
sinossi
È la storia di un viaggio virtuale, che rispecchia nel suo riposto, tante domande della vita di un
uomo nel mondo d’oggi. Come il precedente, è un libro di poesie (oltre cento), ma non solo, o
meglio, non completamente, infatti non è una semplice raccolta di componimenti poetici. Il libro,
raccoglie, a completamento della narrazione che lo lega, trenta micro-racconti che invitano alla
lettura e la contornano, suggerendoci vicende e personaggi molto particolari: “Il poeta urlante”
per esempio ci svela l’animo ribelle delle persone più insospettabili, “ Il guardatore” ovvero
colui che, osservando i luoghi e la vita intorno ad essi decide di partire per un viaggio
improbabile, “Una volta ero ancora bambino” riempie di ricordi fanciulleschi la nostra mente,
sogni che avrebbero determinato la mia e la nostra vita futura. Cito ancora: “Il signor errore”
enigmatico personaggio perdente, icona di tutti i fallimenti della vita. Tanti e tanti altri
personaggi emblematici, che costellano il fluire dei passi. Non posso dimenticare la storia di
una coppia, Libero e Carmen, protagonisti della loro vicenda amorosa e romantica, poi, “Il
martellatore di poussoirs allentati” improbabile episodio incentrato sul valore delle professioni
e sul rispetto delle altrui necessità.
Mi fermo qui. Lascio la curiosità del lettore ruotare la clessidra del tempo, di momento in
momento, per scoprire versi e vicende, che in generale racchiudono importanti interrogativi.
Ma il titolo, tratto dal verso di una delle poesie, (Tuono Harley) e così inusuale, evidenzia un
quesito: perché non pettinarsi prima di partire?Potrebbe essere: perché non è necessario. Può presupporre un viaggio molto coinvolgente per
il quale non avrai la necessità di presentarti pettinato/a alla partenza. Sarà forse un viaggio
fatto di tanti piccoli passi, un cammino importante per ricercare qualcosa di interiore.
Oppure, “non pettinarti prima di partire”, potrebbe significare: Non c’è tempo… Bisogna
assolutamente partire e al più presto… La strada ci chiama. Forse è determinante affrontare
subito le incognite e gli incontri che ci attendono per strada. L’urgenza, probabilmente
sottintesa, potrebbe essere il presupposto per vivere fino in fondo questa avventura letteraria.
Non voglio rispondere immediatamente e non in questo contesto. Lascio all’immaginazione del
lettore soddisfare, per conto proprio, il quesito posto sotto-traccia.
Il susseguirsi dei capitoli indicherà la direzione da seguire nel procedere del viaggio.
Saranno cento passi in questo mondo, percorsi lentamente, passi misurati, a comporre le figure
di un affresco, che credo affascinante e straripante dei colori della vita.
“Pitura a buon fresco” come direbbe il Vasari nel caso si trattasse di affreschi pittati, pezzo per
pezzo, giorno dopo giorno, senza mai lasciare indurire il supporto calcinoso.
Artifizi e vicende e altre figure ancora, condite, colorate e sfumate, in una “volta di pensieri ed
emozioni”, che, spero facciano pensare, ragionare, e che portino addirittura, con la loro
tavolozza di colori, alla meditazione, al pianto, o, …al sorriso.
Emozioni alterne quindi, come la poesia di solito suscita, che, quotidianamente, vengono
falcidiate dal ritmo nervoso e incalzante della vita, trincerata e insipida dei nostri giorni a
scorrimento veloce. Tappe che ricordano le fermate del tram. Un soffermarsi via via
nell’inconscio dell’emozione.
Trovare il lato mai pensato delle cose, quasi fossero funghi porcini, trofeo di una giornata fra i
boschi della nostra anima.
