Cultura e Musica

Presepe: significati simbolici

L’ anno scorso sull’Eco di Savona on line ho scritto la rubrica intitolata: “Verso Natale”. Ringrazio i lettori per i
riscontri avuti. In molti mi avete chiesto approfondimenti e ulteriori spiegazioni. In quest’articolo cercherò di soddisfare alcune vostre curiosità. Il Presepe è un meraviglioso microcosmo, il suo “inventore” è San Francesco d’Assisi, il quale a seguito di un pellegrinaggio in Terra Santa, nell’anno 1223 chiese l’autorizzazione per la regola francescana a Papa Onorio III, scegliendo il paese di Greccio come sito in cui rappresentare la natività del Signore, in quanto quel luogo ricordava al santo le località in cui era nato Gesù. Il presepe esprime una totalità, in quanto sono presenti tutti e quattro gli elementi che nell’antichità si credeva formassero il mondo: aria, (Angeli, stelle/stella cometa, soffio del bue e dell’asino) terra (grotta/stalla), acqua (fiumi, torrenti, vari laghi e laghetti e il manto della Madonna color blue), fuoco (in ogni presepe è sempre presente un focolare). La totalità non è espressa solamente dalla rappresentazione dei quattro elementi, ve ne sono altre più sottili e meno note. Il figlio di Dio nasce in una culla di legno e morirà su una croce anch’essa di legno. Il materiale legno è presente fin dall’inizio nella storia di Gesù per diversi motivi, con notevoli significati (verrebbe da dire quasi infiniti rimandi, ma accenneremo solamente ad alcuni di essi). Nella Genesi, Adamo ed Eva vivono felici mangiando i frutti dell’albero della vita. A fianco di quest’albero ne è presente un altro, quello della conoscenza, i cui frutti sono proibiti, presumo che il proseguio della storia sia noto a tutti. La presenza del materiale legno sia alla nascita che alla morte di Gesù, indica il connettersi degli alberi della vita e della conoscenza. Nel corso della sua predicazione Gesù dirà infatti: “Io sono la verità, la via e la vita”. Gesù è colui che cancella i peccati, una delle modalità simboliche attraverso le quali egli assumerà il peccato dell’uomo sarà tramite l’unione di questi due alberi, i quali si incarneranno nel suo corpo per mezzo della croce. Alcuni lettori mi hanno segnalato come a loro parere l’elemento del male sembra essere totalmente assente nel presepe. Desidero far notar loro l’inesattezza della loro affermazione, essi sono infatti smentiti dalla presenza del bue e dell’asinello. Dobbiamo considerare questi due animali non secondo la moderna etologia, ma in base ai significati dei bestiari medioevali, ben noti a San Francesco. Ho già descritto le caratteristiche del bue e dell’asinello, ricordo solo che essi sono i rappresentanti delle antiche divinità, hanno qualità sia positive sia negative. La presenza di questi due animali indica l’assoggettamento e l’inferiorità delle antiche divinità e del maligno nei confronti del Signore. Voglio concludere questa breve descrizione con quella che ritengo una delle presenze più interessanti tra le figure del presepe: Benino. Questa figura è frutto della tradizione del Presepe napoletana, è il pastore più vicino alla mangiatoia, è quello sdraiato, intento a dormire. Secondo il Vangelo di San Luca i pastori corrono ad adorare il Signore. Gesù è accolto e venerato da essi, per San Francesco uomini umili, semplici, infaticabili lavoratori, a cui il santo predicava la parola di Dio. I pastori nel Presepe rappresentano tutti noi. Da ricordare come Gesù, nel corso della sua predicazione si autodefinirà: “Il Buon pastore”. I pastori, rappresentano alcune caratteristiche future di Gesù. Essi badano alle pecore, Gesù sarà l’agnello di Dio, il quale si presterà mite al sacrificio. La figura del pastore addormentato Benino vuol significare come il sogno, l’attesa gioiosa, la serenità siano il messaggio espresso dal Natale. Richiama le poesie bucoliche di Virgilio (forse non a caso, dato il legame di Virgilio con la città di Partenope). Benino ci invita a sognare, a pensare che il Messia e la pace siano vicine a noi, alla nostra portata. Egli è la massima rappresentazione delle persone umili e buone, quelle più comuni, le quali nonostante la distrazione possono essere “raggiunte e toccate” dal messaggio del Signore. Questo è l’augurio che intendo rivolgere a tutti voi: Buon Natale!

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