Addio Robert Redford

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di Fabrizio Uberto

Quell’America che abbiamo amato

Una persona bella. Dentro e fuori. Era questo Robert Redford, il grande attore e regista americano scomparso ieri all’età di 89 anni. Un divo che a differenza di altri, ha saputo invecchiare con equilibrio e saggezza, senza precipitare in depressioni o isterismi, in concomitanza con lo sfiorire della sua bellezza fisica.
Oltre a questo, bisogna ammettere che in molti di noi, non giovanissimi, la sua morte abbia provocato un acuto senso di nostalgia. E non solo perché la sequenza dei suoi memorabili personaggi abbia coinciso con diverse fasi della nostra vita, attivando specialmente nei maschi i ben noti meccanismi di identificazione. Ma soprattutto perché Redford incarnava un’ America, che pur con tutte le sue contraddizioni, abbiamo amato e che ora invece si è praticamente dissolta.
Era in altre parole, l’America dei sentimenti anche vulnerabili, ma soprattutto quella autenticamente democratica, con la sua attitudine auto- critica, con quella voglia di reagire e di farcela, nonostante i soprusi e gli oscurantismi.
Ebbene Redford ha ben interpretato tutto questo. Dal desiderio (represso dalle convenzioni sociali) di innamorarsi (“Come eravamo”), al riconoscimento di una comune umanità anche nei tradizionali nemici “indiani” ( “Corvo rosso non avrai il mio scalpo”), all’amara consapevolezza che persino il successo e la ricchezza possono convertirsi in impotenza e in tragedia (“il Grande Gatzby”), si può dire che il grande attore abbia incarnato una vasta gamma di pulsioni umane e americane, la vocazione al sogno, come il precipizio della delusione. Ma è stato soprattutto nell’interpretazione di Bob Woodward, uno dei due giornalisti che hanno scoperchiato il malaffare di Nixon (“Tutti gli uomini del presidente”), che Redford ci ha regalato il volto più vivido di quell’America che in molti rimpiangiamo.
Sono gli Stati Uniti che mettono in discussione se stessi, che indagano, in encomiabile sforzo di auto – critica, su quegli abusi del Potere che possono travolgere le basi stesse di una Democrazia.
Esattamente il contrario di quello che accade oggi, laddove un Presidente dall’ego ipertrofico sta celebrando, attraverso il suo dispotismo e provvedimenti lesivi dei diritti fondamentali, un’America tronfia e irriconoscibile, che rinnega la sua storia e le sue tradizioni.
Dunque oggi ricordiamo con nostalgia quell’America che abbiamo amato, pur con le sue lacune e contraddizioni, oltre che ricordare con affetto Robert Redford e ringraziarlo per le intense emozioni che ci ha regalato.

foto tratta da wikipedia

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