I versi rimontati, ricollocati docilmente nel “Lego*” spigoloso della loro poetica, ricompongono
anch’essi un suggestivo elegiaco.Arrivo infine alla meta che definirei, per la specificità del luogo, oceanica: “…non un blu
qualunque…” e mi ritrovo, dopo aver incontrato il buio del mondo, a voler celebrare la mia
personale trasformazione: la mia vita, d’ora in poi, sarà più improntata sulla scelta e il legame
che ne consegue nel dialogo con Dio. É un invito diretto al cuore, volto ad inseguire i sogni
migliori, quelli più positivi e, con ostinazione, immaginare altre vite molto simili alla nostra,
tutte là, oltre il mare, oltre il blu…
L’ultimo capitolo del libro, è propedeutico al pensiero dell’approssimarsi della fine della vita.
Impossibile perciò escludere attimi di toccante intimità dai pensieri di ciascuno.
A terminare l’elevazione “verticale” dell’uomo, c’è la sua ricerca di una dimensione superiore
che lo proietti nella “speranza”. Dovrà, secondo me, dimenticare la pochezza delle proprie
azioni, l’effimero del vivere, e utilizzare il riscatto che la poesia può contribuire a compiere, ma
solo qualora riesca a coniugarsi completamente con la sua innata, intima, ricerca spirituale.
Per il lettore potrà essere una lettura destinata alla verifica personale e al sentimento, un
lasciarsi abbracciare, magari da una emozione profonda, toccante, un viaggio che, all’arrivo,
non troverà nulla di immutato, nemmeno la pettinatura dei capelli..
Domande per le interviste:
ci parli di com’è nata la sua passione per la poesia?
La mia “mania dello scrivere” proviene da lontano. Se dovessi citare una data direi intorno al
1976 (avevo18 -19 anni). All’epoca, come succedeva di frequente, suonavo in un gruppo di
cantautori , “La Compagnia Cantautori” appunto, con la quale realizzammo parecchi concerti in giro per l’Italia. Il gruppo era formato da 7 cantautori alle chitarre e basso, un batterista e un musicista alle tastiere. Ognuno di noi portava i propri pezzi che poi venivano “musicalmente arrangiati” insieme. All’epoca venivo segnal ato come il migliore
“compositore di testi” del gruppo.
Qualche anno dopo, ognuno di noi prese strade diverse, la vita da adulti ci assorbì
totalmente. Mi ritrovai però questo “bisogno” di scrivere radicato nel mio intimo, così, continuai la mia passione in privato, scrivendo ancora , ma questa volta poesie, perché non avevo motivo di scrivere canzoni che non sarebbero più state musicate e proposte al
pubblico . Questi scritti li deposit ai nel “ cassetto”. Solo molti anni dopo nel 2020, qualcuno , che conosceva la mia produzione, mi invogliò a
pubblicare un primo libro che raccogliesse i miei testi. Fu così che pubblicai, nel 2023, “Canti di notte” la mia prima raccolta poetica con l’inserimento anche di qualche vecchia canzone.
Infatti , quel primo libro , è appunto una raccolta di scritti suddivisa in decenni , dal 1976 al 2020 circa.
All’ uscita del la raccolta , s i susseguirono numerose presentazioni e le prime vendite ,
abbastanza incoraggianti.
Dal 2020 al 2023 ritrovai l’antica carica emotiva ed emozionale , che mi spinse ad andare oltre , con un secondo lavoro , per la verità, un po’ più originale.
Raccoglie infatti 105 poesie e una trentina di micro- racconti, il tutto legato dal fil -rouge del viaggio, simulacro di quello ben più importante della vita.
“Non pettinarti prima di partire” nasce dall’idea di meditare sulla vita, le sue bellezze, ma anche i suoi guai, le scelte esistenziali, che ci portano inevitabilmente a prendere decisioni di vitale importanza. Quasi un mix di poesia e filosofia.
I personaggi che si incontrano durante questo viaggio, sono assolutamente virtuali, ma sintomatici. Non è davvero importante pettinarsi, badare al lato estetico delle cose, quando si deve affrontare la complessità del vivere. Alla fine il nostro viaggiatore si troverà di fronte al mare, dove non potrà più proseguire, e proprio là, la vita stessa, le gioie e i dolori, pretenderanno una scelta importante che possa rispondere alla domanda: “perché ho camminato fino a qui?” in sostanza “perché ho vissuto?”
poesie e musica, cos’hanno di simile e perché secondo lei abbinarle?
