Nel Partito Democratico il caos non arriva più soltanto dall’opposizione, dai sondaggi impietosi o dalle tensioni interne. Ora, a dare una spallata simbolica (e pesante) alla linea politica della segretaria Elly Schlein è il suo stesso padre, Melvin Schlein. Politologo, intellettuale, uomo con una storia personale e accademica rilevante — e con la lucidità per dire ciò che in molti, nel PD, pensano ma non osano pronunciare.
In una lunga intervista al Corriere del Ticino, Melvin Schlein ha smontato con calma glaciale e parole nette la visione della figlia sul conflitto israelo-palestinese. Un colpo durissimo, non solo per Elly, ma per un’intera corrente politica che da anni vive in una bolla ideologica, tra slogan e utopie.
“Lei ci crede. Io no.” Parole semplici, ma affilate come lame. E che fanno rumore.
Un padre che ha vissuto il Medio Oriente sulla pelle
Melvin Schlein non è uno qualunque. È un uomo che il Medio Oriente non lo ha solo studiato: lo ha vissuto. Negli anni ’60 fece volontariato in un kibbutz vicino alla Striscia di Gaza. “Dormivamo con il mitra sotto il letto”, racconta. Un’immagine che suona come un pugno nello stomaco per chi, oggi, discute del conflitto da un salotto di Milano o da un talk show romano, armato solo di buoni sentimenti e citazioni da manuale.
E mentre Elly Schlein parla di “dialogo”, “pace” e “riconoscimento reciproco”, suo padre ricorda una verità che a molti fa comodo dimenticare: la convivenza non è mai stata semplice. Nemmeno quando le armi non sparavano.
Hamas, Israele e la “realtà scomoda”
Sulla guerra scoppiata dopo i tragici attentati del 7 ottobre, Melvin non si nasconde dietro i giri di parole. Condanna Hamas, riconosce la legittima rabbia israeliana, ma accusa il governo Netanyahu di aver risposto con un’azione militare “sproporzionata” e, peggio ancora, “strategicamente sbagliata”.
“Uccidere dieci comandanti di Hamas non vale il prezzo di migliaia di vittime civili”, dice. E mette il dito nella piaga: Israele, secondo lui, sta giocando male le sue carte, esponendosi a critiche e alimentando il vittimismo di Hamas, che sulle immagini dei morti civili costruisce propaganda e consensi.
Un’analisi lucida, dura. Molto più concreta di quella che arriva dai comunicati stampa del PD.
Antisemitismo: la sinistra ha un problema (e non lo vuole vedere)
Uno dei passaggi più forti dell’intervista riguarda l’antisemitismo. E qui Melvin Schlein colpisce dritto al cuore della sinistra europea — e della sinistra italiana in particolare. “Una parte della sinistra si è unita all’antisemitismo storico. Quello della destra, che non se n’è mai andato. Era solo addormentato. Ora si è risvegliato.”
Una frase che pesa come un macigno, soprattutto detta da un uomo di sinistra, di cultura, ebreo e padre della segretaria del PD. La sinistra che abbraccia le istanze pro-Palestina senza filtri, che si inginocchia davanti a ogni protesta senza interrogarsi sulle reali radici di certe ideologie, ha — secondo lui — smarrito completamente la bussola.
E l’Europa lo sta già pagando. “I numeri degli episodi antisemiti in Francia sono impressionanti”, avverte.
La soluzione dei due Stati? “Una favola per anime belle”
E poi arriva la stoccata finale. Quella più pesante. Quella che inchioda Elly Schlein su uno dei punti cardine della sua politica estera.
Mentre la segretaria del PD continua a ribadire pubblicamente il suo sostegno alla “soluzione dei due Stati”, il padre la liquida così:
“Le ho detto: io ci credo poco. È un’ipotesi che implica un riconoscimento istituzionale da parte di una società araba che, in gran parte, non è disposta ad accettare Israele come Stato legittimo”.
Un colpo secco, che suona quasi come: svegliati, figlia mia, non stai parlando della Svizzera.
Perché una cosa è fare politica in un contesto europeo, con i riflettori puntati sui diritti, le quote rosa e l’inclusione; un’altra è confrontarsi con l’odio secolare, le guerre religiose, e le dinamiche tribali del Medio Oriente.
Ipotesi: cosa accadrebbe se Melvin fosse il leader del PD?
È lecito chiederselo. Perché Melvin Schlein, con la sua chiarezza e la sua coerenza, ha messo in ombra l’intero gruppo dirigente del partito. In pochi minuti, in un’intervista a un giornale svizzero, ha detto più cose concrete di quante ne abbia dette il PD in sei mesi.
Che succederebbe se lui fosse il segretario?
Probabilmente il partito smetterebbe di parlare per slogan, si darebbe una linea su Israele più seria, e tornerebbe ad avere un contatto con la realtà geopolitica — e non con i sogni da comizio.
Quando perfino tuo padre non ti prende sul serio
Il punto è questo. Elly Schlein è stata smentita da chi, per natura, dovrebbe essere il suo primo sostenitore. Ma Melvin Schlein ha scelto la verità. Ha preferito la lucidità all’affetto cieco. E ha dimostrato che il problema non è solo personale: è politico.
Quando la narrazione progressista si scontra con la realtà dei fatti, si sbriciola. E quando a metterla in discussione è tuo padre, non puoi far finta di niente.
