Marco Pasi in arte OMILLAKOBUR , PITTORE

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Intervista a Omillakobur (Marco Pasi) www.omillakobur.com

 

L’anima dietro il colore

 

Come nasce la tua passione per la pittura?

La mia passione per la pittura nasce come un’urgenza interiore. Non è stata una scelta, ma una necessità. Fin da bambino, dalla scuola elementare ho sen to il bisogno di esprimere ciò che non riuscivo a dire con le parole. La pittura è diventata il mio linguaggio segreto, il mio modo di dialogare con il mondo e con me stesso.

Cosa provi quando dipingi?

Quando dipingo entro in uno stato di “flow”. È come se il tempo si fermasse e io potessi finalmente ascoltarmi. Provo una sensazione di libertà assoluta, ma anche di vulnerabilità. Ogni gesto sulla tela è una confessione, ogni colore è un’emozione che prende forma.

 Che stato d’animo hai quando crei?

I miei stati d’animo sono mutevoli. A volte creo spinto dalla rabbia, altre dalla malinconia, altre ancora da una gioia improvvisa. Ma sempre, in ogni opera, c’è un desiderio di verità. Di mettere a nudo l’anima, senza filtri.

 C’è un pittore o un artista a cui ispiri?

Non ho un riferimento unico. Mi sento vicino a chi ha usato l’arte come strumento di liberazione: da Bacon a Basquiat, da Schiele a Dubuffet. Ma anche ai poe , ai visionari, a chi ha osato rompere gli schemi. La mia ispirazione è più emotiva che stilistica.

Quando hai iniziato ad amare l’arte e perché?

Ho iniziato ad amare l’arte quando ho capito che poteva salvarmi. Che poteva essere uno spazio dove essere me stesso, senza dovermi giustificare. L’arte è diventata il mio rifugio, il mio specchio, la mia voce.

 Cosa pensi di trasmettere a chi vede le tue opere?

Spero di trasmettere verità. Non una verità assoluta, ma quella che nasce dal coraggio di esporsi. Le mie opere non cercano di piacere, ma di provocare, di far riflettere. Vorrei che chi guarda le mie opere si senta coinvolto, magari anche turbato, ma mai indifferente. Se riesco a smuovere qualcosa dentro, anche solo un pensiero, allora ho raggiunto il mio scopo.

 

 

 

Di Manuela Montemezzani

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