Alla scoperta delle meraviglie d' Italia

La Lombardia rupestre un’escursione tra il sacro e la leggenda

Saviore dell’Adamello e Cevo sono due destinazioni non conosciute da molti e, proprio per questo fascino, scoperto in un’escursione, trasmetto quello che “mi è arrivato”. Sì, perché, come dovremmo imparare, essendo nella maggior parte, sia come individui sia come aziende, appassionati del settore turistico, esso ha trasformato i propri obiettivi, facendo in modo che la meta diventi un luogo non solo fisico, ma anche dell’anima. Qui nasce il concetto di “turismo esperienziale”: esso, infatti, non è solo una camminata, una degustazione o un ascolto di guida turistica. È tutto questo e molto di più. Credo che la bellezza di questi territori non sia facile da narrare: si possa giusto assaporare, con un pizzico di aneddoti, che motivino l’escursionista a recarvisi. I paesi della Valsaviore, come anche quelli della Val Camonica, sono realtà che ben si sposano con l’altro concetto attuale di Slow Tourism, ovvero il godersi la scoperta di nuovi elementi naturali e artigianali, a piedi o in bicicletta. Siamo inglobati da una società, in cui vince colui che “corre”, ma fermarsi ad osservare, comprendere ed emozionarsi non significa essere sconfitti e cuore e mente ringraziano.

Quando si giunge a Saviore, ognuno si stupisce del tempo che, tra fontane, lavatoi ed antichi attrezzi di uso, sia personale sia pubblico, appare fermo da secoli. Domenica scorsa, molta gente, di qualsiasi età, era in centro, rallegrata, dalla parata degli alpini. Una mondanità che ricorda il ruolo cruciale, svolto da questi volontari, e le difficoltà, che ne derivavano. Ragazzi, alcuni da poco maggiorenni, nelle guerre, hanno offerto il loro nobile contributo, di cui abbiamo avuto testimonianza, attraverso più oggetti nel Museo della Resistenza Partigiana di Cevo, visitato nel pomeriggio.

La popolazione di entrambi i luoghi non sfiora i mille abitanti, anzi il secondo paese nemmeno i cinquecento. Molte sono le case di villeggiatura e non mancano ampi parchi, che invitano a sostare per svagarsi con gli amici. Osservare un gruppo di giovani, che gioca a carte, su panchine, uscite da tronchi di legno, sembra quasi scontato, ma ci ha fatto sorridere e ricordare quando ci si divertiva con poco. A proposito di quella fascia di età, un’elevata, in relazione ai residenti, quantità di ragazzi, in cerca di professione e di una stabilità, si sono trasferiti altrove: anche per gli studi, la città più vicina è il capoluogo di provincia, Brescia; è vero anche che molti sono ritornati, poiché legati al paese di provincia.

Tra i partecipanti all’escursione, un gruppo di persone ha incontrato i nipoti e pronipoti dei loro antenati: persone che, prima di abitare in provincia di Pavia, avevano conosciuto la vita agricola della montagna, più faticosa di quella in pianura. Essi praticavano la pastorizia e hanno conosciuto un’esistenza più agiata, nella seconda metà del Novecento. In particolare, al Nord, la società ha subito un vero e proprio progresso industriale e, di conseguenza, molti contadini provarono a conseguire un’istruzione superiore, recandosi nelle città, con l’auspicio di poter condurre una vita migliore e godendosi quella gioventù mancata, sia perché arruolati nell’esercito sia per la grande povertà, che ha colpito i primi decenni, del secolo scorso.

Non si nega una nostalgia nel visitare e ascoltare le storie di questi luoghi. Una nostalgia, però, istruttiva, che ci suggerisca di apprezzare quello che abbiamo. Un aiuto ci viene fornito dagli scatti e oggetti esposti nel Museo della Resistenza, affascinante percorso, con il quale si è iniziata la seconda parte dell’escursione, riflettendo su quanto è stato. Questo è il compito di ogni edificio didattico, però le narrazioni sono state assimilate con più attenzione, poiché, essendo più concentrati tra quei confini, sembrava di percepire più da vicino sia le avventure sia le disavventure della popolazione camuna.

Una visita a quel museo è d’obbligo, poiché la Storia, anche se molti sembrano non comprenderlo, è una delle materie più rilevanti nel percorso formativo di uno studente: oggi è ieri ed è domani. Tutto è causa e conseguenza. Il luogo è stato allestito in modo coinvolgente, come coinvolgente è stata la guida, Daniela, che ci ha accompagnato sia al mattino sia al pomeriggio, tra delucidazioni oggettive e soggettive, essendo lei abitante di questi borghi e avendoli visti evolversi, tra un secolo e l’altro.

