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Aids: gli anni Ottanta furono i primi a parlarne

Il fermo-immagine di una pubblicità, mandata in onda, nelle reti televisive degli anni Ottanta, ha quel senso di inquitudine, come il filmato, poiché quel virus, l’ HIV, stava contagiando in due modi: rapporti sessuali con persone ammalate e lo scambio di siringhe infette. Era molto più prevedbile del Covid19, però, occorsero anni di educazione morale e sessuale, dopo aver impartito le nozioni mediche, agli adolescenti e agli adulti. Molti sonoi personaggi famosi che lasciarono preoccemente una vita di soddisfazioni, a causa di un’iniziale sbadataggine, da cui fu impossibile guarire.

Un altro spot famoso è inserito nell’insieme di gag “Anni ’90”, che fa la parodia a una pubblicità esistente, in cui Ezio Greggio si fine professore e nessun ragazzo o ragazza, all’inizio, vuole rivelarsi il proprietario o la proprietaria del preservativo, vicino alla cattedra. In quel caso, si sorride, ma la situazione, anche nel nostro Paese, era allarmante.

Oggi, questo genere di virus è ancora pericoloso nelle aree del “Terzo Mondo”, nelle quale, purtroppo, pur impegnandosi, i volontari delle associazioni senza scopo di lucro, come le ONG, hanno come obiettivo l’alfabetizzazione e il dialogo con le ragazze, ancor prima che con i ragazzi, poiché anche il tasso di prostituzione è elevato.

Oggi, le soluzioni per evitaro esistono e, raccomandazione alquanto ovvia, la questione “droga” non deve sfiorarci il pensiero.

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