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“Esistenzialismo”: ieri e oggi

Un errore che viene commesso quando uno o più fatti negativi colpiscono la quotidianità è il tracollo fisico e psicologico: possono essere anche problemi banali e l’individuo reagisce come può, avendo alle spalle un esperienza di sé e, a seconda di come egli l’ accetta, avrà un quantitativo di pazienza che lo porta a gestire il presente. Quando nasce l’essere umano è catapultato in un mondo che, all’inizio, sembra un po’ di sole regole e, solamente crescendo, comprenderà anche l’aspetto dei diritti. Già, durante l’infanzia,  il bambino inizia a parlare di quello che, in psicologia, viene definito “progetto di vita”, mentre lui o lei, nel caso di una bambina, lo esprimono come:”Quando sarò grande, voglio fare il/La…”.

Esserci significa venir alla luce, esistere è un sinonimo, ma è un concetto attivo: “Cogito ergo sum”, è una frase breve, ancor prima della corrente esistenzialista, ma di profondo significato. Ognuno di noi opta nella scelta di una carriera costituita da piccoli passi, che sa di poter provare a compiere, anche con qualche inciampo, proseguendo in una via che solo egli sa e in cui impegna se stesso.

Una domanda lecita, che può provocare questa introduzione, è come sia possibile essere motivato nel gettare basi razionali peril proprio futuro in un momento come questo e la risposta. senza ipocrisia, è affermativa. La paura e lo sconforto sono comprensibili, ma non giustificabili al 100%: quando la situazione riprenderà il proprio controllo, non possiamo farci trovare come mine vaganti, perse in un infinito che stiamo inventandoci per evitare di percepire fin o in fondo questa nuova crisi mondiale.

Il concetto di “Esistenzialismo” esisteva già nel secolo scorso, fino poi a entrare in modo errato nella mentalità di una parte del popolo tedesco: progettare un’ esistenza non è accettabile nell’idea di eliminare razza, perchè la si crede “inferiore” alle altre, anzi “colpevole” di un male, mai provocato. Se i pensieri ci offuscano la mente, imponiamoci almeno di ripristinare iquegli hobby, che richiedono molto tempo, quei libri non letti e quel film di cui sentiamo sempre parlare, ma che non abbiamo ancora avuto l’occasione di giudicare coi nostri occhi. Se proviamo un sentimento, non affoghiamolo nell’ angoscia che anima il nostro organismo, ma esprimiamolo e, infine, svolgiamo azioni di volontariato: esistere deve significare anche essere parte attiva di questo mondo e non solamente subire la negatività che lo sta invadendo.

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