Con il primo sì unanime del Senato, l’Italia si avvicina a introdurre nel proprio Codice penale il reato autonomo di femminicidio. Una norma che ancora attende il passaggio definitivo alla Camera. È il riconoscimento ufficiale che, uccidere una donna in quanto donna, non è un delitto qualunque.
L’uccisione di una donna per odio, dominio, possesso o perché ha detto no a una relazione, è un crimine distinto e aggravato.
Le pene si fanno molto più rigide: tanto che, in assenza di attenuanti, la norma è che venga punito con l’ergastolo. Tuttavia, anche quando ci sono circostanze attenuanti, le condanne restano pesanti: minimo 24 anni, o 15 se le attenuanti sono prevalenti. Il messaggio è chiaro: la violenza di genere non può più trovare scorciatoie. Inoltre, è prevista la confisca obbligatoria dei beni utilizzati per i reati di maltrattamento, inclusi cellulari e dispositivi digitali. Perché oggi, il controllo e la violenza passano anche, e sempre più spesso, con l’uso della tecnologia. La norma colpisce direttamente chi utilizza questi strumenti per dominare, sorvegliare e minacciare
I minori sopra i 14 anni potranno accedere ai centri antiviolenza senza passare dai genitori. Gli orfani di femminicidio, anche nati fuori da un legame ufficiale, saranno finalmente riconosciuti e tutelati. E nei processi, chi testimonia come vittima, non dovrà più essere esposto a linguaggi e domande che ne ledano la dignità.
Sono previste campagne di sensibilizzazione, anche nelle istituzioni scolastiche secondarie di primo e secondo grado, sull’uso delle sostanze psicotrope e il rischio collegato alle aggressioni a sfondo sessuale. Le scuole, nel pieno rispetto della propria autonomia, sono incoraggiate a svolgere iniziative formative e didattiche per informare e responsabilizzare studenti e studentesse.