L’edificio non è da considerare “riduttivo” solamente perché il Comune che lo ospita conta pochi abitanti: abbiamo avuto modo di conoscere la Preside della scuola secondaria di primo grado locale e ci ha confermato quanti progetti siano stati svolti e siano in preparazione, con gli adolescenti, soprattutto, in merito al tema della discriminazione. Mi ha colpito l’elenco disegnato di tutte le razze che, secondo Adolf Hitler, erano “inferiori” e tra queste, oggi deve farci riflettere, gli omosessuali. Fino al 1990, e questo è aberrante, essi erano considerati gravi malati psichiatrici e, quando il Fuhrer era al potere, essi avrebbero consumato la purezza della razza ariana. Il grave problema è che, oggi, lo sguardo di molti su di loro è allusivo di critiche infondate ed essi rappresentano oggetto di violenza, sia verbale sia fisica. Un altro argomento che andrebbe approfondito è quello della discriminazione tra femmine e maschi. Il Nazismo non considerava, in modo esplicito, le donne di secondaria importanza; nella quotidianità come ai vertici della politica, però,  la loro opinione non assumeva un ruolo di cruciale importanza. Oggi, anche di questo, se ne avrebbe da discutere. I docenti del paese sono motivati a insegnare i valori alle nuove generazioni.

Un’altra iniziativa del paesino è la cosiddetta “Residenza di artista”. Quest’espressione l’ho conosciuta a Pavia, quando ho frequentato la scuola civica d’arte, Ar. Vi Ma., in via Nazario Sauro. Essa, infatti, durante l’estate, quando le lezioni sono concluse, diventa uno spazio, offerto al giovane talento, che, ogni anno, vince un concorso a livello nazionale e soggiorna, gratuitamente, in città, avendo a disposizione l’intero edificio e altri luoghi esterni, con l’obiettivo di produrre, secondo la tecnica di cui è competente, un suo operato. Uno di questi giovani, a Cevo, ha modificato la facciata della vecchia scuola, allora definita “elementare”, con colombe, simbolo di pace e volti. Essa fu oggetto di un devastante incendio, nel quale morirono alcune persone, tra cui una giovane maestra, che era già entrata nel cuore dei suoi piccoli alunni.

Non dimentichiamo che questi erano i luoghi amati da Papa Giovanni Paolo II, tra i monti dell’Adamello, sui quali amava dedicarsi a escursioni, per ritrovare una quiete, che, lungo il suo pontificato, ha molto auspicato.

Sabato, 16 luglio 1988, il Papa ha celebrato una Messa anche nel borgo di Bienno, visitato la scorsa primavera e anch’esso ricco di sfaccettature, con la differenza di essere più popolato.

Dieci anni più tardi, nel 1998, Enrico Job progettò e fece installare una croce, definita La Croce di Cristo Redentore, con Gesù, in una posizione insolita, che nessuno si immagina, come omaggio al Papa, che avrebbe celebrato la Santa Messa, nello stadio di Brescia, rinnalzata nel 2005, a Cevo, nel Dosso dell’Androla.

Lo scultore  ne commentò il significato:

“Questa evocazione del curvarsi dall’amante sull’amato che non avrebbe nulla di meritevole di amore se l’amante non ve lo trovasse attingendolo dall’interno del suo cuore”.

“Il monumento doveva diventare qualcosa di altrettanto significante ma senza più lo stadio, senza più alcun evento che lo giustificasse, ma con un tessuto, con una rete, un intreccio di mille e mille anni: le sculture di due tessuti di tempo, piene di strappi e lacerazioni, come sappiamo essere stati i due millenni appena trascorsi sotto l’ala della Croce”.

Il monumento crollò, insieme a un giovane, che non riuscì a scappare, con i primi avvertimenti di coloro che avevano sentito qualche scossa. Era il 2014.

Un ragazzo aveva lasciato questa Terra, recandosi a pregare. Gli errori commessi sono stati condannati, ma non vi è sanzione che riporti il giovane Marco fra i suoi cari, in questa dimensione terrena.

Leggende, personaggi bislacchi, qualche barzelletta e qualche consiglio. Ogni luogo ha una suo scrigno di pietre, che possono affascinare solo coloro che sono disposti ad ascoltare, con la curiosità, tipica dei bambini.

Segue qualche fotografia, già commentata dagli abitanti dei luoghi, sui gruppi Facebook locali: ebbene, anche in questi paeselli, i canali social funzionano e le persone si sono stupite di aver ricevuto un gruppo di turisti. Alcuni, come accennato, non sono più residenti e hanno dedicato commenti sui loro ricordi, in determinati angoli del paese, in particolare nel lavatoio più ampio, a Saviore, reso più carino dagli addobbi “patriottici”, in attesa dei “suoi” amici, che marciavano a ritmo di fanfara.

 

 

 

 

 

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