Due Chiacchiere con l' Arte

Giorgio Peruzio

Sinossi

Un doppio delitto, camuffato da suicidio, innesca una difficile inchiesta affidata al vicequestore Gabuzzi.

Uno dopo l’altro, episodi apparentemente distinti iniziano a comporre un inquietante mosaico. Attentati, incidenti sospetti, assassinii sono tutti riconducibili all’ambiente della moda.

Tra le vittime, c’è chi adombra complotti per manipolare il mercato.

Sfumata e sfuggente, un’ingegnosa organizzazione criminale sembra stendere la sua ragnatela per condizionare le scelte di consumo nel prêt-à-porter.

Forse anche ricorrendo a sofisticate tecniche di suggestione e alterazione nei canali social in rete.

Un’ipotesi assai difficile da verificare, ancor più da tradurre in ipotesi di reato.

Il vicequestore e la sua squadra dovranno affrontare questa complessa sfida, finché l’esplodere di una guerra tra gang malavitose alzerà la tensione, imponendo scelte drastiche e coraggiose.

Il vero e potente nemico, lontano e nascosto, apparentemente senza personale responsabilità dei delitti, si rivelerà essere un genio che ho costruito nell’ombra il suo impero.

Più che una caccia, il profiler Gabuzzi dovrà guidare un lento accerchiamento, mentre alla Magistratura toccherà scegliere una strategia efficace più che ortodossa.

L’esito della partita si giocherà tanto sul web che sul territorio.

Con la consapevolezza che smantellare i meccanismi di convinzione occulta è più importante della cattura dei colpevoli.

Osserva il Procuratore D’Archilana: “C’è un confine sottile tra convincere e abbindolare. Per dare verità giuridica alla realizzazione della seconda ipotesi, agiremmo su capitoli penali assai labili e incerti.”

Nell’epoca dei social i messaggi veicolati dalla rete condizionano i comportamenti individuali e collettivi.

Attraverso complessi giochi di sostituzione, manipolazione, alterazione delle chat e dei post si può giungere a influire sui comportamenti collettivi, inducendo scelte fondate su false rappresentazioni.

I dilemmi dei Magistrati, la necessità di atti d’indagine non convenzionali, la capacità di giocare sulla personalità e gli interessi dei vari attori coinvolti metteranno a dura prova le qualità di profiler del vicequestore Gabuzzi.

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Le opere letterarie di Giorgio Peruzio:

Cercando una gemma sommersa, opera giovanile di genere fantasy, in sola versione ebook (Ed. Lupi, AQ 2018).

La Venere Spezia, uscì nel maggio 2018 (Ed. Scatole Parlanti, Alter Ego, Viterbo), ora in download gratuito all’indirizzo web Un romanzo in omaggio – Giorgio Peruzio narra.

Ciclo sul vicequestore Diomede Gabuzzi:

L’onda del movente – Parallelo45 Editore Piacenza – 2019;

Delitti e ricette – Portoseguro Editore Firenze – 2021, per il quale ha ricevuto diploma di menzione d’onore al Premio Buonarroti 2021 e attestato di merito al premio Victoria 3.0 del 2022;

Nero come la moda – Portoseguro Editore Firenze – 2022, per il quale ha ricevuto diploma di menzione d’onore al Premio Buonarroti 2022.

Delitti a regola d’arte – Portoseguro Editore Firenze – 2023

Raccolta poetica:

Declinazioni d’amore Edizioni Pegasus Cattolica – 2022 (già vincitore della categoria Silloge Inedita del Premio Internazionale Città di Cattolica 2022)

Racconti e poesie inedite sono pubblicati on line sul sito

Biografia

Giorgio Peruzio, nato a Torino il 16/3/1954

Residente a Viareggio (LU) in via Paolina Bonaparte, 200 – CAP 55049

Codice Fiscale PRZGRG54C16L219J

Giorgio Peruzio nato a Torino nel 1954.

Pensionato, già dirigente pubblico e docente a contratto all’Università di Torino.

Visse e lavorò a Torino e nel 2017 si trasferì a Viareggio, dove vive con la moglie.

La sua vocazione per la scrittura, confinata ad ambiti saggistici durante il periodo di lavoro, torna a esprimersi nella narrativa dopo il pensionamento.

Ama l’arte, viaggiare.

Le sue letture spaziano dalla narrativa alla saggistica, con predilezione per i gialli ricchi di introspezione, la sociologia, la storia economica.

Segue con attenzione e preoccupazione l’emergenza climatica e ambientale.

Frequenta i social con moderazione e coltiva le amicizie in via epistolare, one-to-one.

