L’estate si avvicina, le famiglie italiane iniziano a preparare le valigie, a pianificare qualche giorno di meritato riposo dopo un anno di sacrifici. Si parte per il mare, per la montagna, per raggiungere i nonni o semplicemente per staccare la spina. Ma quest’anno, più che mai, una domanda serpeggia nei corridoi, nei gruppi WhatsApp dei condomìni, nei discorsi tra amici al bar:
“Possiamo lasciare le nostre case senza il rischio di trovarle occupate al ritorno?”

Perché sì, oggi, nel 2025, in Italia, la preoccupazione di trovare un estraneo nella propria abitazione, al rientro da una vacanza, non è più solo un’ipotesi da film o una leggenda metropolitana. È una realtà che sta emergendo sempre più frequentemente, con casi documentati da nord a sud, da Milano a Napoli, passando per Roma, Bologna, Firenze.

E in questo contesto si inserisce l’ormai celebre dichiarazione di Ilaria Salis, candidata alle elezioni europee per Alleanza Verdi e Sinistra:

“È vergognoso che ci siano case vuote e persone senza casa.”

Una frase che, se letta con lo spirito della solidarietà, suona come una denuncia sociale. Ma se interpretata in maniera letterale – e molti lo fanno – rischia di diventare una pericolosa giustificazione di pratiche illegali come l’occupazione abusiva di immobili.

Ma allora, ci rivolgiamo direttamente a voi, sindaci di sinistra:

Siete d’accordo con questa visione?
Ritenete che la presenza di case vuote giustifichi in qualche modo la violazione della proprietà privata?
Se un cittadino ha un secondo appartamento, magari frutto di anni di lavoro, o un immobile lasciato in eredità dai genitori, può essere considerato un “privilegiato da riequilibrare”? Oppure ha ancora diritto alla tutela piena del proprio bene?

Perché le vostre posizioni non sono sempre chiare.
Anzi, in molti casi sembrano essere ambiguamente tolleranti verso chi occupa, piuttosto che solidali con chi viene occupato. In tante città amministrate dalla sinistra – da Napoli a Roma, da Firenze a Bologna – i collettivi, i centri sociali, le occupazioni “temporanee ma infinite”, vengono lasciate in vita per anni, in alcuni casi persino foraggiate indirettamente tramite bandi pubblici, finanziamenti culturali, o un semplice, ma potentissimo, silenzio istituzionale.

Ma torniamo ai cittadini comuni. Quelli che pagano un mutuo, che versano ogni mese l’IMU su una seconda casa (anche se non è di lusso), che affrontano spese condominiali, bollette, manutenzioni.

Loro – la maggioranza silenziosa – cosa devono pensare?
Devono vivere con la paura che al ritorno da un weekend fuori, la loro casa possa essere stata forzata, occupata, blindata con nuove serrature, e che l’unico modo per rientrare in possesso del proprio bene sia avviare una lunga, costosa e umiliante battaglia legale?

Perché i fatti parlano. In troppi casi recenti, chi denuncia un’occupazione viene rimbalzato tra carabinieri, procura e uffici comunali. L’iter giudiziario è lento, e nel frattempo l’occupante resta lì, magari con figli, protetto da una rete di attivisti che ne fa una “vittima del sistema”.

E allora, sindaci progressisti, amministratori illuminati, vi poniamo alcune domande, semplici e dirette:

  • Per voi la legalità vale sempre, oppure solo quando conviene politicamente?

  • Cosa intendete fare concretamente per proteggere la proprietà privata, soprattutto quella delle famiglie e dei piccoli proprietari?

  • Qual è la vostra idea di equilibrio tra diritti sociali e rispetto delle regole?

  • Tollerare le occupazioni significa aiutare chi ha bisogno, o alimentare un sistema parallelo dove il più veloce a forzare una porta ha la meglio sul diritto?

  • Se un cittadino ha paura a lasciare la sua casa per pochi giorni, è ancora davvero libero in questo Paese?

Siamo tutti d’accordo nel dire che l’emergenza abitativa è reale. E che vada affrontata con strumenti seri: più case popolari, più edilizia sostenibile, incentivi per affitti agevolati, sostegno a chi è in difficoltà.

Ma finché l’unica risposta è voltarsi dall’altra parte mentre si occupa un appartamento, allora abbiamo un problema. E non è solo un problema di case. È un problema di Stato di diritto.


Pesniero Personale;

Il cittadino medio ha un’unica, semplice richiesta: essere rispettato. Sentirsi tutelato. Sapere che lo Stato è dalla sua parte, non contro.
E se in Italia oggi dobbiamo chiederci “Posso andare in vacanza senza rischiare un’occupazione?”, allora non è solo la casa a essere fragile. È la paura che incutono certi INDIVIDUI SINISTRI !

M.P.

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MARCO PILLA
Marco Pilla nasce a Pavia il 24/09/1981 da famiglia d’alta borghesia, tra i quali il nonno materno Cremonesi Vincenzo, vecchio forgiatore, dal quale apprenderà l’antica arte della manipolazione dei metalli. Sin da adolescente si distingue dai suoi coetanei per la sua capacità manuale, creando i suoi primi oggetti in ferro ,tutto ciò sempre sotto la stretta osservanza del nonno. “Da quando ero ragazzino ad oggi non e cambiato nulla sen non l’aspetto fisico, ho sempre la stessa voglia di fare e di scoprire cose nuove per questo spesso sono in volo per il mondo. Questi miei continui viaggi ,mi danno la possibilità di apprendere in continuazione informazioni che permettono alla mia persona di aumentare sempre di più il bagaglio tecnico/culturale, anche perché io credo, anzi ne sono convinto, che all’interno di ogni essere umano ci sia una sorta di libreria, e che ognuno di noi abbia il dovere di riempirla nell’arco dei suoi giorni il più possibile, per se e per le persone che lo circondano.” Iscritto nel registro dei periti araldici presso la commercio di Pavia, iscrizione n. 253 dell’11.1.2021 C.T.U. presso il tribunale di Pavia in genealogia e scienze documentarie https://www.tribunale.pavia.giustizia.it/it/Content/Ctu?professione=-1&specializzazione=110332&idCP=85691 Inserito nella sezione artisti della celebre “Tota Pulchra”, associazione di promozione sociale, nata l’8 maggio del 2016 da un’idea di Monsignor Jean-Marie Gervais, Presidente della stessa Associazione e Prefetto Coadiutore del Capitolo Vaticano. https://totapulchra.org/index.php/chisiamo/artisti/781-marco-pilla

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