Attualità

Il Natale al tempo del Covid

Inevitabilmente la domanda che tutti in questo periodo così difficile da affrontare ci stiamo facendo nel profondo della nostra anima è questa: “Come sarà il Natale che si avvicina? Che ne sarà della nostra più importante festività per la prima volta a rischio a causa della terribile pandemia che ha colpito il Mondo intero?”. Proviamo a fingere di descrivere l’assurdo di una situazione che ci travolge e al tempo stesso ci obbliga a riflettere sui veri valori della vita. Già ci sono tante idee sul tavolo, regole per affrontare (senza far affondare) lo shopping, il cenone, i parenti e, per certo, i prossimi Dpcm affronteranno il difficoltoso tema con l’ipotesi molto attendibile che si attenuino al massimo possibile le disposizioni in merito. Come quella, ad esempio, per ridurre il coprifuoco. Al virus, poi, torneremo eventualmente a pensare dal 7 gennaio ma intanto occorre trovare delle risposte dentro e fuori di noi.Ministri, sanitari ed esperti ripetono all’inverosimile il mantra del “Natale responsabile e rigoroso” e il ruolo fondamentale dei dati dell’epidemia nelle prossime settimane per le decisioni politiche. Ma l’importanza della condivisione familiare in un Paese come l’Italia e il peso degli interessi economici e commerciali in giorni così altamente propizi al consumo come quelli a cavallo del 25 dicembre potrebbero spingere a qualche allentamento, sempre se i numeri accostati ai picchi del Coronavirus saranno incoraggianti.
Lo shopping per gli acquisti di Natale sarà sicuramente contingentato come sta già avvenendo specialmente in alcune grandi città e nel weekend, anche nelle zone gialle a rischio moderato.Per il classico e tradizionale cenone in casa ci saranno raccomandazioni e non divieti virtualmente inapplicabili: plausibile che non si possa essere più di sei a tavola, quindi solo conviventi e parenti stretti. Quanto agli spostamenti,
interdetti nelle zone rosse e limitati in quelle arancioni, anche tra regioni sarà sempre consentito il ritorno alla residenza o al proprio domicilio, ma non si prevede un esodo dal nord al sud paragonabile a quello di marzo scorso prima del lockdown Italia. Infine il coprifuoco fissato alle 22 in tutta Italia, che potrebbe essere spostato alle 23 o a mezzanotte la sera del 24 dicembre e magari un po’ più in avanti a Capodanno per poter brindare in compagnia anche alla prospettiva di un vaccino che nel 2021 ci liberi dall’incubo.
La speranza dei presidenti di Regione è quella di vedere il territorio che governano di nuovo promosso da rosso ad arancione o da arancione a giallo al fine di dover adottare misure meno stringenti per Natale.
Uno degli spauracchi è e rimane l’Rt, l’indice di contagiosità, che va riportato al livello più rassicurante inferiore a 1 come ha più volte ricordato il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli. In ogni caso Natale e Capodanno non potranno essere un liberi tutti o ci ritroveremo a fare i conti con la terza ondata. Restano comunque sempre numerose le voci che invocano un lockdown proprio nelle feste di Natale, invece di un allentamento. “E Babbo Natale arriverà anche col Covid?” È la domanda, che si pongono i più piccoli. Sembra banale e scontata, ma non lo è affatto. Anzi. Ci fa capire quanto sia presente anche nei bambini una sorta di preoccupazione costante che addirittura mette in forse l’arrivo tanto atteso e la magia e l’incanto tra i più belli che si tramanda nel tempo! Rassicuriamoli dunque su questo punto: Babbo Natale arriverà con la sua slitta come ogni anno. Puntuale e preciso come ogni notte del 24 Dicembre. Sicuramente starà attento anche lui, e si igienizzera’ le mani prima di entrare in ogni casa e avrà anche la mascherina. E’ corretto e leale sapersi adattare al momento storico e raccontare loro che anche Babbo Natale è stato avvisato del Covid dai suoi aiutanti folletti nel suo villaggio. Non occorre mentire per proteggere i pargoli, ma crediamo sia più utile e importante spiegare il giusto per crescere protetti. Insomma non sarà semplice prendere coscienza di una nuova realtà da nessuno prevista. Una cosa credo che salta agli occhi in maniera evidente : l’ennesimo segno di decadenza dell’uomo occidentale. Comprare il nuovo iphone, la borsetta più trendy, la playstation e la bottiglia costosa? O anche solamente la classica sciarpa e l’orribile quanto inevitabile pigiama di flanella? Non possono e non devono essere questi i crucci fondamentali. ll dibattito nazionale sembra infatti avvitarsi solo su se e come si potrà festeggiare Natale e le feste limitrofe. E la politica – che come al solito segue i trending topic popolari e ne liscia il pelo – si è prontamente sintonizzata sulla lunghezza d’onda, cercando di mandare messaggi tranquillizzanti per sintonizzarsi con l’immancabile divisione fra i rigoristi delle chiusure e i permissivisti delle riaperture. Un dibattito, questo, sia nel paese che nei palazzi, che stride in modo spiazzante con la cronaca quotidiana proveniente dalle trincee. C’è un evidente e disturbante sfasamento con la sconfortante messe giornaliera di morti, contagiati, ricoveri e terapie intensive. C’è un disallineamento sensoriale con le immagini dei letti improvvisati montati nelle chiese, dei pazienti attaccati alle bombole di ossigeno nelle proprie auto ferme in fila nei parcheggi degli ospedali. Insomma, si sorbiscono conversazioni da salotto completamente fuori sincrono con la realtà, che tradiscono un’inconscia quanto irrefrenabile voglia di negazione di quello che succede là fuori. Un istinto ancestrale, che porta a rifugiarsi e ancorarsi al piccolo e rassicurante mondo antico dei riti consumistici natalizi. Inquietante segno di un paese che preferisce rincorrere le frivolezze anzichè prendere atto del nuovo mondo che sarà. Perché in fondo quello che viene rimosso (o non è ancora ben chiaro nella nostra coscienza collettiva) è quanto l’avvento inaspettato del Covid sia il classico cigno nero, un evento periodizzante da cui non si può più tornare indietro. Che il Natale abbia il potere di esorcizzarlo. Le parole del Santo Padre ci giungano in soccorso : “Natale non è fatto per comprare ma per dare agli altri”. I tre “atteggiamenti” raccomandati da Papa Francesco sono mutuati da san Paolo, che “ci invita a preparare la venuta del Signore” con “la gioia costante, la preghiera perseverante e il continuo rendimento di grazie”.

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