Politica

La tassa, lo scopo, il populista Draghi e il rigorista Letta

Riflessione del politologo Franco Astengo

Il camaleonte Draghi, in perfetto stile populista, risponde così “E’ il momento di dare e non quello di prendere” al rigorista Letta riesumatore dell’antica imposta di successione.

L’ennesimo capitolo del “trasformismo all’italiana” con il Presidente del Consiglio capace, ancora una volta, di dimostrare la sua adattabilità all'”aria che tira” e il segretario del PD che poi muta la sua “invenzione” in una svolta anch’essa di stampo populista: togliere ai ricchi per dare ai giovani.

Nessuno o quasi però si interroga sulla reale essenza della proposta di Letta.

L’idea del segretario del PD di dotare i giovani più “svantaggiati” di una “dote” da tirar fuori dalla tassa di successione dimostra, per intero, una lontananza progettuale, culturale al limite antropologica rispetto ad una visione di sinistra capace di proporsi di affrontare le enormi questioni della scuola, del lavoro giovanile, della programmazione dell’economia, del senso stesso di una prospettiva comune del collettivo sociale.

Nessuno o quasi sta pensando che il gettito di questa nuova imposta sulla successione (destinata, beninteso, a raggiungere i ricchissimi o forse nessuno, date le fughe nei paradisi fiscali e le grandi capacità mimetiche dell’accumulazione finanziaria all’ italiana) potrebbe essere destinato a efficiente la scuola pubblica, a investire sull’università dotandola di una possibilità di accesso universalistico di qualità dopo tanti anni di distruzione causata dalle selezioni baronali, dal numero chiuso, da una “distrazione di massa” al riguardo delle possibilità di usufruire lo studio universitario come diretto incrementando il livello culturale dell’istruzione pubblica.

Sarà bene porre in rilievo questa “estraneità” nel gioco delle parti tra Draghi e Letta.

Una estraneità rivolta verso uno dei nodi cruciali della nostra vita pubblica come quello riguardante l’istruzione con l’esaltazione dell’individualismo insita nell’idea della “dote” da assegnare ai singoli, non si capisce poi con quali criteri di distribuzione qualitativamente e quantitativamente.

Quasi tutti però sembrano presi da altri pensieri..

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