponente castello visconteo, le cui stanze splendidamente affrescate ospitavano un tempo i tesori dei signori di Milano. A sud il ponte romano di pietra, ricostruito in epoca viscontea, collega Pavia al Borgo di Sant’Antonio sulla riva opposta del Ticino.
Strutture di rilievo artistico sono: la Certosa, il Parco Visconteo, al cui interno, a pochi chilometri dalla città, si trova il Castello di Mirabello, una casa di caccia edificata nella seconda metà del XIV secolo, che ospiterà Francesco I e il suo seguito durante l’assedio.
Francesco I decide di mettere sotto assedio la città di Pavia, distribuendo le forze intorno alle mura e intimando la resa, ottenendo in risposta solo un silenzio carico di sfida. I tentativi di assaltare Pavia, condotti nei mesi di novembre e dicembre, falliscono miseramente. L’inverno, il freddo pungente e la neve trasformano l’assedio in una vera e propria stretta che mette a dura prova le forze francesi.
Pavia non cede facilmente. La città è difesa da circa seimila soldati scelti, tra cui un nutrito contingente di lanzichenecchi tedeschi comandati da Antonio de Leyva, un veterano di molte battaglie al servizio di Carlo V.
Le tre settimane che seguono sono un continuo crescendo di tensione. Gli eserciti si fronteggiano in schermaglie quotidiane, incursioni notturne e piccoli combattimenti, senza che nessuna delle due fazioni riesca a imporsi.
Nell’altra sponda del fiume, l’esercito imperiale inviato come sostegno si accampa a est di Pavia, pronto per l’offensiva. È guidato da Charles de Lannoy, viceré di Napoli, da Carlo III di Borbone e dal marchese di Pescara, Ferdinando d’Avalos. Nonostante il clima rigido e le difficoltà logistiche, i generali imperiali non si lasciano intimorire e si preparano a colpire.
L’idea è quella di logorare l’esercito francese: l’ipotesi è che Francesco I, stanco di aspettare, decida finalmente di uscire allo scoperto per affrontarli in campo aperto. Il piano, tuttavia, non prevede che il re di Francia preferisca restare dietro le sue fortificazioni, contando sul fatto che il freddo, la fame e la disperazione pieghino le forze imperiali: il 24 febbraio 1525, Pavia combatte la prima battaglia con “armi” non conosciute, di cui è possibile simularne “virtualmente” l’uso alla mostra.
Con un abile manovra, il marchese di Pescara decide di spostare gli archibugieri imperiali sull’estrema destra, mirando direttamente alla cavalleria francese. I cavalieri, senza protezione, cominciano a cadere sotto il fuoco ravvicinato degli archibugieri, molti trascinati a terra dalla caduta dei loro destrieri.
Le sorti della battaglia stanno intanto volgendo a favore degli imperiali anche al centro e sulla sinistra, dove i quadrati di lanzichenecchi imperiali hanno la meglio sui francesi. La Banda Nera, pur combattendo con coraggio, viene travolta dalle forze superiori degli imperiali e quasi tutti i suoi componenti cadono nella mischia. Gli svizzeri, che fino a quel momento hanno retto, iniziano a cedere e vengono messi in fuga. Francesco I, non ha le forze necessarie: prima tenta di resistere, poi fugge,
Tre cavalieri spagnoli lo fanno prigioniero. Poco dopo, il re è condotto davanti a Charles de Lannoy, il viceré di Napoli, che riceve formalmente la resa del sovrano francese.
La mostra multimediale “La battaglia di Pavia, 24 febbraio 1525: i tempi, i luoghi, gli uomini” è stata organizzata ai Musei Civici del Castello Visconteo, è allestita in tre sale, che offrono contenuti storici con innovazione digitale: gli avatar parlanti degli imperatori Carlo V e Francesco I, le ricostruzioni animate realizzate con intelligenza artificiale, le visualizzazioni 3D di oggetti d’epoca tramite tablet interattivi e i visori di realtà virtuale offrono ai visitatori un viaggio coinvolgente e immersivo, riportandoli direttamente sul campo di battaglia.
Il progetto espositivo presenta l’opera di Mario Acerbi “L’assedio di Pavia” (1932), proveniente dal patrimonio artistico del Gruppo Intesa Sanpaolo, main partner del Cinquecentenario. Il dipinto, unica opera esposta dal vivo, contribuirà in modo significativo a una più profonda comprensione e a un più ampio apprezzamento dell’impatto della battaglia, compresi i suoi echi nell’arte italiana ed europea ai quali è dedicata un’apposita sezione della mostra.