PAVIA – La città è al collasso. I cittadini sono stufi, impauriti e, soprattutto, arrabbiati. Il degrado avanza e la microcriminalità si è fatta padrona di interi quartieri. Auto vandalizzate, parcheggi che sembrano zone di guerra, vetri spaccati e furti a raffica. L’ultimo episodio al parcheggio del Ticinello è solo l’ennesima prova di una città abbandonata a sé stessa. E l’assessore cha ha disarmato i vigili urbani cosa ne pensa?
Sì, avete capito bene: Faldini ha tolto il taser ai vigili urbani per evitare “rischi ai delinquenti cardiopatici”. Un assessore che pensa al cuore dei criminali, non a quello dei cittadini che vivono con la tachicardia ogni volta che lasciano l’auto sotto casa. Un amministratore che si preoccupa per i rischi dei malviventi ma resta freddo davanti ai vetri in frantumi e ai pugni in faccia.
E ora promette “nuove telecamere”. Ma siamo seri, le telecamere riprendono, non difendono. Filmano il disastro, non lo prevengono. La verità è che ci vuole il pugno duro serve una sicurezza da anni ’80, servono agenti sul campo con mano libera, e una politica che protegga i cittadini, non i teppisti.
UN’UNIVERSITÀ CHE TORNA CAMPO DI BATTAGLIA
Come se non bastassero i danni al patrimonio, la violenza ha invaso anche le aule universitarie. Roberto Buzzi, studente di 22 anni, rappresentante di Azione Universitaria, è stato aggredito da un branco di 4-5 individui nei corridoi del Dipartimento di Scienze Politiche. “Sporco fascista”, gli hanno urlato prima di riempirlo di calci e pugni. Un’aggressione a sfondo politico, brutale, vergognosa. L’ennesimo episodio che dimostra come in questa città la sinistra abbia perso completamente il controllo.
Anziché condannare apertamente la violenza, la giunta si nasconde dietro le versioni “romanzate” , che parlano di gelosia. Ma nessuno è cieco, quando un ragazzo di destra viene aggredito da militanti di sinistra al grido di “fascista”, il movente è chiarissimo. È odio ideologico, è intolleranza travestita da antifascismo.
PAVIA NON PUÒ PIÙ ASPETTARE
L’assessore Faldini è il simbolo pavese della sinistra debole, incapace di garantire la sicurezza urbana, che ha smantellato gli strumenti in mano ai vigili, e ora tenta di coprire le proprie debolezze ideologiche con due telecamere e qualche fototrappola. Ma qui non servono occhi elettronici, servono uomini veri. Servono pattuglie, controlli, presenza e più arresti.
Il tempo delle chiacchiere è finito la sinistra pavese ha già dimostrato di non essere all’altezza del compito. Ha lasciato le periferie in balia dei vandali, ha abbandonato i cittadini onesti, ha trasformato Pavia in una città dove si ha paura di parcheggiare, di camminare, di esprimere un’idea politica.
Chi protegge i criminali, disarma la polizia, e minimizza le aggressioni, non può restare neanche un giorno di più a guidare la sicurezza pubblica.
Dimissioni subito. O sarà la città a chiedere il conto.