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CRISTOFORO COLOMBO: CHI ERA COSTUI?  

 

 

<< Potrebbe accadere che le Vostre Altezze e tutti gli altri che mi conoscono e ai quali questo scritto fosse mostrato, in segreto o pubblicamente, mi rimproverino nelle maniere più svariate: come persona di scarsa cultura, marinaio ignorante, uomo leggero >>

CRISTOFORO COLOMBO

LETTERA AI SOVRANI SPAGNOLI DEL 1501

 

Oggi è l’anniversario della data in cui Cristoforo Colombo sbarcò sull’attuale isola di Watling nelle Bahamas, a cui diede il nome di San Salvador, “scoprendo” il continente Americano nel 1492.

Il navigatore genovese ha sempre acceso forti passioni. Alcuni storici ritengono che la sua impresa segni il passaggio dal periodo medievale all’epoca moderna. Come accade per ogni persona importante, molte località  si contendono il vanto di essere state la sua patria, (Italia, Portogallo, Spagna, paesi scandinavi e Grecia)  quasi altrettante  ritengono invece di essere le uniche custodi dei suoi resti.

Cercherò di chiarire alcuni punti della vita di Cristoforo Colombo, dando per scontato la generale conoscenza delle sue imprese; proverò a delineare un quadro psico-storico-sociale dell’ammiraglio.

Chiariamo fin da subito che per quanto non esistano certezze assolute, è ben probabile che Cristoforo Colombo sia nato a Genova nel 145(?) (anche l’anno della sua nascita risulta incerto). Abbiamo dati certi che attestano come Cristoforo Colombo visse un l’infanzia nell’allora Repubblica di Genova (sono stati trovati atti notarili firmati dal padre), ed è morto a Valladolid in Spagna nel 1506.

Il padre di Cristoforo Colombo, Domenico, era un mercante, partecipò alla lotta politica della Repubblica di Genova, parteggiando per la famiglia Fregoso, stirpe che contendeva il titolo di Doge alla rivale casata degli Adorno. Successivamente la famiglia Colombo si trasferirà da Genova a Savona, pare che il commercio del padre si svolse nell’attuale via dei Cassari. A Savona, Cristoforo imparerà l’arte della navigazione, da questa città inizierà l’avventura che lo porterà a conoscere non solo il Mar Mediterraneo, ma anche l’Oceano (all’epoca era nota la sola esistenza dell’Atlantico). Nei suoi viaggi Colombo raggiungerà l’Inghilterra (Bristol e Londra), l’Irlanda (Galway) e perfino la terra allora indicata come Ultima Tule (l’Islanda). Navigò a lungo per l’Atlantico: Guinea, Madera, le Azzorre, le Canarie, tanto da conoscere e capire l’importanza dei venti alisei, si recò varie volte in Africa occidentale.

Tra i molti viaggi effettuati partendo da Savona, ricordiamo il più significativo, meta l’isola di Chio, (partenza da Savona nel 25 maggio 1473). Soggiornando un mese su quest’isola (la quale vanta di aver dato i natali al poeta Omero), Cristoforo Colombo affinò una delle sue caratteristiche fondamentali: l’olfatto. Chi naviga a vela, sa che in gergo si dice: “odorare il vento”. È probabile che nella ricca e profumata isola di Chio, Colombo abbia affinato questa sua caratteristica. Tutti i marinai che hanno navigato con Colombo, gli riconobbero sempre l’incredibile capacità di seguire i venti e prevedere le tempeste. All’epoca, priva di rilevazioni satellitari queste qualità erano ottime. Probabilmente le doti olfattorie di Colombo potrebbero essere state solamente presunte. A mio avviso è fondamentale che lui e i suoi marinai credessero in queste qualità; altrimenti come poter affrontare un viaggio verso l’ignoto? Sempre grazie al suo soggiorno a Chio, capì l’importanza degli scambi commerciali, in quanto l’isola esportava notevoli quantità di mastice, sostanza che genera il profumo preferito negli harem dell’oriente ed ispira sentimenti mistici, favorendo la contemplazione religiosa.

Cristoforo Colombo fu devoto a San Francesco e alla Madonna di Guadalupe, tanto che la caravella ammiraglia fu intitolata a “Santa Maria”. Tra i vari progetti inerenti la spedizione nelle Indie, l’idea di Colombo era quella di procurare l’oro ai reali di Spagna per poter finanziare una nuova crociata e riportare Gerusalemme alla cristianità. Forse oggi questo pensiero pare bizzarro, ma Ferdinando e Isabella furono i sovrani che sconfissero e cacciarono i moriscos (i mori, gli islamici dal regno di Granada) unificando le terre spagnole.

Possiamo dire che Cristoforo Colombo fu molto ambizioso, patirà sempre la sua origine non nobile,

(forse è per questo che luogo e data di nascita non sono certe) quando proporrà ai reali la sua impresa, come primaria ricompensa chiederà il titolo nobiliare, prima ancora di qualsiasi remunerazione in denaro. Come noto, diventerà governatore delle Indie, creando anche uno stemma nobiliare per la propria famiglia, uno scudo suddiviso in quattro quadranti, in cui sono presenti le armi di Castiglia e Leon e le immagini simboliche delle terre da lui scoperte (riportato nella nostra galleria).

