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OMOSESSUALITA’ NON È SINONIMO DI MALATTIA

Il titolo non fa una piega: essere omosessuali significa amare qualcuno dello stesso sesso e non avere un virus da cui guarire.

Il 17 dicembre 1973, l’American Pyschiatric Association elimina l’omosessualità dall’elenco delle patologie cliniche, legate al sistema nervoso.

Un uomo che ama un suo simile e una donna che ama una sua simile sono sempre esistiti, ma, “andando contronatura”, soprattutto nei secoli precedenti, vi era un gran silenzio, anzi un mascheramento delle relazioni personali: anche se non amavi una persona del sesso opposto, la sposavi e generavi almeno un figlio. La società si sarebbe scandalizzata. L’omosessuale era un o una malato/a di mente.

Solo nel secolo scorso, il cinema iniziò a lanciare alcune pellicole, che parlassero di una passione libertina di autori famosi, soprattutto dei letterati, che, tuttavia, non venne loro distrutta la fama, come fosse stata gente comune.

Ogni bambino o bambina che si atteggia in un modo differente, rispetto a quello che un adulto si aspetterebbe, la si deve lasciar fare, perché non è una colpa né un capriccio: è la natura che la caratterizza e un bravo genitore accetta il figlio per quello che è oppure, prima di procrearlo, rifletta bene sulle conseguenze di crescere una nuova creatura.

Oggi molte persone, anche della cosiddetta “alta borghesia”, ma di mentalità ristretta. Esse pensano di poter guarire una scelta che andrà a minare il futuro del cosiddetto malato conosciute come Sexual Reorientation Therapies, più diffuse negli Stati Uniti, queste fantomatiche applicazioni, ad esempio l’elettroshock, seguito da un’ipnosi, dovrebbe essere condannate e non utilizzate come cure che possono rivelarsi dannose. Esse, forse, riusciranno a convincere la persona del proprio orientamento sbagliato, ma, se non funzionassero, andrebbero a minare, in modo irreversibile, a livello psichico, l’Io dell’individuo, rischiando di renderlo schizofrenico: mente e corpo non si riconoscono e, quindi, non si accettano. Purtroppo, come è noto, un essere umano non può “uscire da sé”, se non si accetta. Ognuno di noi dev’essere libero di comportarsi secondo le proprie inclinazioni, esprimere le emozioni nel modo in cui le percepiamo nel fondo e la società deve accettare una persona per com’è. La vergogna la si deve provare nel momento in cui ci si rende conto di aver commesso un reato, non per la persona cui mentre passeggiamo vogliamo stringere la mano.

 

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