Il punto di Virginia

SEMPLICEMENTE INCLUSIONE

Si tratta di una delle parole più ricercate sul web e tra le più dibattute sugli organi di stampa e in politica negli ultimi 10 anni

Una delle parole più ricercate sul web e tra le più dibattute sugli organi di stampa e in politica negli ultimi 10 anni è il concetto di “inclusione”. Come possiamo definire questo concetto se non che a tutte le persone devono essere garantiti gli stessi diritti?. La parola “inclusione” è una parola usata in diversi ambiti, dalla matematica alla biologia, passando ad alcuni usi comuni, come ad esempio “inclusione in una lista”. Secondo “Actionaid”, che è un’ Organizzazione internazionale indipendente, presente in oltre 45 paesi e che supporta le comunità
più povere e agisce contro la povertà e l’ingiustizia, “questo concetto assume una grande rilevanza quando si passa ad un ambito sociale. La parola inclusione, secondo l’Organizzazione, significa appartenere a qualcosa, sia che parliamo di un gruppo di persone o ci riferiamo ad un’ istituzione. Di conseguenza significa sentirsi accolti. Tra gli individui possono esserci delle differenze per sesso, etnia, cultura, religione e disabilità, a causa delle quali una persona o un gruppo sono esclusi dalla società”.

“In sostanza, riporta Actionaid, l’inclusione sociale ha l’obiettivo di eliminare qualunque forma di discriminazione all’interno di una società, ma sempre nel rispetto della diversità. Facciamo l’esempio delle donne: in molti paesi africani non hanno diritto a niente sia socialmente che politicamente e sono estromesse da veramente tutto all’interno della comunità e della propria famiglia. In altri Stati il rischio della povertà è talmente alto che porta all’esclusione sociale. Favorire l’inclusione sociale vuol dire accogliere. Essere inclusi, vuol dire sentirsi accolti e rispettati con tutte le opportunità che questa appartenenza comporta.”

Molti di noi, aggiungo io, confondono spesso questo termine con assimilazione e integrazione. Cosa intendiamo per assimilazione?. Quando una persona o un gruppo si adeguano e modificano la propria cultura per assumere quella dominante. Tipico è l’esempio degli immigrati che abbandonano le proprie origini per assimilare la cultura dominante del paese che li ospita. E cosa intendiamo per integrazione?. Quando il gruppo o l’individuo integrato in una società non perde le proprie caratteristiche culturali, ma le interscambia con la cultura ospitante.

Il concetto di inclusione è ben altro. La comunità è aperta a tutti e verso tutti, anche a coloro che sono estranei e tali vogliono rimanere. L’ inclusione è il rispetto di ogni tipo di diversità considerando l’unicità di questo.
Qui ritorniamo ai concetti iniziali e alla prima parte di questo articolo, cioè alla discriminazione e alla povertà. Si è discriminati ad esempio nel mondo del lavoro perché possiamo non essere assunti o retribuiti meritatamente per una questione di sesso, etnia, religione e disabilità. Possiamo essere esclusi da molti servizi perché siamo persone disabili. Possiamo essere esclusi perché la povertà ci impedisce di accedere all’educazione, al lavoro, a trovare una casa confortevole e di fatto ci porta all’isolamento sociale, alla marginalità.

Cosa si può fare?. Certamente dobbiamo partire dall’educazione e dall’istruzione che sono pilastri essenziali per costruire, in un futuro ormai prossimo, questa apertura mentale sul concetto di inclusione e trovare una nuova dimensione di comprensione e solidarietà umana che rispetti la diversità includendola e non
attaccandola. Ritengo che la scuola sia la base primaria di questo cammino sul grande processo storico di globalizzazione di popoli e di tradizioni. E’ proprio nella scuola e nell’educazione e istruzione conseguente, che si insegna e si richiede l’accoglimento di identità e differenze sia di etnia, di sesso e di differenze culturali
sociali ed economiche.

I ragazzi della Generazione Z, ovvero quelli nati tra 1995 e il 2010, hanno fatto dell’inclusione e della sostenibilità il punto di riferimento delle loro lotte. Sono una generazione attenta alle questioni civili e all’uguaglianza sociale e molto sensibile alle questioni di genere e della fluidità di genere e puntano molto alla salute mentale. Questo non basta però ad aprire le porte alla diversità, cioè all’inclusione. Ogni ragazzo deve essere valorizzato per le proprie potenzialità senza soffermarsi sulle mancanze. Dobbiamo lavorare sul fatto che ogni persona, indipendentemente dalla propria condizione, abbia le medesime opportunità di
partecipazione e coinvolgimento sociale, senza subire trattamenti differenti o sia esclusa in luoghi separati. La scuola deve dare spazio a quei ragazzi che hanno bisogni educativi speciali al fine di favorire la loro crescita in un clima sereno di relazioni. Si dovranno organizzare spazi di apprendimento e di attività in modo che ciascuno, nella maniera più autonoma e utile possibile, possa partecipare alla vita di classe. Anche nel mondo del lavoro accettare e valutare la diversità, accogliendole, possono migliorare e portare grandi benefici all’organizzazione dello stesso. Infatti in molte aziende estere si è già iniziato ad adottare il concetto di diversità e inclusione in azienda. Accogliendo queste diversità e favorendo una corretta integrazione delle differenze all’interno del gruppo di lavoro, si potranno solamente acquisire punti di forza e di grande ricchezza utile per la stessa
azienda.

Vorrei concludere mostrandovi questo pre questionario inviato da un’azienda straniera ai propri candidati per una posizione lavorativa. Leggetelo perché la dice molto lunga su come si sta muovendo finalmente il mondo sul concetto di inclusività e di valorizzazione delle diversità come punto di forza: “Per favore facci sapere se durante il colloquio, per esempio, vuoi che si utilizzi un pronome neutrale, se hai bisogno di accessibilità diversa a raggiungere gli uffici o se dobbiamo pianificare più tempo per il colloquio o se sei neurodivergente, o
soffri di ADHD ( disturbo da Deficit da attenzione e Iperattività) o qualsiasi altra cosa.” L’azienda chiede al candidato di comunicare tutto quello che devono sapere per metterlo a proprio agio e valorizzarlo.
E’ così che deve andare il mondo. Non ho altro da aggiungere.

Virginia Sanchesi
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