Ha pubblicato Cercando una gemma sommersa, opera giovanile di genere fantasy, in sola versione ebook (Ed. Lupi, AQ 2018).

Il suo primo romanzo dell’età matura, La Venere Spezia, uscì nel maggio 2018 (Ed. Scatole Parlanti, Alter Ego, Viterbo).

Successivamente, il commissario Gabuzzi (promosso vicequestore) è stato protagonista di altri quattro romanzi pubblicati:

L’onda del movente – Parallelo45 Editore Piacenza – 2019;

Delitti e ricette – Portoseguro Editore Firenze – 2021, per il quale ha ricevuto diploma di menzione d’onore al Premio Buonarroti 2021 e attestato di merito al premio Victoria 3.0 del 2022;

Nero come la moda – Portoseguro Editore Firenze – 2022, per il quale ha ricevuto diploma di menzione d’onore al Premio Buonarroti 2022.

Delitti a regola d’arte – Portoseguro Editore Firenze – 2023

Giorgio Peruzio scrive anche poesie. È stato finalista al Premio Letterario Internazionale Città di Livorno 2021 con la poesia inedita Chi ti ama. Inoltre, è stato vincitore nella categoria poesie amatoriali del Premio Carducci 2021, svolto a Pietrasanta, con la poesia L’alba oltre le nuvole al tramonto ed ha ricevuto due attestati di merito per singole poesie nel concorso Isola d’Elba 2022.

La silloge Declinazioni d’amore ha ricevuto il primo premio nella categoria Silloge Inedita del Premio Internazionale Città di Cattolica 2022 ed è stato pubblicato a ottobre 2022 dalle Edizioni Pegasus.

La personalità dell’autore si manifesta nella ricca articolazione del suo sito Internet www.giorgioperuzionarra.it, sul quale sono pubblicati anche racconti inediti.

Domande

Dove e in che modo nasce il personaggio dei tuoi libri?

È strano e buffo. Ero in vacanza con mia moglie in Romagna. La sera, prima di dormire, lei mi chiedeva di raccontarle qualcosa. Ho una buona propensione al racconto e sfrenata fantasia. Inventai storie gialle e, per risolverle, inserii un giovane commissario. Vista la nostra posizione, lo collocai a Forlì e lo volli emiliano, chiamandolo Diomede Gabuzzi. Ogni sera un mistero diverso e ogni sera la sua soluzione.

Queste storie sono diventate i tuoi romanzi?

In verità no. Quei casi appartenevano all’età giovanile del protagonista e rimasero come “appunti mnemonici”. Qualche anno dopo scrissi il primo romanzo che venne contrattualizzato per la pubblicazione. Parlava di calcio femminile, visto come metafora della bellezza che può salvare il mondo. Siccome gli diedi un taglio giallo, inserii Gabuzzi, in trasferta da Bologna a La Spezia, sulle tracce di una gang camorristica, per sbrogliare la matassa. Ma lì il commissario era una sorta di guest star, attore importante e non centrale.

Gabuzzi arriva in libreria. Quando diventerà protagonista?

Nel romanzo successivo. Anche qui c’è lo zampino di mia moglie, che mi suggerì il possibile movente di delitti seriali. Nel mondo che stavo costruendo Diomede Gabuzzi vince un concorso e diventa vicequestore a Firenze, dove si ricongiunge alla fidanzata. Il Questore che lo accoglie è moderno e coraggioso e investe sul giovane, creando la Squadra Scientifica Investigativa e affidandogliela. Il caso si presenta difficile e si risolverà per conseguenze laterali alle indagini avviate.

Questo romanzo, L’ombra del movente, segna l’incontro del vicequestore con un gruppo di collaboratori che saranno la sua squadra anche nelle vicende future. Cosa ci dici di questi comprimari?

Per Gabuzzi sono preziosi: come colleghi, come interpreti creativi delle scelte di intervento, ma anche come amici. Ciascuno di essi ha una personalità spiccata, una forte carica umana, un’individualità che si amalgama con gli altri. Ci sono una giovane commissaria, longilinea e spigolosa, intelligente ed empatica, un ispettore che ha seguito il vicequestore da Bologna e lo affianca con tenacia e affetto. Poi altri si aggiungeranno. E vorrei ricordare un agente vicino alla pensione, confinato alla reception della questura per i suoi trascorsi vivaci e non proprio ortodossi: un simpatico napoletano arguto e quasi impertinente, che finirà per conquistare l’amicizia e la stima dei giovani.

Li ritroveremo nei romanzi seguenti?

