Due Chiacchiere con l' Arte

Arianna Mossali , Scrittrice

SINOSSI THE DOG DAYS

Il racconto è autobiografico, è una prospettiva sulla “guarigione”, intesa in senso esistenziale e di salute mentale, resa possibile in questo caso da un cucciolo che era entrato nella vita della protagonista con uno scopo ben preciso, ossia quello di diventare un perfetto cane da terapia… e ha finito per andare molto oltre le aspettative.
L’incipit vede la protagonista intrappolata in una situazione di stallo, alle prese con una relazione tossica e una carriera non scelta. A questo si aggiunge il peso di un male di vivere di cui tanti soffrono, ma ancora pochi riescono a parlare. Ma la vita è piena di sorprese, e non tutte sono interamente belle o interamente brutte: quasi sempre, ogni evento stravolgente porta con sé negatività e positività in parti uguali. E dove non arrivano i casi della vita, arriva lui: Ozzy, uno Shih Tzu dal nome da rockstar.
Lentamente ma inesorabilmente, a colpi di rotolate nel fango, incontri ravvicinati con animali fantastici (umani e non umani), bisce mangiate vive, improbabili avventure nella natura, e tanto, ma veramente tanto amore incondizionato, Ozzy smantella tutte le dinamiche malate, fatte di aspettative, competizione, smania di successo, complessi di inferiorità, nella testa della sua umana.
Ovviamente i momenti leggeri e divertenti non mancano, come non mancano mai nella quotidianità di chiunque conviva con un animale; in questo caso si intrecciano però con le vicende dolorose del lockdown, per approdare a un presente in cui tutte le prospettive – lavorative, esistenziali, personali – hanno subito drastici cambiamenti, in positivo, ma affiancati dall’accettazione di una serie di verità fondamentali, tra cui il fatto che a volte è necessario perdere tutto – amore, famiglia, lavoro, sicurezze – per riuscire a vedere chiaramente la propria strada, e che il riavvicinarci alla “parte animale” di noi, quella più autentica, che vive per il momento, non può farci che bene.

BIOGRAFIA dell’ AUTRICE

Arianna Mossali – nata a Treviglio (BG) nel 1982. È educatrice in un servizio diurno per disabili. Dal 2018 fa parte di BMyFriend, un team di professionisti che gestisce numerosi progetti di relazione d’aiuto con gli animali in strutture educative e socio-sanitarie, nelle province di Bergamo, Cremona, Lodi, Brescia, Milano, Pavia e Savona. Prima di dedicarsi interamente al sociale, ha lavorato come traduttrice, interprete e giornalista freelance in particolare nel settore musicale e culturale, collaborando con Extra! Music Magazine, Unholy Black Metal, L’Altoparlante, T-Radio Treviglio, e presso gli uffici stampa di eventi vari (Premi Letterari Alberico Sala, Lerici Pea, Pen Club, Indie Summer Fest, eventi aziendali e convegni vari).
The Dog Days – Giornate Da Cani è la sua opera prima.

INTERVISTA ALL’ AUTRICE

 Ci parli del libro.

È un breve racconto totalmente autobiografico, ogni parola che ho scritto corrisponde rigorosamente alla cronaca della mia esperienza. Ozzy, il mio cane, uno Shih Tzu di 6 anni e mezzo, è entrato a far parte della mia vita per uno scopo preciso. Avevo deciso di tentare un’avventura professionale nel mondo della Consulenza Relazionale BAU, specializzandomi nel supporto a persone fragili dal punto di vista relazionale, emotivo e cognitivo, con l’aiuto di un cagnolino da me preparato per svolgere questo lavoro. Quello che non avevo preventivato era l’impatto che Ozzy avrebbe avuto nella MIA vita. Io sono stata la sua prima e principale “paziente”. Già il salto da fare era abbastanza impressionante, per me che, pur essendo sempre stata fortemente legata agli amici animali, arrivavo da una formazione prettamente “aziendale”, ma soprattutto mi trascinavo il peso di fragilità emotive, familiari, relazionali e mentali, in molti casi non diverse da quelle che affliggono i destinatari dei nostri interventi. Nel corso della narrazione, Ozzy con il suo amore incondizionato spazza letteralmente via tutta questa oscurità e tutta questa conflittualità con il mio essere, tra momenti comici e leggeri e altri drammatici. Non mi ha guarito, ma mi ha insegnato a convivere con me stessa.

 Come mai la scelta di questa tematica?

