Attualità

Il senso del Natale, tra dubbio e speranza

Intervento dello scrittore Fabrizio Uberto

Talvolta, presi dal vortice dei preparativi e delle strenne, rimuoviamo che cosa effettivamente si celebra il 25 dicembre. Sul piano religioso, si tratta di una “Nascita”. La Nascita di un Uomo speciale, che credenti o non credenti, riconosciamo come un grande Leader, a suo modo rivoluzionario. Un Uomo che ha cercato, nell’arco della Sua breve vita, di diffondere un messaggio di altruismo e di compassione, con un occhio di riguardo ai poveri e ai sofferenti. Gesù di Nazareth ha incarnato un desiderio di palingenesi, di cesura rispetto a un mondo, anche allora, afflitto da pregiudizi ed oscurantismo, declinando nel ” Verbo” la vocazione alla Speranza.
Ma se questo è il senso di quell’Avvento e di quel Messaggio, in questi giorni dovremmo sentirci tutti lieti e coglierne soltanto la potenza e l’indiscutibile valore costruttivo. E invece, in molti di noi, accanto all’ebbrezza di giornate trafelate, coesiste una sottile inquietudine, un velo di dubbio e malinconia. Fino a che punto possiamo credere che nell’Uomo contemporaneo sia ancora possibile una ” Nascita”, intesa questa volta nell’accezione laica di ” Rinascita”? Troppe volte ci siamo illusi su prospettive di rigenerazione spirituale ed esistenziale, troppe volte siamo stati smentiti. Ma nondimeno, se siamo spiriti combattivi, continuiamo a ondeggiare tra disincanto e speranza , tra i chiaroscuri dell’anima, sospesa tra desiderio e realtà.
E così, pur tra stanchezze e perplessità, alla fin fine il 25 dicembre rinnoviamo una Promessa di rigenerazione, che si nutre di nuovi traguardi e di spinte verso l’auto- miglioramento.
Ma che dire invece sul piano collettivo? Su questo versante diventa complicato continuare a sperare. Guerre ( talvolta fratricide) e la violenza dell’uomo sull’uomo pare non conoscano tregua e mai come in questo momento sembrano avvolgerci in una spirale di insensatezza, in un “Vicolo cieco” che potrebbe rivelarsi fatale.
Un Pensiero Unico si affida solo alla logica delle armi, degli ultimatum e delle tifoserie acritiche. Un’ Europa sempre più prona ai diktat d’Oltre- Oceano, appare afasica, passiva, incapace di un vero salto di qualità, che bypassi il recinto del muro contro muro, attraverso una necessaria capacità negoziale.
Perché questa dovrebbe essere la vera Mission di questa Europa, culla del Pensiero Moderno, dei Pascal, dei Voltaire e dei Montaigne: fare Politica nel senso pieno e più alto, spendendosi nel tentativo di mediare e di “inventare” sbocchi e soluzioni rispetto alla cecità dei furori ideologici cui stiamo assistendo.
Forse, per questo ” salto di qualità” ci vorrebbero degli “Outsider”, dei Leader profondamente intelligenti e innovatori che spariglino le carte dell’immobilità e del conformismo.
Chissà, forse ci vorrebbero dei nuovi “Gesù di Nazareth” e non soltanto il 25 dicembre.
Fabrizio Uberto.

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