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La comunicazione istituzionale dei giorni nostri

La provincia di Pavia, come altre, ovvio, non è formata solo da comuni di grandi dimensioni, sia come numero di abitanti, sia come servizi e, qualora un abitante necessitasse di un bene non a disposizione o differente da quello che avrebbe acquistato,  deve essere possibile recarsi nel comune più vicino, senza la paura di essere multati dalle Forze dell’Ordine, come spostamento ingiustificato. Purtroppo, i loro centralini sono intasati, poiché molte persone si stanno facendo prendere dal panico e la pazienza della prima ondata di chiusure, purtroppo, non l’hanno più. Inoltre, alcuni lavori indipendenti, ovvero che non prevedono un posto fisso, possono offrire un più efficiente risultato, dopo una passeggiata o una sosta in un locale, a scambiare qualche chiacchera, pur con le distanze e precauzioni finora, non da tutti, seguite.

Considerando la libertà della scorsa estate, è quasi incomprensibile accettare il fatto che il Governo abbia chiuso comuni di nemmeno 1000 abitanti: non è creare un divario politico, ma una realtà sotto agli occhi di tutti.

Molte sono ancora le ingiustizie nei confronti della maggior parte dei lavoratori di qualsiasi categoria e, a risentirne particolarmente sono i gestori di un locale aperto al pubblico.

Rispetto al precedente lockdown, è possibile recarsi in un numero maggiore di luoghi, ma all’interno del proprio Comune, e qui ritorna la questione.

Nessuno è in grado di fornire una soluzione e non è ancora comprensibile come non esista un’alternativa, abbastanza efficace, in sostituzione al tanto atteso vaccino.

Il problema di fondo, che, a pensarci bene, è molto più risolvibile di quel che sembra, consiste nel pessimo modo in cui è stata gestita la comunicazione, nei momenti di peggiore tensione. Non è corretto nascondere il problema o creare allarmismo, ma, in questa seconda ondata, a quanto pare prevedibile, alcuni titoli e contenuti di articoli, non importa quale sia il quotidiano, fanno sorgere la domanda: perché non sono stati intensificati controlli e chiusure sin da settembre e, soprattutto, con quale noncuranza, le testate, molte poco attendibili, ma diffuse sul Web, illustrino la situazione in corso e storie personali, con un linguaggio raccapricciante. Lo spavento è generato da una pessima comunicazione istituzionale provoca molto più dolore, non solo morale, ma con effetti psicosomatici, che la malattia effettiva.

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