Non sono sempre dell’idea di abbinare poesie e canzoni. Ho scritto testi di entrambe le tipologie, e posso dire che ci sono differenze sostanziali che ne cambiano il risultato, in seguito l’ascolto e il recepimento da parte dell’ascoltatore /
lettore. La similitudine, sta soprattutto nel suscitare “emozioni profonde” in entrambi i casi.Sono un convinto sostenitore dell’idea che, se le poesie, come le canzoni, non suscitano
emozioni, se non fanno venire almeno un po’ di “pelle d’oca”, probabilmente sono un’altra
cosa: un saggio, un articolo giornalistico, un racconto, magari molto ben scr itta, ma non può essere annoverata nella categoria “canzoni/poesie”. Le diversità tra poesia e canzone, si evidenziano soprattutto nella tecnica di scrittura e nell’esigenza della canzone, di dire tutto in pochissime parole, spesso in versi rimati.
un poeta a cui lei si ispira ?
Bisognerebbe suddividere la domanda: i poeti molto amati e i poeti che mi hanno portato a scrivere con il mio “stile”.
Ho amato in gioventù i surrealisti francesi, i simbolisti, i cosiddetti “poeti maledetti”,
Rimbaud, Breton, Eluard, Aragon etc. A questo proposito presentai il mio lavoro finale per la maturità proprio sui surrealisti.
In seguito ho letto tutta la produzione di B rec ht, sia quella poetica che quella teatrale : fantastico !
Ancora oltre, ho amato tantissimo i contemporanei del secolo scorso come Montale, Pavese, la M erini etc.
Ma, in questi anni sono ritornato ai francesi , anche quelli meno conosciuti, ma di grande
rilievo e originalità , uno su tutti : Jean Marie Kerwich , oppure la bravissima e sfortunata Alicia
Galienne … autori davvero da leggere , ma dopo aver conosciuto le loro vicende personali .
di cosa parla questo libro? Quali sono le tematiche trattate?
La nostra esistenza, individuata in un viaggio, nel qu ale si incontrano persone e situazioni
variegate , di fronte alle quali bisogna ragionare e poi scegliere .
A lla fine del viaggio ci attend eranno le domande più importanti, le scelte imprescindibili.
la poesia negli anni 2025 secondo lei com’è cambiata?
In questi ultimi anni non ho visto grandi cambiamenti nello stile , nella scrittura in genere. D’altronde , nella storia della poesia precedente , a vevamo visto di tutto : l’ estrema originalità della ricerca, l’ utilizzo di grammatica e sintassi piut tosto impensabile , la ricerca ostinata di figure simboliche , senza dimenticare il manierismo a volte goffo , innaturale, all o scopo di incrociare le parole quasi in virtuos i giochi enigmistici (spesso vuoti e con scarso significato) . P er rit o rnare al precedente concetto , direi che la poesia , deve soprattutto pensare ad
emozionare, se non emoziona non viene letta e questo comporta la morte della poesia stessa. La poesia nasce proprio per portare un messaggio al mondo. In antichità veniva declamata nei pubblici ritrovi. Quando perde questa sua caratteristica non serve , è finita. Per raggiungere l’ emozione che fa scattare la passione per il testo, bisogna innanzitutto
mettere al bando la retorica vista in senso negativo ,
“ il già letto”, “ lo stucchevole” di quanto
si racconta. A questo punto, i l discorso diventerebbe molto lungo, perché non può prescindere dal messaggio intrinseco al testo, e quindi al ruolo del poeta, che è , sì , analizzatore delle vicendee delle situazioni, ma anche ispiratore di posizioni umanitarie , pacifiste, politiche , filosofiche etc.
Direi : basta ! con il p o eta visto solo come quel personaggio sofferente , che sa cantare solo di un amore per duto .
progetti futuri
Sono alla fase finale di un a nuova raccolta “ A nacronie” che avrà come sfondo il concetto di
“ Tempo” e sarà bi -lingue : italiano e francese.
dove troviamo il libro?
“ Non pettinarti prima di partire”
Richiedendolo nelle principali librerie ,
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di Manuela Montemezzani
