Cultura e Musica

Capitolo VI: “Quel mondo che vorrebbe”

Elisa necessita di uscire a volte dalla vita reale, in cerca di un posto isolato, lontano dal rumore che infastidisce, poiché lontano da quei suoni che, invece, desidererebbe sentire. Quando i pensieri più bui, la confondono, occorre un lungo respiro, utile ripristinare l’ordine mentale. Essere fantasiosi porta anche a perdersi. Infatti, spesso, lei cerca un rifugio e il suo ambìto è fra le braccia di una persona, una di quelle che non si smentiscono con una cronicità fuorviante.
Elisa cerca un angolo di pace: si avvicina nel lungo fiume e osserva la calma con cui esso scorre, percependo l’occasione come un momento per far pace con i propri sentimenti e sogna di essere felice, anche senza un perché. Apre una pagina del diario e sfoga quel malessere, facendo ulteriore spazio quei progetti da mettere in atto, perché l’ambizione è un suo pregio, ma, nello stesso tempo, la fa anche soffrire. Nel suo cuore, l’amico più fidato, sente che ora di decidere una nuova strada, tuttavia un percorso l’ha iniziato e le sta piacendo molto, perché le ricorda dei momenti felici in cui si sentiva realizzata sin dall’infanzia: Elisa e la Scuola sono due concetti complementari. Elisa sa quanto deve essere grata ai propri insegnanti e ha sempre sognato un giorno di poter essere al loro posto, ispirandosi alla conoscenza e all’affetto che le hanno conferito quando era lei sui banchi. Sospira e, osservando il sole che finalmente riflette sulla pelle, distende i muscoli, e sorride per questa sensazione attesa da tempo e, pure, il suo cervello ringrazia.
Elisa è fatta così: difficile da comprendere a fondo, come ogni donna, dopotutto.
Una sera, per caso, ascolti una canzone che già ti rapisce e ti ritiri in quell’universo parallelo che aspettavi di trovare da molto tempo. Un anno di ansie e, finalmente, una voce o più voci e partono i cosiddetti “viaggi mentali”: né biglietti né controlli né impegni convenzionali di sorridere. Il paesaggio, tra ricordi e sogni, scorre dinanzi a te e tu non puoi fare altro che accoccolarti accanto al finestrino, sognando un mondo che non c’è o, che, meglio, non è come quello di prima. Prima quando?
Dagli anni Ottanta alla fine dei Novanta, quando l’esaltazione dell’arrivo di un nuovo millennio ha fatto scordare molti di quelli che sono sempre stati considerati i valori fondamentali di una società, con il rispetto, primo fra tutti.
La realtà, spesso, è fastidiosa e, a volte, sembra proprio volerti sfidare, per constatare quanta forza possiedi nell’anima. È ora di mettersi alla prova, anche se il passato ti ha già insegnato molto. Anche quando il sole non spunta, lei se lo ricorda la prima volta che lo ha rivisto, con un’immensa gratitudine, tra le colline di Asti.
Con un volto nuovo, ma con l’amore di quando ha conosciuto per la prima volta “il mondo”, anzi di più.
Elisa è più grande di qualche anno fa. Sembra ovvia come affermazione, invece, non lo è. Sono trascorsi dodici lunghi anni da quella mattina, già nebbiosa, ad Asti, in Piemonte, quando, attorniata da persone speciali, chi presente fisicamente chi con il pensiero e la preghiera, Elisa stava per compiere il passo più grande e ormai “in debito” dal 2003. L’ultimo ricordo è il freddo della sala operatoria e quel sonno che stava tornando a rapirmi, con un misto di paura, ma…in fondo, con quell’incertezza degli anni a venire non si poteva continuare a combattere. I primi ricordi della nuova vita risalgono a circa le ore 20:00 di quello stesso, memorabile, giorno.
Non si era ancora vista, ma la soddisfazione erano i volti degli altri ed evidente che, con un accenno di sforzo, Ely aveva voglia di sorridere alla vita. Ad Asti, lei era nata una seconda volta e, in questa, aveva contribuito ampiamente anche lei.
 
 
 
 

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