Cronaca

Femminicidi: la Legge è allarmata?

Un numero quasi incalcolabile di cronache sta facendo tremare qualunque essere definibile “umano”, uomini compresi, sì, perché qualche “uomo”, maschio con delineati i confini del suo Io e di quelli di una donna, esiste.

Noi, ragazze e adulte non siamo libere di compiere una passeggiata anche in un luogo affollato. Quando abbiamo la mente stanca? Sta diventando pericoloso, anche ricrearsi un angolino, lungo una strada che conduce a una collina o a un laghetto, non parlando dell’area che affianca il Po, spesso oggetto di controlli da parte della polizia.

Molti genitori lasciano i figli e le figlie, che nemmeno han conseguito il diploma della terza media inferiore, a esibirsi con lo sconosciuto mondo del Web: genitori che non sono nativi digitali, ma hanno vissuto giovanissimi l’Era in cui le chatline sostituivano le chiacchierate “sul muretto”. Le performance degli adolescenti sono imbarazzanti: questo non giustifica né un raggiro né un incontro con molestie o violenze, psicologiche e sessuali. Il problema, come si ripete ogni giorno e non sembra sufficiente, è che anche gli adulti che educano i maschi, dalla famiglia alla scuola ai programmi in televisione o, seguendo le loro abitudini, contenuti su canali social virali, come Tik Tok, hanno il ruolo di insegnare loro che “guardare” non significa “farne una proprietà”. Un corpo carino può esser osservato, desiderato, ma non “violato”.

Numerose sono le istituzioni, i numeri da contattare nelle casistiche, come quello, forse, non ancora conosciuto e del quale si dovrebbero occupare i mass-media, con la pubblicità progresso, come accadeva negli anni Novanta, ad esempio quando si parlava di come proteggersi dell’Aids: il 1522, quando si è vittime di stalking.

In provincia di Pavia, avremo modo di farci raccontare dall’attivista, coordinatrice degli “Stati Generali delle Donne”, Isa Maggi, quali sono le leggi, ad oggi, applicate e quanto beneficio stia apportando la riforma “Il Codice Rosso”, in particolare nell’ambito della violenza di genere domestica.

Perché si chiama Codice Rosso?
La legge deve il suo nome alla misura che prevede l’introduzione di una corsia veloce e preferenziale per le denunce e le indagini riguardanti casi di violenza contro donne o minori, come avviene nei pronto soccorso per i pazienti che necessitano di un intervento immediato.
Ora, l’unica sensazione che proviamo a ogni delitto è un senso di impotenza e di rabbia repressa, nonché delusione da parte di molti enti che non sembra abbiano compreso che il numero dei femminicidi è alto, costante e, soprattutto, peggiorano le cause, subdole, quasi motivate da uno sciocco litigio, che, alle scuole materne, si risolverebbe in altri modi. Una sola parola: VERGOGNA!

 

 

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