Politica

Perchè lavorare vuol dire anche un pò morire

Riflessione dell'ex sindacalista della Cgil Bruno Spagnoletti

Dalla ripresa post pandemia del nostro Paese, le morti bianche sul lavoro, non solo si sono moltiplicate, ma rappresentano un vero bollettino di guerra e una tragedia italiana annunciata.

La sintesi dei dati macro rendono esplicito il dramma; negli anni precedenti la lunga crisi economica strutturale che ha preso l’abbrivio nel 2008 per poi rientrare nel 2018, le morti sul lavoro erano mediamente circa 900 (quasi 3 morti giorno/anno); nella lunga recessione il target è aumentato a 1.200 e nella fase critica pre e post pandemia è balzato a quasi 1.700 morti (5 giono/mese).

Una siffatta performane non può essere un caso fortuito; la verità è che più la crisi avanza, morde, crea spietata concorrenza nel e tra “i lavori”, da un lato si affievoliscono gli standards di protezione individuale e di sicurezza, aumenta la disponibilità al rischio per parare timori di restare senza lavoro, si incentiva la relazione indici di rischio e produttività e, dall’altro, il Sistema delle Imprese, per recuperare margini di profitto tendenti al basso per effetto della crisi, riduce i costi del sistema integrato della sicurezza e della formazione, contrae le risorse destinabili alla manutenzione preventiva e, conseguentemente, allarga i rischi di infortunio e di morte.

L’andamento progressivamente esuberante delle morti bianche, non è un fortuito “caso” di un particolare destino cinico e baro, ma l’effetto delle “risposte” alla crisi e della contrazione delle condizioni oggettive e soggettive di sicurezza sul lavoro e di controllo delle variabili della organizzazione del lavoro e della prestazione della forza lavoro diretta e indiretta (Catena degli appalti).

L’aumento degli infortuni e delle morti bianche è anche correlato alla contrazione della presenza, del ruolo, della rappresentatività e del peso delle Confedazioni Sindacali Confederali.

Se si scrollano i macro dati ancora più a fondo, si intravede la vera contraddizione e la caratteristica “tutta italiana” della anomalia del sistema produttivo e distributivo: l’incidenza percentuale altissima delle micro e piccole imprese e l’atomizzazione della filiera degli appalti e delle imprese di servizio.

 

Lascia un commento