C’è continuità, cronologica ed esistenziale, tra le mie storie. Non solo i membri della squadra ritornano a sostenere Gabuzzi, ma altre figure riemergono, magari con ruoli diversi. A esempio un esperto di informatica, che incontriamo come hacker e diverrà consulente della polizia, rivelando una personalità dalle molte sfaccettature.

Il romanzo successivo, Delitti e ricette, è ambientato a Viareggio. Un atto d’amore verso la città dove hai scelto di vivere?

Mi sono innamorato di Viareggio a prima vista. Da che vi abito ho scoperto la sensazione della nostalgia per il luogo dell’anima. Alla fine di ogni viaggio, per quanto divertente e interessante, torno sempre volentieri a cas:, al mare, al vento, al cielo, agli spazi e al profumo di quella che è diventata la mia città.

Delitti e ricette è un vero giallo, il solo tra i miei romanzi nei quali il colpevole viene scoperto soltanto verso la fine. Nel senso che le mie storie, più noir che gialli, sono incentrate sullo sviluppo delle indagini, sulla lotta tra le forze dell’ordine e la malavita, mentre i responsabili dei delitti e dei misfatti sono noti al lettore prima che agli inquirenti.

In questo romanzo Gabuzzi è in trasferta a Viareggio, dove farà nuovi incontri. Uno in particolare che gli cambierà la vita: l’amore che mai prima aveva davvero trovato.

Non solo giallo, misteri, suspense, quindi. Cos’altro troviamo nei tuoi intrecci?

I miei romanzi sono complessi. Intendo dire che tentano di rendere i molti strati della realtà e della vita. Odio le banalizzazioni, l’eccesso di schematismo che spesso viene privilegiato per dare snellezza agli scritti. In ogni romanzo dietro al mistero centrale se ne snoda un altro, o addirittura più d’uno. Lo sfondo delle azioni delittuose richiama aspetti delle criticità che affliggono le derive della società contemporanea. L’attività dei protagonisti non tralascia la loro dimensione esistenziale: affetti, amori, crisi.

Vuoi dire che i tuoi libri fanno emergere temi di attualità, che inducono a riflettere sulla realtà in cui viviamo?

Credo e spero di sì. L’ispirazione del terzo romanzo della serie, Nero come la moda, fu principalmente una grande preoccupazione per le possibili manipolazioni dei comportamenti individuali e collettivi attraverso l’uso fraudolento dei social.

Mi piace, per questo, citare l’esergo con il quale precedo il romanzo: A chi non scambia la velocità dell’informazione per la verità. A chi ancora sceglie di riflettere. Oggi la frenesia sembra tutto travolgere, così che vince chi la spara più grossa e con l’urlo più roboante. C’è bisogno, invece, di recuperare il valore dell’approfondimento. Le fake news si diffondono grazie all’abitudine a fermarsi al primo post, specie se conferma quello che si pensa. Sono meccanismi subdoli e pericolosi, con i quali un’organizzazione che sappia gestire scientificamente false comunicazioni – anche ricorrendo ad autentici reati, quali il furto d’identità, la creazione di falsi profili social, l’amplificazione fittizia dei like – può lucrare vantaggi economici o perfino spostare esiti politici.

La mia fiction è lo scontro tra una misteriosa organizzazione fondata e diretta da un autentico genio e gli inquirenti, guidati da Gabuzzi sul versante investigativo e da un saggio magistrato che sa districarsi tra il diritto astratto e la concretezza degli avvenimenti.

Sullo sfondo del mercato della moda, delitti e manipolazioni sono il teatro di uno scontro immane. Ripristinare la regolarità delle relazioni sociali è più importante della cattura dei colpevoli.

Tutto questo rende il mio romanzo un contributo originale alla coscienza dei lettori.

Vedo che tieni molto a Nero come la moda. Lo presentiamo più diffusamente a lato dell’intervista. È il romanzo che, tra i tuoi, ami di più?

Come credo tutti gli scrittori, ogni romanzo è per me come un figlio. Non faccio preferenze. E l’ultimo è sempre quello che lascia il ricordo più vivido.

Qual è, allora, l’ultimo?

L’ultimo pubblicato si intitola Delitti a opera d’arte. Si dipana nel mondo dell’arte, tra opere che sono la seconda linea dietro i conclamati capolavori. Anche in esso troviamo intenti criminali celati dietro apparenti situazioni legali e morti naturali. La passione per l’arte si è trasformata in un’ossessione che ha valicato i limiti dell’etica. Per Gabuzzi e la sua squadra una nuova prova di abilità investigativa, tra intrighi e percorsi investigativi non sempre ortodossi.

Nella letteratura gialla ci sono già tanti investigatori seriali, alcuni famosi, altri quasi sconosciuti. Cosa distingue il vicequestore Diomede Gabuzzi?

