Cronaca

Il mare d’inverno

l mare d’inverno. Un brano molto popolare per noi Liguri. Un brano che tutti i turisti ci invidiano, non potendo trascorrere molte giornate davanti a questa splendidamente spaventosa massa d’acqua. Il mare d’autunno. Questo non è un brano musicale. Oppure si? Le note armoniose che si ascoltano in riva ad’esso. Ma queste note, improvvisamente, divengono frastuono. Dirompente. Terribilmente rumoroso. Le onde, che dapprima erano un dolce cullare, si fanno alte, fragorose, enormi. Nessuno è in grado di fermarle. Non servono murate, scogli, dighe. Niente le blocca completamente, e queste, si infrangono, potenti, ovunque. Eccoci in mezzo ad una mareggiata. Una, dieci, cento tonnellate di acqua salata, sotto forma di cavalloni, si abbatte su tutto e su tutti. Strade allagate, cantine e negozi devastati, vetri infranti, capanni e costruzioni crollano sotto il possente martellare delle onde. Eccone una, e poi un’altra, e un’altra ancora. Senza un attimo di respiro. Eppure, dopo qualche ora, com’è iniziata, la tempesta allenta la grinta, le onde si allungano, divengono mansuete fino a rilassarsi completamente. Calma piatta. Chissà cosa sta preventivando Nettuno. Intanto, le cittadine ed i borghi sulla costa, si leccano le ferite. Ma, una constatazione vorrei aggiungere: sento i media colpevolizzare l’essere umano, per aver causato i cambiamenti climatici. Ascolto predicatori e veggenti. Previsioni ci concedono pochi decenni di vita, se non corriamo ai ripari. Per fortuna, questi veggenti sapienti, azzeccano le previsioni come quelli, che in TV, condizionano a puntare su numeri vincenti. Se veramente avessero i numeri vincenti credete li darebbero in TV? Ci sono documenti comprovanti di mareggiate distruttive, spalmate durante i secoli, da quando esiste la scrittura. Oltre ai maremoti, dovuti alla forza dei vulcani o a smottamenti marini, mareggiate più o meno distruttive, se ne contano a milioni. Prendo ad esempio Camogli, salito alla ribalta per il crollo del ristorante, a causa dei marosi. Lo stesso locale aveva già subito danni, negli anni precedenti, e poggiava su palificazioni che, proprio perché installate sulla spiaggia, avrebbero dovuto essere manutenzionate più radicalmente. Provo grande dispiacere per il disastro. Come per una nave che affonda, sempre a causa delle onde. Essenso io di Camogli, ricordo, da ragazzino, che sotto la “fake” casa di Blanca, vi era il bar Ghersi, dove ci si ritrovava con gli amici, e dove, a bordo di un gozzo, abbiamo caricato cassette di vini e bibite, per salvarle dalla furia del mare. Era il 1971. E, sull’onda dei ricordi, a fondo articolo troverete alcune foto, della stessa Camogli, delle mareggiate anche del secolo scorso. Via internet ve ne sono di tutta la riviera e di tutt’Italia. Come al cuore, al mare non si comanda

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