Cronaca

Violenza e mancanza di autorevolezza

In questi giorni tv e social ci mostrano immagini e testimonianze di violenze inaudite. C’è la violenza di Stato ( e non è la prima volta) che si è consumata al reparto volanti della Questura di Verona, laddove un gruppo di poliziotti-criminali, capeggiati dall’esaltato di turno, risulterebbe si sia accanito con torture e umiliazioni di vario genere, su persone considerate ” inferiori”,  perché riconducibili  alla categoria degli “emarginati” ( tossico- dipendenti, clochard, immigrati). Al contempo, abbiamo anche assistito alla follia omicida di immigrati irregolari, lasciati liberi di scorrazzare brandendo accette o coltelli, colpendo chiunque, bambini compresi.
Quanto alla prima tipologia di violenza, lo scrivente non si stupisce per niente. Avendo avuto occasione di frequentare quell’amministrazione dello Stato, ne ho potuto constatare, ( a fronte di una maggioranza di professionisti capaci e coscienziosi), alcuni casi di carenza di educazione etica e e di cultura, l’assenza, in alcune circostanze, di criteri meritocratici nelle progressioni in carriera, nonché il cattivo esempio di alcuni Superiori che da un lato invocano un bizantino rispetto di regole formali, dall’altro si rendono responsabili di  veri e propri reati. Si pensi al G8 di Genova, tragica vicenda in cui sono state evidenti gravi manchevolezze nella ” catena di comando”, laddove uno dei pochi funzionari coinvolti negli abusi, a non essere “promosso”, è stato quel Vice questore, che all’indomani dei misfatti della Diaz e di Bolzaneto, si è presentato dai giudici, parlando apertamente di ” macelleria messicana”.
Ma al di là di queste considerazioni, mi sono anche chiesto se si possa individuare un eventuale collante che unisca la violenza di Stato a quella delirante degli immigrati che vengono in Italia, portando con sé tutto il loro carico di odio e di invidia per la nostra cultura e il nostro stile di vita. E mi sono detto di sì, che esiste questo collante. Non solo perché In entrambi i casi siamo di fronte a manifestazioni di crudeltà e di intolleranza verso ciò che è  considerato estraneo e perciò stesso “nemico” del proprio abito mentale. Ma anche per il fatto che, a mio parere, in ambedue le circostanze, siamo in presenza di un deficit di autorevolezza dello Stato. In altre parole se alcuni esponenti delle forze dell’ordine indulgono a brutalità e sevizie, non lo fanno solo perché annoverabili a veri e propri “criminali in divisa”, ma anche per sopperire a quella che dovrebbe essere una loro naturale autorevolezza, requisito questo, che come ben si sa, non ha niente a che fare con l’autoritarismo.
Allo stesso modo, oltre che alla povertà di menti ( dis) educate fin dall’infanzia all’intolleranza e alla violenza fondamentalista, anche gli incontrollati sfoghi di follia omicida dei predetti immigrati, sono alla fin fine riconducibili a quella stessa matrice. Per l’appunto un deficit di autorevolezza di uno Stato che troppo frequentemente si rifugia in slogan da bassa tifoseria, non garantendo per nulla, né sul piano legislativo, né su quello preventivo e repressivo, che questi soggetti osservino rigorosamente le leggi della Nazione che li accoglie, nonché rispettino la legittima libertà dei suoi cittadini di vivere sereni nei parchi, nelle strade e nelle stazioni, in una parola in tutti quei luoghi che dovrebbero essere all’insegna di un’ordinaria e pacifica aggregazione.

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