Attualità

La scomparsa di Eugenio Scalfari

LA MORTE DI UN GRANDE IN UN' ITALIA DA ASILO MARIUCCIA

Riflessioni di Fabrizio Uberto
Finisce oggi, 14 luglio del 2022, la lunga e bella vita di Eugenio Scalfari, grande giornalista e intellettuale sopraffino, nonché uomo di notevole impegno e caratura civile e morale. E che questa esistenza, veramente degna di essere stata vissuta, termini proprio oggi, mentre nei Palazzi del Potere si assiste a una probabile crisi di governo, provocata dall’ennesima logica della bandierina, sembra quasi non essere una mera coincidenza. Perché è come se Scalfari avesse deciso di accomiatarsi da noi tutti, non sopportando più di assistere alle macerie morali di una politica cui l’appellativo di ” Asilo Mariuccia”, appare ormai come un misericordioso eufemismo.
Il Fondatore di “Repubblica” infatti si è sempre speso per un Paese ben diverso da quello che abbiamo sotto gli occhi, uno Stato che, secondo il suo pensiero, avrebbe dovuto declinare quegli ideali di libertà, giustizia e solidarietà che sono alla base del Pensiero moderno.
Uomo di sinistra certo, ma di una sinistra critica e auto-critica, mai demagogica, aliena da radicalismi e populismi, estranea a ogni forma di infatuazione verso i vari demagoghi che si sono avvicendati a contrabbandare come novità, promesse altisonanti e irrealizzabili. Ed è stato proprio questo pensiero critico, la nota saliente dell’intellettuale Scalfari: europeista convinto, vicino ai grandi esponenti dello spirito di Ventotene, ma al contempo pronto a stigmatizzare l’assenza di una vera e propria unità politica degli Stati del Continente, circostanza quest’ultima che anche adesso, in occasione della guerra, si sta tragicamente palesando.
Un giornalista creativo, cultore dell’Illuminismo e dei suoi massimi rappresentanti, quei compagni di cordata ” Voltaire, Diderot, Montaigne”, sempre citati nei suoi saggi di maggior respiro. Il tema più esplorato è quello della coscienza e dell’etica. Cito per tutti “Incontro con Io” e ” Alla ricerca della morale perduta”, nei quali delinea i capisaldi della sua visione interiore. Per l’autore l’Uomo si distingue ( o dovrebbe distinguersi) dagli animali, per due fondamentali ragioni: perché ha una coscienza, un ” Io” appunto che si conosce e che conosce, nonché “una ragione etica” che dovrebbe ispirarlo nell’eterna scelta tra le due grandi polarità del Bene e del Male. E in secondo luogo, per il semplice ma ingrato motivo, di essere l’unico ” animale” che abbia consapevolezza della propria fine, di quella “Morte” che non deve farci paura ma bensì valorizzare ogni momento dell’affascinante avventura terrena. Scalfari era fondamentalmente un Laico, un “Uomo che non credeva in Dio” ( altro suo pamphlet di successo) e paradossalmente tuttavia spiritualista convinto, proprio in nome di un’apertura mentale che lo rendeva disponibile alla dialettica con culture anche lontane da quella d’elezione. In quest’ottica si leggano “Le conversazioni con il Cardinal Martini” e soprattutto la grande amicizia con Papa Francesco, i loro appassionati scambi di vedute sul ” Dio Unico” e su un necessario dialogo interreligioso. Ed in fondo pur non credente, egli era tuttavia dotato di una sua ” spinoziana” religiosità, non potendo non scorgere nella perfezione della Natura, nel fascino del Paesaggio, come nell’evoluzione umana, un quid di innegabilmente “religioso”. Per concludere, perdiamo un uomo eccelso, portato per sua indole ad accogliere eterogeneità culturali e politiche. E questo ripeto, proprio nel giorno in cui è invece l’incomunicabilità a farla da padrona ed omuncoli da strapazzo rischiano di gettare ancora una volta l’Italia nel pozzo di un’ instabilità politica tanto incomprensibile quanto irresponsabile.

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