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Terza ondata: aumenta la richiesta di baby sitter, ma anche il prezzo

Arrivata la terza ondata, la nuova chiusura delle scuole porta con sé il grande problema dell’accudimento dei minori. Con i nonni limitati nella loro attività di assistenza ai nipoti, le famiglie italiane si trovano a dover puntare sulla ricerca di baby sitter.

Dal sito Sitly.it, piattaforma specializzata nella ricerca di baby sitter, si è notato l’aumento di accessi del +14,5% (+11,3% di genitori) e di nuovi iscritti per un +10% nella settimana in cui si è ufficializzata la chiusura delle scuola di ogni ordine e grado in quasi tutta la Penisola. Percentuali inferiori rispetto a quanto accadde l’ultima settimana di febbraio 2020, quando la chiusura totale delle scuole mentre l’Italia ancora ‘viveva’ una vita apparentemente normale aveva portato un vero boom sul motore di ricerca, ma che indicano comunque una necessità concreta da parte delle famiglie italiane.

Altro dato interessante è che oltre il 70% dei profili ‘genitore’ di recente iscrizione sono donne, la maggior parte di età compresa tra i 25 e i 34 anni, a conferma di quanto la gestione della famiglia sia tutt’oggi compito della mamma e di quanto ricada dunque su di lei la difficoltà di conciliare lavoro e famiglia. Soprattutto per bambini piccoli, visto anche la fascia di età rilevata tra le madri. Il 46,9% delle famiglie registrate a Sitly hanno figli tra gli 0 e i 4 anni.

Da notare inoltre che in questa ricerca di baby sitter manca totalmente la richiesta di accudimento dei bambini per impegni serali: il coprifuoco, i ristoranti, i teatri e i cinema chiusi portano i genitori a restare in casa, almeno terminato il lavoro, con i propri figli.

Jules Van Bruggen, ceo del gruppo Sitly: «Molti genitori ci chiedono se le baby sitter sono disposte a lavorare anche in questo periodo. La risposta è certamente sì, anche perché il lavoro domestico è sempre stato permesso dai diversi Dpcm. Il problema più sentito è piuttosto quello dei medici e operatori sanitari, che si trovano con i figli a casa e con poche baby sitter disponibili a offrire servizio nelle loro case. Su questo tema arrivano diverse segnalazioni, soprattutto da quando c’è stata la rettifica della nota governativa che accoglieva i bambini dei lavoratori essenziali a scuola».

Il costo orario di una baby sitter è aumentato nell’ultimo anno. Rispetto al rilevamento svolto da Sitly nella scorsa estate 2020 troviamo una crescita in città come Torino e Bologna (da 8 a 9 euro all’ora, e nel 2019 le due città segnavano 7 euro l’ora), Milano da 9 a 9,5 euro l’ora (confermandosi tra le città più care insieme a Genova, con lo stesso trend del capoluogo lombardo, e Aosta, che si pone in cima alla classifica con 10 euro all’ora). Cresce anche la tariffa delle baby sitter di Venezia, da 8,3 euro a 9 euro.

Costanti Roma e Trieste con una richiesta media di 8,5 euro l’ora, così come Trento e Bolzano, e Firenze, fissa su 9 euro.

Continuando verso il centro sud, a Napoli la richiesta oraria media si conferma 7,5 euro, come a Campobasso, e a Reggio Calabria 7 euro, ma a Bari la tariffa sale da 6,5 a 7,5 euro; a Cagliari da 7,5 a 8 euro l’ora; a Ancona da 7 a 8,5 euro; a L’Aquila da 7,5 a 8,5 euro. A Perugia nel 2019 la richiesta media era 7 euro, ora è 8,5 euro. Anche a Palermo cresce di 1 euro la tariffa oraria, arrivando a 8,5 euro.

Unico capoluogo in controtendenza è Potenza, a 6,5 euro l’ora contro i 7 euro di due anni fa.

In generale quindi la tariffa media nazionale diventa 8,3 euro rispetto ai 7,6 euro di un anno fa, cifra che aveva confermato la tariffa del 2019.

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