Si può dire che il libro si sia scritto da solo. Sin da quando è iniziato il mio pezzettino di strada a sei zampe insieme a Ozzy, ho sempre preso appunti e registrato pensieri e riflessioni su di lui, su come la sua presenza assidua e discreta riuscisse a farmi stare meglio. Non ho fatto altro che mettere insieme queste tesserine in una veste accettabile dal punto di vista del lettore. L’ho fatto nel momento in cui ho capito di avere urgenza di comunicare determinate cose, determinate emozioni. Io purtroppo non sono stata abbastanza forte da impedire alle aspettative altrui di condizionarmi, ho permesso che le circostanze e le persone a cui mi sono legata mi definissero e mi plasmassero, e questo piccolo libro è stato lo strumento con cui finalmente ho raccontato la mia versione di me stessa e della mia storia, cosa che credo sia comune a tanti scrittori esordienti. Forse ho sempre saputo che prima o poi avrei finito per scrivere e pubblicare qualcosa, ma perché proprio un cane ha dovuto essere la scintilla di questa storia? E perché, tra decine di storie che parlano di cani che cambiano la vita, un lettore dovrebbe scegliere proprio la mia? Perché penso che le caratteristiche principali del mio libro siano l’onestà e la sincerità, specialmente nell’esporsi sul tema della fragilità e della salute mentale. Il lockdown del 2020, che peraltro costituisce un punto focale all’interno della narrazione, ha portato alla luce un’esigenza di serenità, di stare bene con se stessi, di ritrovare un equilibrio naturale che da tempo abbiamo perduto per rincorrere il fatturato, lo status symbol, il rischio zero, la salute impeccabile. Penso, e vivo sulla mia pelle, che chi viene definito “fragile” e considerato inadeguato per gli standard odierni abbia di fatto una percezione assai acuta e realistica del mondo com’è e di come dovrebbe essere. Le fratture interiori sono il sintomo della distanza che sentiamo tra noi stessi e tutto ciò che ci viene presentato come bello, appropriato, invidiabile. Non è facile parlare a cuore aperto di salute mentale, ma va fatto. E gli animali ci sono maestri nel mostrarsi al mondo per quello che si è, e nel non attribuire importanza a maschere e convenzioni.

Secondo lei il rispetto per gli animali come si potrebbe sviluppare, solo con più educazione o imparando ad amare?

Entrambe le cose. Dirò forse una cosa impopolare, ma l’amore senza conoscenza serve a ben poco, anzi, spesso fa danni, e questo è particolarmente vero nel caso della relazione con gli animali. Probabilmente tutti conosciamo qualcuno che postula “amore” per gli animali e la natura, e magari nelle intenzioni è pure sincero, ma, per pigrizia o per tracotanza, non si preoccupa minimamente di informarsi su quale sia veramente il meglio per l’essere vivente con cui ha a che fare. Amare e rispettare le altre creature viventi presuppone un minimo di conoscenza della loro etologia, delle loro esigenze, del loro essere animali. Non è vero, per esempio, che ai cani “basta l’amore” per essere felici: il vero amore nei loro confronti è il giusto equilibrio tra attività ed esigenze fisiche, momenti condivisi con la famiglia e tempo per essere cani e comportarsi come tali, e non come bambini o bambolotti. E sto parlando di un animale che ha con l’essere umano una relazione strettissima da migliaia di anni. Se allarghiamo il discorso agli animali cosiddetti da reddito o ai selvatici, la situazione è tragica. Non sappiamo nulla di loro e pretendiamo di essere la specie dominante, e questo è semplicemente mostruoso. Urge un cambio di paradigma, fatto di vero rispetto e di consapevolezza verso le altre specie che condividono il pianeta con noi, se vogliamo davvero, per usare un termine che ultimamente va di moda, “restare umani” anche nei confronti degli altri esseri umani. Quello che facciamo al mondo che ci circonda è lo specchio di ciò che siamo capaci di fare ad un’altra persona.

 Che tipo di progetti ha per il futuro?

Sicuramente vorrei continuare a lavorare nel sociale, svolgendo la professione di educatrice e approfondendo il tema della relazione d’aiuto mediata dall’animale. Un contesto per me particolarmente significativo e su cui punto a specializzarmi, tra quelli in cui lavoro insieme ad Ozzy, è quello delle cure palliative: un’esperienza sicuramente non per tutti, ma che tutti dovrebbero fare, un ambito in cui “prendersi cura” della persona assume un significato totalmente nuovo, un universo in cui entrare in punta di piedi, in totale assenza di giudizio, un mondo in cui, per sopravvivere, si deve imparare ad accettare la transitorietà di tutto quello che crediamo di controllare… tra cui la vita stessa. E poi pubblicare un altro libro, ho in cantiere una raccolta di poesie scritte in diversi anni, un romanzo distopico a cui sto lavorando da tempo e chissà, magari anche una seconda parte delle avventure di Ozzy.

 Ci parli della sua passione per la scrittura.

Fin da piccola, ho sempre avuto più facilità ad esprimermi per iscritto che verbalmente. Ho sempre l’impressione che la mia testa traduca gli input in parole a una velocità a cui non riesco a stare dietro se non scrivendo, e tutto quello che è comunicazione non verbale, come la prossemica, la gestualità, il contatto visivo, mi mette in difficoltà, è come se me ne sentissi sopraffatta. La scrittura mi tranquillizza, mi dà la sensazione di riuscire a organizzare un pensiero troppo caotico. Sono grafomane, prendo appunti continuamente, sia su carta che sul telefono, anche solo per fissare un’idea o un’impressione. Per molto tempo prima di diventare operatrice sociale ho fatto della scrittura anche la mia professione, come giornalista freelance e addetta stampa per aziende ed eventi vari, ma non è semplice, visto anche il preoccupante avanzare delle tecnologie di intelligenza artificiale che, invece di essere viste come un utile strumento per guadagnare tempo, insidiano il lavoro dei professionisti della scrittura. Un ulteriore esempio di come noi umani siamo bravissimi a creare cose destinate a distruggerci. Anche se, continuo a sperare, nulla potrà mai sostituire la parola scritta di un autore come strumento di creazione di mondi interi, non a caso più che una scrittrice mi considero un’avida lettrice.

 Dove possiamo trovare il libro?

The Dog Days – Giornate Da Cani è distribuito in libreria da Messaggerie, ma lo si può anche ordinare online sui principali store, come Amazon o IBS, oppure dal sito della casa editrice Bookabook.

Di Manuela Montemezzani

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