Attualità

Dio siamo noi, diamoci da fare

Intervento dello scrittore Fabrizio Uberto

Vent’anni. Vent’anni che non lo vedevo, vent’anni passati da quella triste giornata di giugno in cui esalò l’ultimo respiro.
Ma ora è di nuovo qui.
Mio padre, nonostante tutto questo tempo e la sua frequentazione dell’Eterno, conserva il suo aplomb distinto. Vestito con lo stesso completo- antracite dell’ultimo giorno, è seduto sul letto, scrutandomi con amorevolezza.
” Allora come va? So tutto sai, la tua nuova vita, il teatro, i romanzi, persino le fiction. Insomma caro il mio Fabbro, sei sempre
sulla breccia!”
Sorrido schermendomi, gli dico che semmai è lui che dovrebbe darmi le novità, considerata l’esperienza irripetibile in cui è stato proiettato.
” Allora com’è?”
Inevitabile curiosità la mia, visto che sto parlando con un defunto.
” Com’è chi?”, celia lui, allo stesso modo in cui, da bimbo, gli rivolgevo domande scomode.
” Dai Papà, intendo com’è Dio”
Lui sorride ancora, scuotendo la testa in segno di diniego.
Poi sussurra: ” Be’ non è come pensi tu…”
” Cioè?”
Sospira, allarga le braccia. ” Vedi Fabrizio, neanche lassù l’abbiamo ancora visto…”
” Cosa?”
” E’ così ti dico, e non ti nascondo che la cosa all’inizio mi abbia un po’stupito. Come tanti miei colleghi di destino, appena arrivato, insistevo nel dire che non era possibile, da qualche parte doveva pur trovarsi. Ma a dire il vero non mi sentivo poi tanto arrabbiato, insomma non riuscivo a condividere la stizza di molti ( cattolici, ebrei, musulmani), che non si arrendevano a quell’assenza…”
Fino a quel momento, non ero del tutto convinto che papà parlasse sul serio, considerata l’attitudine anche in vita, a scherzare, a sdrammatizzare. Ma ben presto inizio a comprendere il senso di quelle parole.
” Vedi Fabrizio, alla fin fine ho pensato che quell’alta ” Assenza”, corrispondesse a quello che anche in vita ho sempre pensato. E cioè che Dio non sia un’entità trascendente, bensì la nostra stessa essenza spirituale, la bussola etica che governa le nostre vite. E anche lassù, gli spiriti probi, senza bisogno di alcun nocchiero, si sono organizzati nel modo più virtuoso, familiarizzando tra loro, soccorrendo i bisognosi, creando una comunità di buone azioni e propositi. Esattamente come dovreste fare fare voi sulla terra, compiendo una definitiva scelta di campo…”
Illuminato da quelle rivelazioni, gli chiedo di proseguire.
” Figlio mio, fiumi di parole si sono sprecati sul concetto di Dio e purtroppo in Suo nome sono stati compiuti anche atti abominevoli. Illustri filosofi hanno persino detto che Lui era morto sia come Valore che in seguito ad eventi terribili, ad Auschwitz, come in tutti gli altri inferni terreni. In realtà, come pensavo, Dio è sempre stato dentro di Noi, ispirava le nostre azioni virtuose, illuminava le condotte dei benefattori che hanno onorato l’Umanità. Allo stesso modo, uomini malvagi, in nome di cupidigia e sete di grandezza, hanno periodicamente deciso di esiliarlo, di esiliare cioè da se stessi quel nucleo di nobiltà d’animo in tutti connaturato sin dalla nascita…”
Mi sento in sintonia con quelle riflessioni. Ma al contempo, c’è ancora qualcosa che mi sfugge.
” Scusa Papà, prima hai parlato di scelta di campo, cosa intendevi?”
Si alza, raggiunge la finestra. La sua figura distinta si staglia sui riflessi del mattino, lo sguardo malinconico abbraccia il panorama silenzioso.
” Fabrizio, noi lassù siamo informati di quel che sta succedendo sulla terra. E non mi riferisco solo alle guerre, alle lotte fratricide, alle stupide competizioni. Qualcosa di più sotterraneo ma non meno evidente, si sta diffondendo. Una sorta di sonnambulismo interiore, un’accidia che in taluni casi diventa spregiudicatezza, impulso auto- distruttivo. Insomma, pur di fronte a pericoli esiziali, non si reagisce più, ci si affida al fatalismo, agli alibi interiori, al deprecato “ineluttabile”…”
Annuisco. ” Papà è vero, si parla ormai con tragica disinvoltura di terza guerra mondiale, ci stiamo scivolando dentro come le precedenti generazioni…”
Lui si scosta dalla finestra, mi lancia uno sguardo di una complicità amara, ma non rassegnata. Mi parla con voce ferma.
” Sta a voi Fabrizio. Siete voi, i vostri figli e nipoti che dovreste ribellarvi, indignarvi, reagire. In nome di quel Dio, che essendo immanente, non può di nulla essere delegato, dovete mobilitarvi e far sentire la vostra Voce contro il pensiero unico e gli interessi economici che vi stanno trascinando nell’ennesima Catastrofe. Fatelo adesso, il Tempo è al lumicino!”
Papà evapora in una scia luminosa. Mi affaccio alla finestra, rincorro con lo sguardo quegli ultimi lampi di saggezza.
Un po’ mi dispiace che se ne sia andato bruscamente. Ma poi capisco: una fugacità voluta, per dare il segno di un’urgenza. L’urgenza di evitare il Baratro, scuotendo la nostra inerzia, appellandoci a quel “Divino” che ancora irrora le nostre coscienze.

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