Attualità

Disagio, solitudine ed emarginazione aumentano i suicidi giovanili.

Mi ha particolarmente colpito la morte del giovane sedicenne che a Genova si è tolto la vita gettandosi dalla finestra della sua abitazione, ponendo fine ad un’esistenza in cui non credeva più. Un suicidio assurdo ed allucinante che dovrebbe però farci tutti meditare sulle difficoltà e sul gravissimo disagio che i giovani e gli adolescenti stanno subendo anche a seguito delle restrizioni e dei lunghi periodi di confinamento forzato dovuti a questa stramaledetta pandemia del covid-19. Ma dare tutte le colpe alla pandemia sarebbe davvero troppo frivolo e facile. Questo disagio ha radici molto più lontane, che derivano da una lenta e progressiva perdita della voglia di vivere ed ad una società che ha sempre archiviato i problemi esistenziali dei giovani, non avendo tempo per loro. Il mondo della scuola troppo freddo, ed in tutt’altre faccende, per capire lo stato d’animo dei ragazzi e per approfondire le loro richieste, anche il mondo dello sport non ha saputo galvanizzare, dare stimoli e gratificare una gioventù che aveva bisogno di essere presa in maggiore considerazione, da coloro che ne avrebbero dovuto avere cura. Nelle condizioni in cui si dibatteva il giovane suicida genovese si trovano migliaia di giovani incapaci,forse, di comunicare il loro disagio esistenziale, ma convinti anche che, i loro problemi non interessano davvero a nessuno , neanche agli stessi genitori che con i figli vivono sempre più lontani!. Come si può permettere ed accettare che una persona così giovane apparentemente senza problemi si possa togliere la vita?. In questi mesi di pandemia e della conseguente clausura che ci ha provocato, si è parlato molto spesso degli anziani, come persone fragili, non solo fisicamente ma anche psicologicamente e come tali da curare e star vicino. Forse, però, ci siamo dimenticati dei giovani che presentano, sostanzialmente, le stesse patologie degli anziani. Bisognerebbe creare presidi territoriali che siano strettamente collegati: con le scuole, con gli enti e con le società sportive. Occorre saper cogliere e valutare subito i segni della fragilità mentale di molti giovani prima che l’apatia è l’atarassia totale verso la vita prenda il sopravvento. Ai genitori degli adolescenti il difficile, ma imperativo compito di stare più con i figli, di parlare con loro e devono cercare di capire i loro desideri, dando  stimoli e consigli tali da farli sentire partecipi e attori della vita sociale, senza essere troppo invasivi e lasciando loro la libertà di parlare e di muoversi. Il giovane sedicenne che si è suicidato ha scritto che è stata la “solitudine” ad averlo ucciso, Ma non si può più accettare che tali fatti possano accadere.! Occorre che la società si ponga il problema in tutta la sua gravità e la sua ampiezza: e che lo faccia in fretta!.

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