Attualità

Sant’ Orsola e compagne

Tutti abbiamo negli occhi qualche episodio della leggenda di Sant’Orsola e delle sue compagne, dei tanti raffigurati dagli artisti, tra i quali basterebbe ricordare il Memling a Bruges e il Carpaccio a Venezia. La leggenda ebbe origine nell’VIII sec., col ritrovamento, a Colonia, di alcune reliquie di giovani donne, presso una chiesa dedicata ad alcune vergini fino allora ignote. Si trattava, evidentemente, di antiche martiri, ma non si sapeva nulla della loro origine, del loro numero e del loro nome. Sì cominciò così a parlare di una principessa d’Inghilterra, venuta a morir martire sulle rive del Reno, insieme con le compagne. Si trovò poi nella stessa chiesa l’antica iscrizione sepolcrale di una bambina di 8 anni, e il suo nome, Orsola, venne attribuito all’immaginaria principessa. Vennero poi i suggestivi nomi delle sue vergini compagne Marta, Saula, Brittola, Gregoria, Saturnina, Sabazia, Pinnosa, Senzia, Palladia e Saturia. Dieci in tutto, e con Orsola undici.  Ora, il numero undici, in cifre romane, si scrive con una X seguita da una I. Se la cifra è sormontata da un tratto orizzontale, che indica le migliaia, si legge invece undicimila. A questa lieve differenza grafica, ma non numerica, par che si debba il numero di undicimila, che subito dopo la leggenda attribuì alle compagne della principessa. Il racconto è il seguente: Orsola, fanciulla di rara bellezza, figlia di un re cristiano, venne chiesta in matrimonio da un principe, potentissimo, ma pagano. La fanciulla si era segretamente consacrata a Dio, ma non rifiutò né accettò la posta. Chiese tre anni di tempo, non per riflettere, ma per conoscere la volontà del Signore; la conversione del fidanzato, e mille compagne per sé e per ognuna delle sue dieci ancelle. La schiera delle undicimila fanciulle, guidata da Sant’Orsola, viaggiò in vari paesi, esercitandosi nella virtù ma anche negli onesti svaghi. Passò dall’Inghilterra al continente, su una flotta di undici navi.. Con queste risalì il corso del Reno, sostò a Colonia e giunse a Basilea. Dapprima quasi tutte le fanciulle eran pagane, ma l’esempio e la parola di Orsola riuscirono presto a convertirle, e tutte si battezzarono. Formavano una specie d’armata cristiana, ma ben diversa da quella dei feroci Unni, quando scesero a Roma, in devoto e variopinto pellegrinaggio. Ritornando in Germania, a Colonia, trovarono davvero gli Unni che assediavano la città sul fiume. La furia dei barbari si sfogò sulle cristiane fanciulle, martirizzate tutte in un sol giorno. Tutte meno una, Orsola, la cui beltà fece invaghire Attila, il feroce capo degli Unni. Egli la chiese in sposa, ma la fanciulla ufficialmente fidanzata al principe straniero e segretamente sposata a Gesù, rifiutò la proposta del re barbaro. Morì anch’ella, trafitta da innumerevoli frecce.Questa, in breve, è la leggenda di Sant’Orsola e delle sue undicimila compagne. Sarebbe lungo e difficile spiegare le ragioni della sua incredibile popolarità per tutto il medioevo, analizzare la sua influenza nelle tradizioni, nelle devozioni, nella letteratura, nell’arte. Leggenda, che una facile critica riduce oggi a nulla, o quasi nulla. Ma nel quasi nulla, può ancora commuovere sottilmente anche noi, scettici e disincantati uomini moderni: poche reliquie di sconosciute martiri fanciulle, e l’iscrizione sepolcrale di una bambina di 8 anni, Orsola, morta innocente in una lontana colonia romana, lungo il Reno, ai confini del mondo civile.

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