A Colombo va attribuita scaltrezza, egli cercherà finanziatori presso ogni corte, senza lasciare nulla di intentato (Portogallo,Repubblica di Genova, Inghilterra). La sua idea era quella di raggiungere l’isola di Cipango (nome che all’epoca indicava l’attuale Giappone) per poi trovare i tetti d’oro del Catai (l’attuale Cina) descritti da Marco Polo. Colombo era sicuro di sé e delle proprie idee. Le certezze gli derivavano dalla cartografia dell’epoca, secondo la quale si poteva stimare di raggiungere le Indie navigando verso ovest (all’epoca si riteneva che le Indie fossero distanti 5000 Km e non 20.000 Km come è realmente). A questa convinzione “scientifica” Colombo aggiunse la sua notevole esperienza di navigatore; egli conosceva perfettamente gli alisei e le correnti dei venti dell’oceano Atlantico, da lì la frase che diventerà famosa: “Buscar il levante por el ponente”. Una delle vere scoperte effettuate da Colombo, furono le rotte e le modalità di sfruttamento dei venti per avere una navigazione sicura.

Cristoforo Colombo ha calamitato vari giudizi su di sé. Alcuni lo ritengono un precursore della globalizzazione, poiché: “si avvalse di vascelli atlantici, marinai biscagliesi e di tecniche nautiche portoghesi. La sua funzione e importanza attraverso la genesi del progetto fu quella di agente del capitale genovese. Il contributo del mondo Mediterraneo all’espansione europea della fine del quindicesimo secolo fu finanziario e commerciale, ma non tecnologico”. (Carlo Cipolla)

Recentemente la figura di Cristoforo Colombo è stata contestata, alcune sue statue sono state abbattute, in quanto giudicato schiavista. Riportiamo come vero il fatto che ridusse in schiavitù e deportò nativi americani (allora denominati indiani; per la precisione ne rapì millecinquecento, portandone circa trecento in Spagna).

A mio avviso bisogna considerare che i sovrani spagnoli si aspettavano ingenti quantità d’oro dai viaggi di Colombo.  Il mito di “ El Dorado”, un città (immaginaria ) totalmente rivestita d’oro era già attivo fin dalla prima spedizione. Faceva parte della propaganda, in fondo come avrebbe potuto Colombo convincere gli uomini ad una traversata incerta e rischiosa se non promettendo la massima ricompresa: l’oro. Purtroppo per i sovrani e i marinai, le terre del “El Dorado” dovevano ancora essere scoperte. L’unica risorsa effettiva delle “Nuove Indie “ furono gli schiavi, in quanto cioccolata (conosciuta, “scoperta” da Colombo), ananas, patate (non ancora scoperta in quanto presenti nelle terre peruviane), peperoni e pomodori saranno valutate come prodotti economicamente remunerativi qualche secolo dopo. Immaginate l’enorme delusione avutasi quando i marinai sbarcati nelle Barbados trovarono solamente indios taino seminudi.

Bisogna ricordare come Colombo forse fu una specie di proto democratico. Abituato alla navigazione e alle sue regole, su una nave tutte le persone presenti devono collaborare per la corretta riuscita della navigazione, essendo sbarcato nella colonia della Isabela a Santo Domingo, nel 1494  Colombo impose a tutti i presenti l’obbligo di lavorare. Quest’ordine irritò gli Hidalgo (i nobili spagnoli) i quali non potevano sopportare sia il lavoro fisico (per loro umiliante), ma anche di obbedire a chi pur essendo governatore delle Indie fosse comunque loro  inferiore per status.

 

Ci sarebbe molto ancora da scrivere riguardo Cristoforo Colombo, accenno solo alla sua vita sentimentale, alla quale forse non diede particolare importanza. Sposò la nobile portoghese Felipa Moniz Pestrello, che gli diede due figli: la lasciò nel 1485, quando salpò dal Portogallo per la città di Palos in Spagna. Dopo Felipa furono attribuite a Colombo alre relazioni, ma la vita amorosa non è certo la parte più interessante della sua biografia.

 

La parola America (come noto a tutti) non deriva dal  suo cognome, ma da quello di Amerigo Vespucci, colui che capì che Colombo era sbarcato in terre diverse dalle Indie; pare che Colombo se ne fosse accorto nel suo ultimo dei quattro viaggi, sbarcando

in Venezuela, tanto che descrisse quelle terre come:“Otro Mundo”.

 

Concludiamo il nostro articolo scrivendo che Cristoforo Colombo fu certamente una persona con caratteristiche notevoli, fu uomo del suo tempo, con tutti i pregi e difetti caratteristici di un essere umano, per quanto egli più di altri abbia potuto capire cosa voglia dire avvicinarsi alla condizione divina (tale fu ritenuto da alcuni indios, in quanto grazie alle sue conoscenze e stavolta a calcoli esatti poté prevedere lo svolgersi di un’eclissi solare) in vita.

 

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