Il personaggio Gabuzzi, come ho riferito, è nato quasi per caso. Scrivendo il primo romanzo della serie ho imparato a conoscerlo. Prima di addentrarmi nella storia non ne avevo preordinato carattere e comportamenti, né, tanto meno, avevo pensato di farne un eroe seriale. Poi siamo cresciuti insieme. Scrivere un romanzo è un’esperienza bellissima e coinvolgente. Ti trovi a scendere in profondità in un mondo che non conoscevi, eppure lievita nella tua fantasia.

Le caratteristiche che rendono unico Gabuzzi?

Intanto è un profiler, dote davvero non diffusa e talora irrisa nelle forze dell’ordine in Italia. Poi ha il coraggio di pensare con la sua testa, di non accontentarsi di risposte troppo semplici. A costo di sopportare dissapori con magistrati che vogliono soluzioni rapide, a trovarsi premuto dalle campagne dei mass media. Gabuzzi è realista. Conosce le risorse su cui può contare, a partire dalla sua squadra e sa che, a volte, bisogna ricorrere ad alleanze spurie.

Nel suo profilo umano l’amicizia è un valore fondamentale, l’amore una perla rara che va colta nella sua essenza non effimera. Conosce l’angoscia, pratica la solidarietà, corre rischi calcolati.

Sa che il dubbio è una virtù dell’intelligenza, ma che nel suo lavoro deve saper assumere decisioni, anche quando scomode.

Lo rivedremo in prossime opere?

Ho ancora molte storie in testa per lui. Dall’ultima non è uscito bene. Gli sarà arduo ripartire. Intanto potrei recuperare gli appunti mnemonici, raccontare del giovane commissario Gabuzzi nelle terre di Romagna ed Emilia. Qualche traccia l’ho già messa in agenda.

Dicci qualcosa del tuo stile.

Per rifarci ai criteri che secondo Alessandro Baricco qualificano la narrativa, alla base di ogni mio romanzo la storia c’è. Il percorso per svolgerla, cioè la trama, fila liscio e coerente pur nell’aura di mistero delle vicende.

Poi viene lo stile narrativo, che è sempre un carattere molto personale.

Non mi sono allineato alla standardizzazione della letteratura di genere. I romanzi gialli sembrano ormai ricalcare le regole delle produzioni audiovisive: blocchi narrativi di data ampiezza che esplodono nel colpo di scena, uno dietro l’altro fino alla fine, con cadenze fisse e con il ritmo quale requisito principale. Al contrario, la forza della narrazione la affido al dipanarsi della storia, quadro dopo quadro, fino a ricomporre il mosaico. Sono attento alla coerenza, curo il disegno degli ambienti, dei personaggi, scavo nella psicologia dei protagonisti, a volte resa anche dai loro gesti, atteggiamenti, abbigliamento. I dialoghi sono serrati, non senza riferire la loro collocazione ambientale e temporale. Le parti d’azione ravvivano la trama, con descrizioni al limite del cinematografico per portare il lettore nel vivo della scena. Per alleggerire non manca l’ironia e qualche divagazione piccante. Erotismo e comicità involontaria attraversano la vita: perché ignorarle in un’opera letteraria?

Per te scrivere è un esercizio vitale. Se non su Gabuzzi, hai altri progetti?

Ci sono due romanzi finiti e inviati a varie case editrici. Uno un giallo con ambiente e personaggi diversi da Firenze e Gabuzzi. L’altro un quasi autobiografico. Vedremo se potrò pubblicarli. So che il mercato editoriale detta leggi lontane dalle mie corde, ma passare il vaglio di un editore è già un riconoscimento della propria opera. Non mi rivolgerei mai a un editore a pagamento, né farei autopubblicazioni.

Ora sto lavorando a un progetto che mi assorbe. Sono assai tormentato dagli effetti della crisi climatica, del disastro ambientale e dei rischi per il futuro dell’umanità. Se ne può uscire? Le decisioni dei grandi della Terra paiono ampiamente insufficienti.

Così sto provando a scrivere un romanzo utopico. Immagino che i giovani sovvertano gli equilibri di potere e promuovano una radicale riconversione dell’economia e delle dinamiche sociali, affrontando l’emergenza ambientale e umana nei suoi vari aspetti. Per sviluppare il progetto sono obbligato a studiare molto. È faticoso e affascinante.

Di solito sono veloce a scrivere, a passare dal pensiero alla sua traduzione in capitoli, a srotolare la storia nella sua trama. Questa volta è più difficile, maneggiando un argomento tanto delicato. Spero di venire a capo di questa sfida.

Di Manuela Montemezzani

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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