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Pontecurone: a confine della provincia di Pavia, tra storia e religione

 

Il nome del paese deriva dal latino pons Coronis o pontis Coronis, con riferimento evidente al ponte sul torrente Curone, tutelato in tempi antichi dai templari.

Luigi Orione nasce il 24 giugno 1872  a Pontecurone, paesino in cui ho curiosato, ma che desidero rivedere con più attenzione, come dedica a una mia amica, che abita in argentina e, come si definiscono in spagnolo i “fedeli” al sacerdote, è una “orionita”. La comunità del sudamerica è molto cattolica e legata a questo personaggio.

Nato e cresciuto tra i poveri, Luigino è molto sensibile alle miserie umane e sente un trasporto particolare per i sofferenti. Frequenta con impegno la scuola, la chiesa e l’Oratorio di S. Francesco, dove si distingue per l’attitudine alla recita delle preghiere e al canto liturgico. Il Canonico don Michele Cattaneo, di nobile famiglia, che svolge le mansioni di cappellano presso l’ospedale dei poveri fondato da Giacomo Bossi, porta spesso con sé Luigino nelle sue visite ai malati sia in ospedale, sia nelle loro casupole, dove il bisogno è tanto, la miseria è squallida e la disperazione prende alla gola. Luigino vede cosa può fare un sacerdote in silenzio, senza far chiasso, per questi fratelli emarginati. Ammira moltissimo don Michele per la sua generosità e ne apprezza anche le qualità artistiche, che si esprimono soprattutto nella scultura. Il giovane lo vede come un ideale e il suo desiderio più grande è diventare un sacerdote. L’ostacolo è la quota della retta, che si paga negli studi al seminario. Il bambino è già determinato e lavora come selciatore, mestiere che svolge anche il padre.

Don Michele comprnede quanto grande sia il suo impegno e cerca di concordare un modo che gli facliti l’ingresso ne gli studi teologici e possa diventare quello che la sua vocazione suggerisce alla sua anima, pura e aperta ai sacrifici, richiesti da un ritiro dalla quotidianità.

Don Michele ci pensa, scrive lettere. Un giorno dice a Luigi che i frati di Voghera lo accetterebbero, se volesse condividere la vita povera e dura dei francescani. La povertà non spaventa Luigi, perché gli è stata compagna fin dai primi giorni di vita.

Il 4 settembre 1885, raggiunge il convento di Voghera, a bordo di un asino e con un baule, con i suoi necessari averi.

L’arrivo non è dei migliori, poiché viene un preso in giro dal padre guardiano, in quanto nativo del paese dei guciòu. Infatti, a Pontecurone, un tempo molti avevano una prominenza alla base del collo, dovuta ad una malformazione della ghiandola della tiroide. Nel convento di Voghera, Luigino è molto volenteroso: dorme sul pagliericcio, fa penitenza, prega e studia, ma la penitenza è troppo dura per quel ragazzino.

Dopo una pausa di qualche mese, in cui Luigi deve ritornare a casa e riprendersi fisicamente, da una polmonite che l’ha ridotto in un fisico gracile e attaccabile da virus, che potrbbero essergli letali, Luigi ritorna in forza e la sua motivazione è più nitida di prima: Don Michele Cattaneo in quegli anni ha intessuto ottimi rapporti con don Giovanni Bosco, a cui ha donato qualche anno prima una statua scolpita da lui, che rappresenta la Madonna Ausiliatrice. Quella statua è stata posta nel nuovo Santuario a Maria Ausiliatrice, fatto erigere da Don Bosco a Valdocco, in periferia di Torino.

 

Il monumento in bronzo, collocato forse nella più bella piazza del paese, è un invito permanente a camminare insieme al suo più illustre figlio, sui sentieri della bontà, della speranza, dell’amore universale. Il gruppo scultoreo, opera di Narciso Cassino, ritrae Don Orione in dolce e umile atteggiamento di protezione verso un bimbo portatore di handicap e un giovane bisognoso, di carnagione scura. È l’interpretazione artistica, geniale e stupenda del santo della carità dal cuore come lui stesso si definisce, senza confini.

 

 

 

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